Mentre la Destra, respingendo le richieste di dimissioni avanzate dalle opposizioni, fa quadrato attorno a Giovanni Toti, una folla di giornalisti davanti al carcere di Marassi, a Genova, ha atteso l’interrogatorio dell’ex presidente dell’Autorità portuale, e amministratore delegato di Iren, (ora sospeso) Paolo Emilio Signorini, arrestato nell’ambito della maxi-inchiesta per corruzione che ha “decapitato” il governo della Regione Liguria.
Signorini si è però avvalso della facoltà di non rispondere davanti alla giudice Paola Faggioni e al sostituto procuratore, Luca Monteverde. Difeso dagli avvocati Enrico Scopesi e Grazia Volo, l’ex presidente del Porto di Genova ha deciso quindi di non rispondere alle domande degli inquirenti.
È ormai entrata nel vivo, quindi, la vicenda ligure, ormai definita vero e proprio terremoto giudiziario, scoppiata con la disposizione, martedì, degli arresti domiciliari del presidente Giovanni Toti, sospeso dall’incarico. Domani lo stesso governatore sarà ascoltato dagli inquirenti e, in base alle decisioni che verranno prese in seguito all’interrogatorio – se confermare i domiciliari o rimetterlo in libertà -, è probabile che l’esponente di Noi Moderati prenda una decisione anche in merito al governo della Regione, quindi se dimettersi o meno.
Intanto, prosegue il dibattito politico, tra appelli alla prudenza e al garantismo e richieste di dimissioni: “Se dovessimo aspettare una responsabilità penale, significa che anche per le inchieste dove emergono le accuse più documentate e circostanziate, dobbiamo attendere il terzo grado di giudizio e il passaggio ingiudicato? È un follia ed è una follia che un politico rimanga lì. E allora c’è una responsabilità politica, indipendente dalla vicenda penale” dice il presidente del M5s, Giuseppe Conte.
E, proprio a proposito delle dimissioni di Toti, è stata convocata una manifestazione in piazza De Ferrari, nel centro della città, da parte dell’associazione civica Genova che Osa: “Tra poche ore saremo davanti al Palazzo della Regione per manifestare contro mafia e corruzione. Chiederemo le dimissioni di Toti, perché quanto è accaduto nella nostra Liguria è scandaloso e non accettiamo di restare a guardare”.
Alla manifestazione è stata chiesta la partecipazione di comitati e associazioni di cittadini che negli ultimi anni hanno manifestato in più occasioni contro alcune scelte urbanistiche, sia del comune di Genova sia della Regione. “Toti è stato arrestato insieme a imprenditori e dirigenti, un sistema di potere che ha svenduto la Liguria agli interessi economici di pochi privilegiati” spiega l’associazione in una nota. “Chiediamo la dimissioni di Toti, trasparenza alle elezioni, fuori la corruzione dalla politica”.
L’inchiesta. Sono dieci le misure cautelari, e 25 gli indagati, prodotti finora dall’inchiesta, condotta – oltre a Luca Monteverde – da Federico Manotti sotto il coordinamento di Nicola Piacente, Francesco Pinto e Vittorio Ranieri Miniati. Uno scenario criminoso che ha messo in luce, per l’accusa, favori ad aziende e imprenditori in cambio di voti. È quello che, in un titolo, è stato chiamato “sistema Toti”, nel quale sono emersi anche intrecci con la criminalità organizzata calabrese e siciliana radicata in Liguria. Ma al centro, al cuore dell’inchiesta, la gestione degli affari legati al Porto di Genova, ricambiati con pernottamenti in suite a cinque stelle, ori, gioielli, borse.
L’accusa centrale, per il governatore, è di aver ricevuto da Aldo Spinelli 74mila euro in contanti e varie promesse di finanziamenti. Poi il matrimonio della figlia di Signorini, i cui costi vengono coperti in parte da Spinelli (“Te li do io, Paolo…”) e da Vianello per il catering. Quest’ultimo viene poi nominato consulente di Iren. Poi, si diceva, soggiorni e pernottamenti di classe all’Hotel de Paris nel Principato di Monaco, i biglietti per la finale di un torneo internazionale di tennis, giocate al Casinò. Carte di credito, una borsa Chanel, un bracciale Cartier.
Ai domiciliari, oltre a Toti, sono finiti anche Matteo Cozzani, suo capo di gabinetto e coordinatore della campagna elettorale per la rielezione. Stessa misura per Aldo Spinelli, imprenditore di punta del Porto di Genova, ex presidente delle squadre di calcio Genoa e Livorno. A suo figlio Roberto è stato imposto il divieto di esercitare attività professionali e imprenditoriali in favore di soggetti pubblici e privati per un anno.
Stessa misura ha colpito anche Francesco Moncada, consigliere di amministrazione Esselunga, accusato di finanziamento illecito per le ultime Comunali, e Mauro Vianello, imprenditore portuale. Obbligo di dimora per dieci mesi per Arturo e Italo Testa e obbligo quotidiano di firma per Maurizio Venanzio, ex sindacalista Cgil. È stato disposto il sequestro di 570mila euro, la somma delle tangenti finora pagate, secondo l’accusa.