Per i giudici della Corte d’Assise di Reggio Emilia, Saman Abbas sarebbe stata accompagnata a morire dai genitori e che, probabilmente, è stata la madre a ucciderla a Novellara. I genitori Abbas Shabbar e Shaheen Nazia” hanno “letteralmente accompagnato la figlia a morire” e non “si esclude che sia stata” la madre “l’esecutrice materiale” hanno scritto nelle 600 pagine della sentenza i motivi delle responsabilità del padre e della madre di Saman Abbas, la pachistana 18enne uccisa barbaramente. I genitori sono stati condannati entrambi all’ergastolo, lo zio a 16 anni.
“Se vi è un dato che l’istruttoria e la dialettica processuale – le uniche deputate a farlo – hanno consentito di chiarire è che Saman Abbas non è stata uccisa per essersi opposta a un matrimonio combinato o forzato”. Per la Corte di assise di Reggio Emilia, nella motivazione della sentenza sull’omicidio della 18enne, nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2021 a Novellara, questo “è un elemento che nulla toglie e nulla aggiunge alla gravità del fatto, ma che corrisponde ad una verità che la Corte è tenuta a rilevare”. La Corte a dicembre ha condannato all’ergastolo il padre e la madre, a 16 anni lo zio.
Incongruenze, bugie, accuse false: sono alcuni dei modi con cui la Corte di assise di Reggio Emilia definisce le parole del fratello di Saman, smontando la figura di quello che è invece stato un testimone chiave dell’accusa.
I giudici parlano di “intrinseca inattendibilità e inaffidabilità del narrato” del ragazzo, minorenne all’epoca dell’omicidio e ribadiscono in più occasioni come “nessun riscontro, neppure parziale” sia stato trovato alle dichiarazioni di quello che invece è stato un testimone dell’accusa, in particolare nei confronti di zio e cugini, questi ultimi due assolti dalla Corte.
“Tacendo – sottolineano in un passaggio della motivazione – della impressionante serie di non ricordo, oltre 120, con cui si è risposto a larghissima parte dei chiarimenti richiesti dai difensori degli imputati da lui accusati La sentenza arriva alla conclusione di ritenere “fondato il sospetto che le sue dichiarazioni siano state condizionate dalla paura di essere coinvolto lui nella vicenda e dalla costante preoccupazione di tutelare i genitori, nella convinzione, invero fondata, di essersi ormai conquistato la fiducia degli inquirenti, accettando per tal via anche di accusare soggetti come Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz, di cui aveva professato prima l’innocenza”. (In collaborazione con RaiNews)