Giorgia Meloni candida l’indagato Vittorio Sgarbi al parlamento europeo. La conferma arriva dallo stesso ex sottosegretario alla Cultura che ha già firmato l’accettazione della candidatura. Uscito dalla porta del governo dopo le vicende giudiziarie legate al quadro rubato e al contenzioso con l’Agenzia delle Entrate, il critico, presidente anche della Fondazione Ferrara Arte, rientra in politica dalla finestra strappando una presenza nelle liste di Fratelli d’Italia.
“Ho firmato l’accettazione, oggi vado a capire qual è la circoscrizione scelta per me – ha detto Sgarbi – La volontà di candidarmi è stata dei vertici del partito, di Meloni, Donzelli e La Russa, con cui ho parlato e a cui ho dato la mia disponibilità”, ha aggiunto, confermando la sua candidatura a quasi tre mesi dalle sue dimissioni da sottosegretario alla Cultura, avvenute il 9 febbraio dopo un colloquio con la premier Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. “Mi avevano proposto la candidatura anche in altre tre liste”
In quei giorni, nel pieno delle polemiche per le sue consulenze e dopo la delibera dell’Antitrust che definiva le attività “incompatibili” con il ruolo di governo, il critico d’arte non escludeva una candidatura alle Europee. “Parlavamo da tempo con Meloni, poi ne abbiamo parlato con Donzelli in aprile e abbiamo ricominciato in questa fase finale delle candidature – ha spiegato – È una cosa nata così, poiché sono libero e ho una dote di voti riconoscibili. Alle Europee del 1999 ne presi 100mila nel Nord-est (le circoscrizione di Ferrara, ndr), quasi come Berlusconi. Il critico d’arte non ha voluto rivelare quali erano le liste che ma ha assicurato che ne parlerà quando saranno formalizzate la sua candidatura con FdI e la circoscrizione.
La notizia appare come l’evidente tentativo di confezionargli l’immunità in quanto i membri del Parlamento Europeo “non possono essere ricercati, detenuti o perseguiti per le proprie opinioni o per i voti espressi nella loro veste di deputati al Parlamento europeo. L’immunità dei deputati, infatti, è duplice e consiste in una immunità analoga a quella concessa ai membri del parlamento nazionale, nel territorio dello Stato membro di origine, quindi l’Italia, e nell’esenzione da ogni provvedimento di detenzione e da ogni procedimento giudiziario, nel territorio di ogni altro Stato membro”.
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