di Piero Di Antonio
— Ma chi l’ha detto che Elly Schlein è carente nei contenuti? La bella sorpresa, in una deliziosa serata settembrina, è arrivata alla pattuglia degli eternamente scettici e dubbiosi – dalla neosegretaria del Pd, a Pontelagoscuro, luogo simbolo della speranza di riscossa elettorale.
L’ultimo avamposto della classe operaia non ha ancora elaborato il lutto della sconfitta alle Comunali del 2019
Tra volontari, dibattiti, l’eterna cucina dei pinzini, amici che si ritrovano dopo varie debacle, affiora la verità ancora conficcata nell’animo progressista di chi non si rassegna alla Destra-Destra. Inutile nasconderlo, Ferrara non ha ancora elaborato il lutto di quel 2019, dello smacco subìto da Lega e affini. Più tardi la segreteria li rincuorerà tutti: “Ferrara, grazie a voi, stavolta ce la farà a vincere”.
Scandiscono gli oratori della Festa del Pd che qui c’è un avamposto, forse l’ultimo, della classe operaia, legata al vicino Petrolchimico, croce e delizia di parecchie città. Classe operaia – se è permessa una tale classificazione retrò – che di questi tempi vuol dire nuove difficoltà accatastate sulle vecchie, incertezze su incertezze, futuro grigio tendente al nero, tanti bocconi amari da ingoiare nell’assistere alla tracimazione della Destra in ogni dove, speranze in passato mal riposte ma che ieri, ieri sera, oggi e forse domani potrebbero caricare la molla della rivincita.
Il centrodestra a trazione leghista senza problemi apparenti: Alan Fabbri era, Alan Fabbri sarà
Lì a destra problemi non ci sono. Meglio, ci sono, spesso sulle punte acuminate di coltelli, ma vengono ben coperti dagli interessi di cui ciascun gruppo, lobby o consorteria si fa portatore. Lì – alla corte di Alan Fabbri e Nicola Lodi detto Naomo, il rasoio prestato alla politica militante – nessun venticello di novità. Alan era e Alan sarà.
E qui, nella piazza di Pontelagoscuro che mai ha conosciuto una folla di mille persone ad ascoltare l’ultima arrivata – Elly, come la chiamano ammiratori sorprendentemente più giovani rispetto alle stanche platee della sinistra fin de siecle – arriva a una certa ora da Ravenna dove alla festa nazionale della ditta, ha dibattuto con Andrea Orlando, correntista del Pd, area “so tante cose ma le esprimo male”, e con la galiziana Yolanda Diaz, vicepremier con Sanchez, punta di diamante della sinistra spagnola e per dodici anni dirigente di Esquerda Unida, che vuol dire sinistra-sinistra, che al momento opportuno e decisivo., ossia al voto, ha saputo far fruttare i suoi sforzi e la caparbietà di donna che non si sente mai messa in un posto per caso.
Effetto Spagna, la riforma del lavoro di Yolanda Diaz piace ai dem
Dicono di lei che sia parecchio brava, non brava perché “una donna ci vuole sempre”.
Se è ministra e vicepremier fa la ministra e la vicepremier. Non chiacchiere e distintivo o passerelle. La signora è riuscita a portare avanti e a far approvare – con la stretta di mano degli imprenditori in genere avari di smancerie perché soliti ad andare al sodo – una riforma del lavoro che ha fatto mirabilie. Dalle nostre parti ce la possiamo solo sognare, visto che siamo ancora alle firme per un salario minimo legale.
Ecco, carica e sorridente, apparire la segretaria di una certa sinistra che stavolta tutti vedono arrivare. Molti si mettono di buzzo buono a seguire parola per parola, concetto su concetto, che cosa verrà a dire alla piazza, il campo dove si gioca la partita del Comune ma anche del suo futuro al Nazareno. Alcuni son venuti a pesare i contenuti e ad acciuffare eventuali svolazzi retorici.
“L’Emilia mi ha adottato, grazie”
In panchina scalpitano coloro che la considerano una parvenu, che sanno sempre cosa fare al posto di questa donna un po’ svizzera, un po’ american-obamiana, ma sinceramente emiliana “la terra che mi ha adottato” si lascia scappare nel momento che prima o poi arriva sempre, l’inevitabile mozione degli affetti.
La contraerea di Destra forse ha capito ciò che pochi, nel partito e nei giornali, hanno afferrato: la freschezza di questa donna tenace è un pericolo per i cacicchi. Che parola! Cacicchi. Ci costringe a cercare il reale significato. Ebbene casca alla perfezione sulla politica italiana: detentori o accaparratori del potere.
Le hanno perfino organizzato contro una corrente interna, Energia Popolare, guidata dal suo avversario alle primarie, quel Bonaccini citato fin troppe volte e con troppa enfasi. Forse non sa o lo ha rimosso cosa l’aspetta all’indomani delle Europee, tra 9 mesi.
Sentiamola allora questa radicale, troppo a sinistra per i benpensanti e per i riformisti che non riformano mai. Le parole della Schlein mentre parla a braccio suonano nuove, restauratrici con tecniche nuove di un modello che la corsa alle privatizzazioni e al mercato ha lasciato indietro, riuscendo ad acuire danni e ingiustizie, arretramento sociale e disorientamento.
“La Destra vuol distruggere la sanità pubblica”
Parla di sanità pubblica e dell’autostrada che questo governo sta costruendo per quella privata, silente e soddisfatta nel prevedere il disastro prossimo venturo. Altro che eroi durante la pandemia. Scordiamoci il passato, miliardi in meno per l’assistenza pubblica e in automatico miliardi in più per quella privata. Alla faccia dell’universalità e della giustizia. Con i soldi dei contribuenti stiamo delimitando il perimetro di un enorme, naturale e remunerativo recinto di affari sulla salute pubblica.
Da lassù, i Ceo (oggi si chiamano in questo modo) delle assicurazioni brindano assieme ai lobbisti che hanno preparato il terreno per la nostra salute a caro prezzo. La Schlein ci va dritta e si rivolge ai compagni, agli amici, ai volontari della Festa e della sua estate militante: “Avete mai sentito parlare in questi mesi il ministro della Salute? Vogliono cancellare la sanità pubblica”. Applausi.
“Lavoro, case popolari e difesa della Costituzione antifascista”
E poi il lavoro, con quella raccolta di firme sul salario minimo legale che sta regalando una fievole speranza a chi si arrabatta e si affanna a orientarsi nella selva di contratti civetta, dove l’hanno portato il Jobs Act che, appena sette anni fa, un segretario sedicente rottamatore ha fatto approvare pensando di essere l’Obama di noantri, ritrovandosi rottamato, senatore pellegrino alla Mecca dei Soldi, pedippiù innamorato del Centro, il luogo dove tutti gli opportunisti si sentono a proprio agio.
Un fiume in piena, la Schlein. Non una pausa, frasi e concetti a getto continuo come non se ne sentivano da tempo. La casa su cui pendono affitti insopportabili, creatori di una nuova poverta e di un nuovo muro per gli studenti che decidono di frequentare un’università decente per una laurea decente. La segretaria del Pd rispolvera il bisogno di nuove case popolari, nel tempo in cui vengono sbandierate e pubblicizzate suite a quattro-cinque stelle spacciate per residenze universitarie.
“Nessun aiuto dal governo agli alluvionati. La Destra vuole la Regione”
Sanità, lavoro, la Costituzione antifascista, parola mai pronunciata da questa maggioranza e poi i diritti che, una volta compressi e limitati, vanno sempre ad alimentare l’esclusione. E’ la riscoperta della comunità – il collante sociale che ha fatto grande e ammirata nel mondo l’Emilia Romagna – la filosofia anti-crisi e anti-Destra.
E che dire dell’alluvione? Il mancato trasferimento dei fondi risponde, a suo dire, a una precisa strategia: conquistare una regione simbolo. Ma ora bisogna guardare al prossimo giugno con le elezioni europee, dove ciascuna lista o movimento correrà in solitaria. E’ in mare aperto che la Schlein – che a Ferrara ha dimostrato grinta, freschezza ed entusiasmo, oltre a idee chiare e ben espresse – dovrà far approdare la sua comunità in un porto sicuro. Dovrà prestare molta attenzione, però, ci sono anche i pirati a solcare il mare.
Foto da estense.com
C’ero a Pontelagoscuro, ha fatto un ottimo intervento, i suoi denigratori utilizzano argomenti poco convincenti, dall’aspetto fisico (che oltretutto non é nemmeno male), ai suoi orientamenti sessuali (appunto sonon suoi …), all’ipotetico integralismo, che tradotto: non sopportano che metta gli interessi delle persone davanti a quelli dei … politici. Schlein ha 38 anni, sicuramente deve acquisire esperienza, forse un po’ di malizia, ma ha tutte le carte in regola per riportare il PD, la dove deve stare, in mezzo alla gente, nei posti di lavoro. Al governo … non in tutti i governi, basta esserci, ma al governo, dooo aver concordato un programma e vinto le elezioni. Sarà dura, ma qualcosa si comincia a vedere ….