Un emendamento al ddl sulla diffamazione, presentato dal senatore di Fratelli d’Italia, Gianni Berrino, prevede il carcere per i cronisti fino a 4 anni e mezzo e una multa fino a 120mila euro. L’emendamento punta a introdurre un nuovo reato, il 13-bis, alla legge sulla stampa. Definirlo vergognoso è il minimo che si possa dire. Nella realtà è un voler mettere il bavaglio alla stampa che si ostina a condurre inchieste sulla corruzione e sul malaffare.
Una strategia che vede all’attacco il partito di Fratelli d’Italia che ha nel senatore Alberto Balboni l’esponente di punta a Ferrara. Balboni è una pedina importante di questo attacco della Destra: è il primo firmatario del testo base del “ddl 466 in materia di diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione e di condanna del querelante nonché di segreto professionale, e disposizioni a tutela del soggetto diffamato”. (Leggete qui sotto)
IL CARCERE A CHI FA INCHIESTE SCOMODE PER IL POTERE
Il lancio dell’Ansa. ++ Diffamazione: carcere per i cronisti fino a 4 anni e mezzo ++ E si prevede la multa fino a 120mila euro
(ANSA) – ROMA, 11 APR – Il giornalista rischia il carcere
fino a 4 anni e mezzo. E’ l’effetto di uno degli emendamenti
presentati dal relatore Gianni Berrino al ddl sulla
diffamazione. Si introduce di fatto un nuovo articolo: il 13-bis
alla legge sulla stampa. “Chiunque, con condotte reiterate e
coordinate, preordinate ad arrecare un grave pregiudizio all’
altrui reputazione, attribuisce a taluno con il mezzo della
stampa” fatti “che sa essere anche in parte falsi è punito con
il carcere da 1 a 3 anni e con la multa da 50mila a 120mila
euro. Se si sa che l’offeso è innocente la pena aumenta da un
terzo alla metà, cioè fino a 4 anni e mezzo di carcere. (ANSA)
Il lancio dell’Agenzia Ansa ha provocato una levata di scudi sia da parte della Federazione Nazionale della Stampa, sia dell’Ordine dei giornalisti, oltre ai dubbi di Forza Italia e dei moderati. L’emendamento presentato da Fratelli d’Italia in un Paese civile finirebbe nel cestino, visto il malcelato tentativo di intimidire e asservire la stampa, e impedire così che i giornalisti conducano inchieste particolarmente invise al potere. La Destra, in altre parole, sta mostrando in vari suoi esponenti un volto feroce e persecutorio, prima nei confronti della magistratura e delle istituzioni di controllo, ora di chi lavora affinché l’opinione pubblica venga informata. In altre parole è un attacco in piena regola alla libertà di stampa.
LA FNSI. “Il carcere per i giornalisti inserito nel ddl sulla diffamazione è una misura incivile” ha detto la segretaria nazionale Alessandra Costante sugli emendamenti presentati in commissione Giustizia dal senatore di Fratelli d’Italia Gianni Berrino: «L’auspicio è che in Parlamento anche pezzi della maggioranza sappiano reagire di fronte a questo ennesimo sfregio all’articolo 21 della Costituzione».
«Gli emendamenti presentati in commissione Giustizia dal senatore di FdI Gianni Berrino al ddl Diffamazione dimostrano che qualcuno non ha capito molto delle sentenze della Corte costituzionale in materia. Il carcere per i giornalisti è un provvedimento incivile e denota la paura di questo governo nei confronti della libertà di stampa. Questa è l’orbanizzazione del Paese». Lo afferma Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi.
«Parlare di carcere in caso di quella che viene considerata ‘diffamazione grave’ – prosegue – significa voler mettere il silenziatore a molte inchieste giornalistiche. Appare, inoltre, del tutto pretestuosa e funzionale a un disegno liberticida la confusione tra fake news e diffamazione a mezzo stampa. Con queste norme faremo un altro salto indietro nelle classifiche internazionali sulla libertà di informazione. L’auspicio è che in Parlamento anche pezzi della maggioranza sappiano reagire di fronte a questo ennesimo sfregio all’articolo 21 della Costituzione».
ORDINE DEGLI GIORNALISTI. La reazione del presidente d Carlo Bartoli: “Apprendiamo di emendamenti presentati che prevedono, per la Diffamazione a mezzo stampa, il mantenimento della pena detentiva e l’inasprimento delle sanzioni pecuniare, oltre a nuove aggravanti. L’Italia è stata più volta richiamata dalle istituzioni europee e dalla CEDU per avere ancora, nel codice penale, la pena del carcere per la diffamazione a mezzo stampa. La Corte Costituzionale ha esplicitamente invitato il Parlamento, nel 2021, a rimuovere la pena detentiva per tale reato. Sarebbe un grave passo indietro, si tratta di posizioni inaccettabili frutto di pulsioni autoritarie.”