domenica 24 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

REGIONALI EMILIA / Candidature, quando il Pd dà il cattivo esempio

di Piero Di Antonio

— Ottobre è dietro l’angolo, più vicino di quanto possa sembrare. A ottobre la Regione Emilia Romagna, il grande oggetto del desiderio sempre represso della Destra italiana, andrà al voto per indicare un nuovo presidente dopo l’elezione di Stefano Bonaccini al Parlamento Europeo. E’ già cominciata la fase di sponsorizzazione, soprattutto nel partito Democratico, dei vari candidati alla carica. E in  questa prima fase si distinguono le indicazioni ospitate dal sito Cantiere Bologna, nato da una brillante idea del giornalista Antonio Ramenghi e molto addentro alle vicende politiche della sinistra bolognese ed emiliana.

Qualche giorno fa, Cantiere Bologna ha pubblicato un articolo in cui si indicava come possibile candidata alla successione di Bonaccini, Irene Priolo, attuale vicepresidente della Regione, arrivata in viale Aldo Moro nemmeno due anni fa – scrive la giornalista Barbara Beghelli – ma che avrebbe tutta l’esperienza e le competenze per essere la candidata del centrosinistra alle prossime regionali”. L”articolo è stato pubblicato anche sul nostro sito.

REGIONE EMILIA / A ottobre si voterà: si fa largo Irene Priolo

Un endorsement forse ispirato dal partito, o dalla stessa Priolo, oppure disinteressato riconoscimento delle capacità della vicepresidente, a detta di molti una politica decisa e molto capace. La decisione comunque non spetta a noi e non è questo che interessa. Balza agli occhi un handicap, un macigno politico che molti fingono di non vedere e di cui nessuno parla. Irene Priolo è anche la moglie del deputato Andrea De Maria, ex sindaco di Marzabotto, parlamentare dem da varie legislature. Un esponente importante della sinistra bolognese, un bonacciniano.

Il macigno che viene rimproverato a Giorgia Meloni – che piazza al governo il cognato Lollo e alla guida del partito la sorella – ha la stessa pesantezza di un’eventuale candidatura della Priolo, non perché non in grado di raccogliere la successione a Bonaccini, ma per quella maledetta questione che va sotto il nome di opportunità. Il marito parlamentare, la moglie candidata e probabile presidente di Regione: non  è questa l’essenza del familismo?

Scusate, ma la sinistra, non c’è bisogno di ricordarlo, non può permettersi simili cadute, altrimenti che differenza può reclamare ad alta voce con la Destra dei parenti e degli amici?

A conferma dell’esistenza di una parte molto importante del centrosinistra che tira acqua alla corrente bolognese del Pd, ecco un altro articolo, sempre su Cantiere Bologna, in cui tale Aldo Bacchiocchi, già dirigente politico, si lascia andare a una considerazione che sembra quasi un ultimatum a tutto l’elettorato di csx emiliano: il rinnovamento – scrive – parta da Bologna.

E via con un altro nome da gettare sulla bilancia delle candidature: “Alla guida del Pd bolognese in questi anni difficili – ci informa lo sponsor-già-dirigente-politico – si è affermata, con intelligenza politica, la figura della segretaria provinciale Federica Mazzoni, che ha dimostrato sul campo di saper costruire livelli non marginali e non burocratici di unità politica. Per il livello regionale più alto si potrebbe a mio parere avanzare il suo nome per realizzare anche in regione quel rinnovamento del partito iniziato da Elly Schlein”.

Federica Mazzoni sarà bravissima, ma è come dire a Modena, Reggio Emilia, Ferrara, Rimini, Piacenza, Ravenna, Parma, Forlì-Cesena: “Lasciate ogni speranza di poter incidere sul futuro della Regione”. Chi siederà in Viale Aldo Moro sarà o dovrà essere per volontà divina un bolognese. Più che una candidatura, un’incoronazione. Gli altri, i talenti periferici devono rassegnarsi.

Che ruolo assegnare, allora, agli altri capaci amministratori locali della sinistra? bisogna forse considerarli e usarli soltanto come portatori di voti o come coloro che porgono la borraccia a chi deve scalare la Regione? C’è, ad esempio, quel giovane sindaco di Ravenna, Michele De Pasquale, di cui si dice un gran bene, che viene nominato solo di traverso. La sua personalità è fastidiosa perché non deve oscurare la marcia verso la designazione dei cosiddetti “bolognesi”.

Diciamoci la verità: non sono i nomi che vengono pubblicizzati a dover preoccupare i progressisti chiamati alla difficile prova elettorale di ottobre. E’ il metodo del tengo famiglia che li offende. Finché dura…

 

 

 

 

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