sabato 23 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

La parola dei progressisti per il 2024: Felicità

Viviamo in una società che è stata progettata, scrive il politologo Stefano Bartolini, per renderci stressati e infelici. Ma questo non è un dogma, la politica ha il potere di cambiare le cose. E chi mai dovrebbe farlo se non la sinistra? Pertanto, la nuova parola del centrosinistra nell’anno appena entrato è di una semplicità disarmante nella sua enorme carica innovativa e, se vogliamo, rivoluzionaria: felicità.

— Politologi, economisti, filosofi e una parte ancora minima del giornalismo stanno analizzando e poi scoprendo il valore della Felicità, un tema che da più di un anno il gruppo Finalmente 2024 sta indicando come fattore indispensabile della nuova politica, alle soglie sia delle elezioni europee, sia, in special modo, delle elezioni comunali di Ferrara, entrambe nel giugno prossimo.

A un’analisi superficiale e sbrigativa – tesa perloppiù a demolire un concetto innovativo e rivoluzionario in un Paese fermo e malmostoso nelle espressioni pubbliche e troppo accondiscendente con i poteri forti, lobbistici e partitocratici – la parola Felicità viene circoscritta e semplificata in ciò che non è: non un sogno del Bengodi, del vivere gratis, della promessa di una realtà impossibile da costruire ma sufficiente ad attrarre gli spiriti meno avveduti. Felicità è un concetto politico forte, innovativo, che ci libera dalla insufficiente e cattiva politica che purtroppo da anni pesa sulle spalle dei cittadini, oggi sempre più lontani da quel bene comune dato dalla democrazia, dalla libertà, dal vivere bene.

Evocare la Felicità sta a significare rompere schemi che non fanno altro che favorire e far galleggiare pensieri e proposte che servono alle classi dirigenti, in realtà poco dirigenti e molto classiste, per protrarre una separazione tra chi ha e vive bene e chi non ha e vive male, con tanta fatica.

Ribaltare oggi, alle prime battute del nuovo anno, il concetto di PIL (Prodotto interno lordo) con il FIL (Felicità interna lorda) è quanto di più auspicabile si possa aspettare il cittadino-contribuente-elettore. E’ la stessa portavoce del gruppo Finalmente 2024 a spiegare ciò che sottintende il concetto di Felicità e a ricollocare questa semplice parola nel nuovo vocabolario politico del 2024, da cui nessuno oggi potrà prescindere a meno di perpetuare la cinica e lagnosa politica costruita sul nulla e sull’effimero.

“Felicità non è la lampada di Aladino – scrive, infatti, Claudia Zamorani – felicità è una categoria politica, sociale e culturale ben precisa, rivoluzionaria, che mette la persona al centro delle agende politiche e la qualità delle nostre vite: qualità del lavoro, della salute, della scuola, dell’ambiente, delle relazioni, dei diritti civili, del nostro tempo libero”.

“E’ la declinazione al femminile della società, che punta allo sviluppo e non più solo alla crescita. Lo chiarisco per rispondere a chi banalizza dandoci dei naïf e confonde la categoria politica della Felicità in qualcosa di simile a corsi di yoga per tutti o facendola coincidere con la lampada di Aladino che esaudisce i più disparati e personali sogni inappagati”.
“Le nostre idee cominciano a fare breccia. La felicità è un criterio di organizzazione della società che non viene normalmente considerato nelle scelte sociali. Una buona parte della spiegazione del perché l’attuale sistema economico e sociale non produce individui più felici è che non è fatto per questo”.
“I criteri che prevalgono sono altri. Dato che la Felicità dipende pesantemente dalla qualità di ciò che condividiamo, la candidata naturale ad abbracciare questo tema è la sinistra perché è storicamente molto più sensibile della destra al tema dei beni comuni”.

A questo punto Zamorani allega un editoriale del politologo Stefano Bartolini pubblicato sul Domani  (sito) dal titolo “La sinistra riparta dalla felicità: manifesto per un futuro più umano”. Un passaggio è molto significativo e conferma ciò che da molto tempo va sostenendo sui social il gruppo di Ferrara che si va via via consolidando proprio in virtù della florza che la parola Felicità esprime, da qui fino a giugno 2024 e oltre.

(st.Bart.)  Gli studi sulla felicità sono un terreno molto fertile per l’innovazione delle agende politiche (…). I criteri che prevalgono sono altri. Dato che la felicità dipende pesantemente dalla qualità di ciò che condividiamo, la candidata naturale ad abbracciare questo tema è la sinistra perché è storicamente molto più sensibile della destra al tema dei beni comuni”.

“Tra le sue parole d’ordine la sinistra dovrebbe includere: qualità urbana, qualità delle relazioni umane, qualità del lavoro, qualità dell’ambiente, qualità del cibo, e anche qualità della democrazia. La sinistra tradizionale è nata per occuparsi della difesa dei più deboli e lo fa con varie colorazioni, che vanno dal rosso acceso al rosina pallido”.

“Ma questo messaggio ha perso via via di fascino, in una situazione in cui la società si è frammentata e strati sempre più ampi della popolazione si sono convinti di avere qualche privilegio – più o meno piccolo – da difendere. La sinistra insomma tende a muoversi tradizionalmente nel recinto degli svantaggiati”.

“I temi della qualità della vita consentono di uscirne perché riguardano tutti e non solo i più deboli. Faccio notare l’enorme presa che lo spostamento del dibattito politico su questi temi potrebbe avere sull’elettorato femminile. In un certo senso quello che propongo è un tentativo di declinare al femminile l’organizzazione sociale”.

“Nessuna sorpresa che la destra stia imponendo le proprie ricette in Europa. Finché la sinistra ha proposte difensive e “recintate” continuerà così. Stiamo perdendo una gigantesca occasione di imporre temi al dibattito pubblico e alle agende politiche, stiamo lasciando questo compito alla destra”.

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