Due top manager di aziende di Stato (Leonardo e l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale) sul palco di Fratelli d’Italia a sfoggiare la maglietta del partito non s’erano mai visti. Senza alcun limite alla decenza, Bruno Frattasi, direttore dell’Agenzia, e Stefano Pontecorvo, presidente della grande industria di armamenti, hanno accettato di identificarsi con il partito che li ha nominati a tal punto da partecipare, in presenza anche di un freddo e sperduto Giulio Tremonti, alla kermesse di Pescara della presidente del Consiglio.

La cosa è stata trattata con cautela  da molti giornali, quasi si trattasse di normalità. Tranne LA7 che ha dedicato ampio spazio a una triste vicenda di potere e di sudditanza che il governatore della Campania Vincenzo De Luca ha equiparato i due top manager a due prigionieri politici. Interessante il dibattito che ieri sera è scaturito dalla trasmissione di Lilli Gruber, Otto e mezzo.
Ne riporta alcuni stralci il Fatto Quotidiano:Quello che abbiamo visto sul palco di Fratelli d’Italia coi manager di Stato che sfoggiano la t-shirt del partito è una esibizione di sudditanza e di potere. E ci racconta un ulteriore passo dell’identificazione del partito con il governo, del governo con lo Stato e dello Stato con “Giorgia”. Vincenzo De Luca, che talvolta è più spiritoso di Crozza, ha detto che sembravano dei prigionieri politici“. Così il giornalista Pino Corrias commenta la foto che immortala due manager pubblici con la maglietta di Fratelli d’Italia alla kermesse pescarese del partito: il prefetto Bruno Frattasi, e l’ex ambasciatore Stefano Pontecorvo.
“Parliamo di due manager di aziende pubbliche – aggiunge Corrias – quindi rappresentanti dell’interesse pubblico. Se sono così disponibili a un simile gesto di obbedienza in pubblico, noi siamo autorizzati a pensare a quanto obbediranno in privato. Da sempre i partiti si condividono le nomine delle aziende pubbliche, perché sono posti di potere e il potere genera voti, quindi soldi. Però tutto questo veniva fatto con un po’ più di discrezione. I grandi manager di Stato ai congressi della Dc e del Psi c’erano ma certamente non salivano sul palco e non esibivano la maglietta di partito come supporter”.
Concorda il giornalista Corrado Formigli: “Diciamo che è proprio una richiesta di genuflessione che viene fatta dal capo del governo, che è anche capo di un partito e che si sente capo dell’intero Stato, nei confronti di questi manager. E queste aziende pubbliche sono grandi leve di potere, basti pensare alle pubblicità che elargiscono o tolgono ai giornali a seconda di quello che gli stessi giornali pubblicano. Insomma, quello che è successo a Pescara è un atto di riverenza verso il sovrano“.
E una sottomissione pubblica così evidente – sottolinea Corrias – non si era mai vista. Quindi la Meloni fa sempre un passo avanti rispetto a Berlusconi e a Renzi: dopo anni di opposizione prende le cose che hanno funzionato di più, le fa proprie, le assembla. E va avanti come un cingolato”.