lunedì 25 Novembre 2024

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GIULIO REGENI / Il medico legale: “Torturato a bastonate e bruciature”

“Quando venne eseguita l’autopsia, vennero evidenziate sul corpo di Giulio Regeni segni comuni a “quasi tutte le torture messe in atto in Egitto e descritte, tra cui pugni, calci, uso di mazze, bruciature. Gli accertamenti medico-legali compiuti in Egitto sono stati sotto lo standard minimo e quello che loro descrivono non è compatibile con ciò che abbiamo riscontrato noi. Gli accertamenti medico legali in Egitto sono stati incompleti e poco approfonditi”.

Così Vittorio Fineschi, l’anatomopatologo docente e specialista in medicina legale consulente della procura di Roma, durante la quinta udienza, in corso in queste ore, del processo sull’omicidio di Giulio Regeni, ucciso in Egitto nel 2016, che vede imputati i quattro 007 egiziani.

“L’Egitto – ha proseguito – nel corso degli anni ha pubblicato due lavori scientifici sulla tortura, di cui uno relativo a 140 casi con l’elenco delle modalità delle torture poste in essere sui viventi, come persone arrestate e poi torturate anche con trascinamento del corpo, mazze, ammanettamento di polsi e caviglie, bruciature. In un’altra pubblicazione ossia uno studio retrospettivo relativo a 367 casi di torture, avvenute negli anni 2009 e 2010 in Egitto, vengono riportate moltissime modalità di tortura che poi sono state riscontrate anche sul corpo di Giulio Regeni, ad esempio le bastonate sui piedi fino alla frattura di tutte le ossa”.

Dai dati emersi, la morte di Giulio Regeni va “stimata tra le 22 del 31 gennaio e le 22 del 2 febbraio del 2016. Il nostro lavoro ha portato ad una stima della morte a 124 ore prima del prelievo quindi risalirebbe al periodo compreso tra le 22 del 31 gennaio e le 22 del 2 febbraio. Tutti gli accertamenti tossicologici hanno dato esito negativo sia sull’uso da parte di Giulio di droghe e farmaci sia sulla somministrazione di sostanze tossiche e velenose”. Così in aula il tossicologo forense, Marcello Chiarotti, consulente della Procura. Il consulente, che partecipò all’autopsia insieme a Fineschi il 6 febbraio del 2016 effettuò l’esame del potassio intraoculare per stimare la collocazione temporale della morte.

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