domenica 24 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

GAZA / Lacrimogeni e pallottole di gomma contro gli studenti Usa – video

Si inasprice la reazione della polizia nei confronti degli studenti che da giorni protestano contro la guerra in Palestina. Metgodi molto duri della polizia che ha usato i gas lacrimogeni per disperdere una protesta pro-Gaza nel campus della Emory University di Atlanta. Gli agenti hanno anche sparato pallottole di gomma contro i manifestanti. E’ quanto mostrano video girati da studenti in cui si vedono anche poliziotti che spingono a terra manifestanti con le mani legate dietro la schiena. Gli studenti, una decina dei quali sono stati fermati, avevano tentato di montare un accampamento sul modello di quanto fatto alla Columbia e in altri atenei Usa.

NEI GIORNI SCORSI PROTESTE E SCONTRI A TORINO. Un gruppo di una decina di ragazzi e ragazze hanno fatto irruzione al grido di ‘Palestina libera’ nel Castello del Valentino di Torino, dove è in corso la Conferenza degli addetti scientifici e spaziali. I ministri Tajani, Bernini, Lollobrigida e Pichetto avevano già lasciato l’edificio dopo aver partecipato alla sessione mattutina del convegno. La maggior parte dei ragazzi – che affermavano di essere studenti del Politecnico di Torino – è stata bloccata prima dell’ingresso nel Salone d’Onore, dove si attendeva la ripresa pomeridiana dell’evento. Solo una ragazza è riuscita ad entrare con una bandiera palestinese.

Momenti di tensione c’erano stati stamani tra forze dell’ordine e manifestanti (nella foto, sotto). Il gruppo di attivisti aveva infatti cercato in più occasioni di raggiungere il Castello del Valentino, dove si svolgeva la riunione, entrando in contatto con le forze dell’ordine all’altezza di corso Cairoli e poi in corso Vittorio Emanuele.  Sette poliziotti sono rimasti contusi durante i tentativi di sfondamento da parte dei manifestanti del corteo, rende noto la questura di Torino. Anche i manifestanti affermano che ci sono stati dei feriti nelle loro file.

Trenta dei manifestanti sono stati identificati, tra questi una parte sarà denunciata. Da quanto si apprende, si tratta di coloro che gravitano nell’area del centro sociale Askatasuna che hanno coordinato la manifestazione. Qualcuno ha anche partecipato alle fasi più accese nei tentativi di sfondamento. Non ci sono invece feriti o contusi, in tilt invece il traffico in larghe parti della città.

“Solidarietà alle Forze dell’ordine per l’ennesimo e inaccettabile attacco da parte di centri sociali e collettivi. Questa mattina sette agenti sono rimasti contusi a Torino a seguito del tentativo da parte di un violento gruppo di attivisti di sfondare un cordone di polizia nei pressi del Castello del Valentino”, scrive sui social la premier Giorgia Meloni. “Condanniamo con fermezza quanto accaduto, lo Stato è accanto a chi difende la libertà e la sicurezza di tutti i cittadini”.

PROTESTE E ARRESTI NELLE UNIVERSITA’ STATUNITENSI

Proteste in quasi tutti i campus universitari degli Stati Uniti con conseguente repressione e ondata di arresti. Le manifestazioni contro la guerra di Israele a Gaza si stanno moltiplicando rendendo la situazione dell’ordine pubblico incandescente con il rischio che le proteste si estendano e varchino l’Atlantico come avvenuto durante il Sessantotto e per la guerra del Viet Nam. La situazione viene ben descritta da un servizio della redazione esteri dell’Avvenire, il giornale italiano della Cei che si distingue per attendibilità, accuratezza e tempestività nel registrare e riferire con dovizia di particolari le vicende internazionali.

Arresti alla Yale University nel Connecticut. Arresti alla New York University. L’onda lunga della guerra in Medio Oriente – scrive l’Avvenire – continua a infrangersi e ad agitare i campus americani, con la protesta (e la sua repressione) che cresce di giorno in giorno e gli “accampamenti di solidarietà a Gaza” che si moltiplicano. Tutto questo mentre alla Columbia University – l’epicentro delle proteste – ha deciso di tenere tutte le lezioni in forma virtuale, un modo per neutralizzare il conflitto politico,

Secondo lo Yale Daily News, il giornale degli studenti, la polizia ha arrestato lunedì più di 45 persone, dopo che i manifestanti avevano bloccato il traffico intorno al campus di Yale a New Haven, chiedendo che l’università fosse “liberata” dai produttori di armi che finanziano la struttura.

La polizia è intervenuta anche per sedare una protesta alla New York University con una serie di arresti. La Bbc riporta la notizia che i manifestanti chiedono alle autorità accademiche di rivelare e rinunciare ai “finanziamenti e alle donazioni che provengono dai produttori di armi e alle aziende con interessi nell’occupazione israeliana”.

Accampamenti di protesta sono spuntati anche all’Università della California a Berkeley, al Massachusetts Institute of Technology di Boston, all’Università del Michigan, all’Emerson College e Tufts. La situazione alla Columbia è tutt’altro che pacificata.  Giovedì la polizia ha arrestato più di 100 studenti della Columbia.

Secondo la Reuters, uno dei principali sostenitori in termini di donazioni dell’università, Robert Kraft ha minacciato di tagliare i finanziamenti: “Non mi sento a mio agio nel sostenere l’università finché non verranno intraprese azioni correttive”. Secondo i detrattori delle proteste, dietro gli accampamenti si celerebbe l’ombra dell’antisemitismo. Accusa respinta dagli studenti che rivendicano la liceità di critiche di natura politica, indirizzate alla guerra. In una dichiarazione di domenica, gli “studenti della Columbia per la Giustizia in Palestina” hanno affermato di “respingere fermamente qualsiasi forma di odio o fanatismo” e hanno criticato “individui infiammatori che non ci rappresentano”.

* Nella foto di Joshua Briz: Le proteste alla Columbia University

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