Donald Trump e i suoi fedelissimi hanno offerto al Madison Squadre Garden di New York uno spaccato eloquente della nuova Destra americana. Per meglio dire, è una Destra che, quando non organizzava raduni e sfilate del Ku Klux Klan oppure faceva esplodere bombe contro i palazzi del governo, vagabondava nel sottobosco della rappresentanza politica. Oggi con Trump è assisa ai livelli più alti delle istituzioni, addirittura in corsa di nuovo per la Casa Bianca.
Potremmo iniziare con il momento più basso del comizio della campagna di Trump di ieri sera al Madison Square Garden. – scrive The Atlantic – lo ha offerto Tony Hinchcliffe, un podcaster che fa parte della cerchia di Joe Rogan e che è stato il primo oratore della serata.
“Anche questi latinos amano fare bambini. Sappiatelo. Lo fanno. Lo fanno. Non si tirano indietro. Non lo fanno. Vengono dentro”, ha scherzato. “Proprio come hanno fatto con il nostro Paese”. Un minuto dopo: “Non so se lo sapete, ma in questo momento c’è letteralmente un’isola galleggiante di rifiuti in mezzo all’oceano. Sì, credo si chiami Porto Rico”. Ci sono voluti altri minuti prima che arrivasse alla battuta sui neri che amano i cocomeri. Roba nuova e tagliente per uno spettacolo di menestrelli del 1874.
Gli altri oratori sono stati solo leggermente migliori. Un amico d’infanzia di Donald Trump ha definito la vicepresidente Kamala Harris “l’anti-Cristo” e “il diavolo”. Il conduttore radiofonico Sid Rosenberg ha definito suo marito, Doug Emhoff, “un ebreo di merda”. Tucker Carlson ha parlato di Harris come della “prima ex procuratrice della California, samoana-malese, con un basso quoziente intellettivo, ad essere eletta presidente”. Stephen Miller ha fatto il pieno di sangue e terra, dichiarando: “L’America è per gli americani e solo per gli americani”. (Nel 1939, un raduno nazista al vecchio Madison Square Garden promise di “restituire l’America ai veri americani”).
Melania Trump ha tenuto un raro discorso pubblico di presentazione del marito che l’ha introdotto come il “vostro prossimo Commander in chief”. Trump è salito sul palco ed è andato incontro alla donna. La moglie si è avvicinata per dargli un bacio sulla bocca, ma lui ha spostato il viso e l’ha baciata sulle guance. Altri due baci Trump ha dato sempre sulle guance alla moglie. Alla convention Repubblicana la scena era stata simile, ma allora era stata Melania a porgergli le guance mentre lui voleva baciarla sulle labbra.
Dall’ex sindaco di New York Rudy Giuliani al wrestler Hulk Hogan, passando per Elon Musk e Tucker Carlson. È stato “uno spaccato icastico” della nuova destra Usa – scrive ancora la rivista di Boston – quella che domenica scorsa è salita sul palco del Madison Square Garden con i quasi 20.000 berretti rossi sugli spalti accorsi nel cuore di Manhattan per ascoltare discorsi di rivalsa contro l’élite liberale “corrotta”. Strali che piuttosto di voler allargare il consenso, sembrano avere lo scopo preciso di rimarcare i confini ideologici sempre più netti tra le due Americhe.
Alcuni oratori, come il comico Tony Hinchcliffe, sono andati un po’ oltre. Sostenendo ad esempio che gli ispanoamericani “amano fare bambini” e che Porto Rico è una “isola galleggiante di spazzatura”. Immediata e comprensibile l’indignazione tra gli esponenti della comunità (storicamente filo-democratica) portoricana. “Questo è quello che pensano di noi”, ha commentato su Instagram la popstar Ricky Martin, nato nella capitale portoricana San Juan 52 anni fa.
Trump ha preso la parola solo dopo una lunga serie di interventi e, come previsto, si è concentrato su quello che è ormai diventato il suo cavallo di battaglia: l’immigrazione. Toni durissimi i suoi, simili a quelli impiegati nella campagna 2016 con la promessa di “costruire il Muro” al confine con il Messico.
Stavolta l’ex presidente ha promesso di dare il via alla “più grande deportazione della storia americana” sin dal primo giorno di mandato, descrivendo i migranti come “criminali assetati di sangue” che minacciano la sicurezza delle comunità locali. Introdotto dalla moglie Melania tra gli applausi scroscianti del pubblico MAGA, il candidato GOP ha inoltre promesso di debellare le città santuario (ossia gli enti locali che tutelano i migranti clandestini dall’espulsione o dalla persecuzione) e di ricorrere a un’antica legge del 1798 sugli “stranieri nemici” per facilitare le deportazioni di immigrati con precedenti penali.
Ironia della sorte, qualche ora prima del suo discorso il Washington Post ha scoperto che il principale finanziatore della sua campagna elettorale, il miliardario Elon Musk, avrebbe iniziato a lavorare in America proprio da clandestino proveniente dal Sudafrica razzista del tempo.
Inevitabile quindi l’attacco frontale alla rivale democratica, la vicepresidente Kamala Harris: Trump l’ha definita una persona di “basso quoziente intellettivo” e accusata di aver distrutto tutto ciò che l’amministrazione Biden avrebbe dovuto proteggere. L’ex presentatore di Fox News Tucker Carlson – estremista della Fox Tv multato per le false notizie che propalava dai teleschermi della tv di Murdoch – gli ha fatto eco, accusando Harris di essere “la prima ex procuratrice della California di origini samoane-malesi con Quoziente d’Intelligenza basso”.
Ad Elon Musk è stato invece affidato il compito di illustrare il perno della teoria economica MAGA: ridurre il bilancio federale di almeno 2.000 miliardi di dollari. Una cifra ambiziosa, che peraltro è meno di un terzo del debito pubblico creato dall’amministrazione Trump nel quadriennio 2016-2020 (circa 23,500 per ogni cittadino americano, secondo le stime di ProPublica). E che molti analisti giudicano poco realistica alla luce della complessa macchina burocratica federale e delle spese già programmate per la difesa.
Ma lo spaccato di un’America sempre più inquieta è anche quello fuori dall’arena. Alcuni gruppi si sono radunati per protestare contro la presunta deriva autoritaria del leader repubblicano, ricordando come lo stesso Madison Square Garden sia stato teatro, decenni fa, di un raduno filo-nazista alla vigilia della Seconda guerra mondiale. Paragoni storici che alcuni critici utilizzano per dipingere Trump come una sorta di Hitler in erba. Trump – che pure a porte chiuse avrebbe ammesso in passato di aver bisogno “del tipo di generali che aveva” il Führer – liquida i paragoni come “sciocchezze liberal”.