domenica 24 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

SCUOLA / In Italia classi sempre più multietniche, la vera barriera è la lingua

Scuola italiana sempre più multietnica e senza che si manifestino problemi di inclusione, se non quelli allarmanti indicati ad arte dai fautori del muro da erigere contro “l’invasione di immigrati” o da coloro che si aggrappano al pericolo di un’inesistente sostituzione etnica.

Ormai giovanissimi studenti stranieri di seconda (o terza) generazione parlano benissimo la nostra lingua, spesso meglio di tanti compagni di classe, vestono all’occidentale, sono amici dei nostri figli, studiano con profitto e viaggiano con assiduità nel Paese per conoscere e apprezzarne la cultura, le bellezze e l’arte. Ma non hanno ancora la cittadinanza italiana, che verrà loro concessa solo a 18 anni. Un controsenso tutto italiano, legato a quella strana concezione derivante dallo ius sanguinis che mortifica quel desiderio di essere italiani e di sentirsi tali di migliaia di nuovi cittadini. Un calciatore brasiliano o argentino che ha il nonno italiano perché emigrato può addirittura giocare in Nazionale anche se ha difficoltà a esprimersi in italiano.

Oggi il problema dell’integrazione e dell’inclusione riguarda semmai i figli dei nuovi arrivati che frequentano le nostre scuole e che, anche in considerazione della nostra crescita demografica negativa, aumentano di numero e spesso consentono la formazione delle classi.

Dopo il messaggio di sostegno e apprezzamento che il presidente Sergio Mattarella ha inviato in risposta alla lettera della vicepreside della scuola di Pioltello che ha deciso di chiudere il prossimo 10 aprile, giorno della festa di fine Ramadan, il portale Skuola.net ha diffuso i dati sulla presenza di alunni stranieri nelle nostre scuole: sempre più numerosa, sottolineando che la scuola di Pioltello è solo una delle tante in cui gli alunni di origine non italiana superano il 30% degli iscritti: accade infatti nel 6,8% delle classi italiane.

Le nostre classi sono sempre più multietniche: casi come la scuola di Pioltello, dove il 43% degli alunni è di origine non italiana, non sono isolati. Soprattutto in Lombardia, la regione che conta il numero più alto in assoluto di questi studenti: ben 222.364, che rappresentano un quarto del totale presente in Italia.

Qui, come in altri territori, è molto comune non riuscire a rispettare quanto le norme caldamente suggeriscono: tenere la quota di alunni stranieri sotto il 30% per classe. Il motivo della limitazione è di tipo linguistico, per cui a seconda delle competenze mostrate dagli alunni in questo ambito può essere superata o modificata. Tuttavia, alla fine della fiera, soprattutto nella scuola dell’obbligo, le domande di iscrizione non possono essere rifiutate per “motivi migratori” e vanno accolte negli istituti del territorio in cui vive l’utenza. Il che vuol dire che questo limite spesso e volentieri viene superato.

Come mostra l’analisi fatta dal portale Skuola.net sulla base degli ultimi dati ufficiali del Ministero dell’Istruzione – relativi all’anno scolastico 2021/2022 – le situazioni di sovraffollamento di alunni di origine non italiana nelle nostre scuole sono, infatti, molto diffuse.

A livello nazionale, il 6,8% delle classi – circa 1 su 15 – ha un quota di alunni stranieri superiore al 30%. Con un picco ulteriore dell’11,2% nella scuola primaria. Inoltre, va annotata la costante crescita del fenomeno: il dato era del 5,3% poco più di cinque anni fa.

Le differenze religiose, dunque, potrebbero esserci un po’ ovunque. E in alcuni casi potrebbero riguardare quasi la maggioranza degli studenti iscritti: nel 3,3% delle classi gli alunni stranieri sono oltre il 40%.

Proprio la Lombardia – regione di appartenenza dell’istituto della discordia (Pioltello è vicino Milano) – è una delle aree in cui la concentrazione di scuole oltre la soglia indicata dal Ministero è più evidente: accade nel 14% delle classi, ovvero una su 7. Prima c’è solo l’Emilia-Romagna (17,4%).

Anche se poi, in termini assoluti, la Lombardia sale in testa alla classifica, con 1.100 classi in cui il numero di alunni di cittadinanza non italiana supera il limite raccomandato (l’Emilia-Romagna ne ha 599). Percentuali a doppia cifra anche in Veneto (11,3%, pari a 484 scuole) e Liguria (12%); ma in quest’ultimo caso, in termini assoluti, tali situazioni non sono tantissime. Alta la quota anche in Piemonte (9,8%), Toscana (9,7%) e in Friuli Venezia Giulia (9,6%).

Di contro, i contesti da questo punto di vista meno esposti risultano essere in Sardegna (0,5% di classi con più del 30% di alunni di stranieri), Puglia (0,9%), Campania (1,2%), Basilicata e Molise (entrambe all’1,3%).

“Gli alunni di cittadinanza non italiana rappresentano il 10% della nostra popolazione scolastica: 872.000 studenti che chiaramente non si prendono la briga di distribuirsi in maniera uniforme sul territorio nazionale. Il che vuol dire trovarsi di fronte a situazioni in cui rappresentano la maggioranza o quasi degli studenti presenti, accade in una classe su 25, oppure che non ce ne sia nemmeno uno, come avviene in un caso su 5.

Non potendo spostare gli alunni come frigoriferi per renderne omogenea la distribuzione, in alcune zone è impossibile non trovarsi di fronte a situazioni come quella della scuola del Pioltello. I problemi, almeno dal punto di vista didattico, nascono soprattutto quando gli alunni di origine non italiana non hanno competenze linguistiche adeguate al livello scolastico a cui sono giunti”, commenta Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net.

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