E’ cominciata la 77esima edizione del Festival del cinema di Cannes: si concluderà sabato 25 maggio con l’assegnazione della Palma d’oro, uno dei premi più importanti del cinema internazionale. Un solo film italiano in concorso, Parthenope, del premio Oscar Paolo Sorrentino, e tanti divi in arrivo da Hollywood, tra cui Meryl Streep, che riceve la Palma d’Oro d’Onore, a 35 anni dalla sua prima e unica partecipazione alla rassegna, quando vinse come miglior attrice per “Un grido nella notte”.
Il premio si aggiunge alla sua lunga lista tra cui tre Oscar – come Katharine Hepburn – su 21 candidature (anche questo è un record) – e 9 Golden Globe su 31 nomination. L’attrice ha posato davanti ai fotografi in occasione del photocall: camicia a righe, giacca bianca e panama. Poi in un elegante abito di seta bianco sul red carpet dove ha accennato a qualche passo di danza sulle note di “Mamma mia” degli Abba.
Durante la cerimonia d’inaugurazione al Grand Théâtre Lumière l’incontro con Greta Gerwig, presidente di giuria. Di lei, prima regista a guadagnare più di un miliardo di dollari, Meryl Streep ha detto: “Con il suo film Barbie, ha salvato il cinema in un momento di crisi”. La Palma d’Oro d’Onore sarà assegnata anche al regista e sceneggiatore statunitense George Lucas (80 anni), creatore delle saghe di Star Wars e Indiana Jones, nella cerimonia di chiusura del Festival.
A loro si unirà il quartetto del film d’apertura fuori concorso “The Second Act”, di Quentin Dupieux, che esce in contemporanea nelle sale: Léa Seydoux, Louis Garrel, Vincent Lindon e Raphäel Quenard. Il film più atteso, però, è il kolossal Megalopolis di Francis Ford Coppola, con protagonista Adam Driver, un progetto che il celebre regista americano cominciò a scrivere negli anni Ottanta e che si è infine finanziato da solo per un totale di 120 milioni di dollari.
Il festival dell’anno scorso ha portato a tre nomination agli Oscar per il miglior film: “La zona d’interesse”, “Killers of the Flower Moon” e “Anatomia di una caduta”. Ha già sfilato sul red carpet, per niente intimorito dai flash dei fotografi Messi, il cane “Frenchie”, protagonista proprio di “Anatomy of a Fall” di Justine Triet. E’ qui per presentare il suo nuovo programma, dal titolo “Messi, il Festival di Cannes visto dall’altezza di un cane”, in onda sui canali tv e social francesi.
Tante le star attese sul tappeto rosso: da Emma Stone (al fianco di Yorgos Lanthimos in Kinds of Kindness) ad Anya Taylor-Joy, da Demi Moore (protagoniste dell’horror The Substance di Coralie Fargeat) a Selena Gomez, da Nicolas Cage a Barry Keoghan. Ci saranno anche Uma Thurman e Richard Gere in coppia nel film di Paul Schrader. E a Cannes arriverà persino la fiamma olimpica, attesa il 21 maggio sulla scalinata del Palais des Festivals.
Ad accompagnare la regista Greta Gerwig nella scelta dei film da premiare, gli attori francesi Eva Green e Omar Sy, il regista spagnolo Juan Antonio Bayona, il regista giapponese Hirokazu Kore’eda, l’attrice nativa americana Lily Gladstone, l’attrice e regista libanese Nadine Labaki e la sceneggiatrice turca Ebru Ceylan e, infine, l’attore italiano Pierfrancesco Favino.
Oltre a Pierfrancesco Favino in giuria e Paolo Sorrentino in gara, sono a Cannes anche Roberto Mivernini, nella sezione Un certain regard con il suo primo film di finzione, I dannati, e Valeria Golino con la nuova serie L’arte della gioia, ispirata al romanzo omonimo di Goliarda Sapienza. Marco Bellocchio presenta il suo Sbatti il mostro in prima pagina, film del 1972 con Gian Maria Volonté, restaurato.
C’è grande attesa per il cortometraggio Moi aussi, dell’attrice e regista francese Judith Godrèche, sulle storie delle vittime di violenza sessuale nell’ambito del mondo dello spettacolo. Il breve documentario sarà presentato il 15 maggio durante la cerimonia di apertura della sezione Un certain regard e potrebbe dare inizio a un nuovo Metoo del cinema francese, sette anni dopo la vicenda del produttore americano Harvey Weinstein.
Difficile immaginare una cerimonia di apertura che non faccia riferimento anche alla situazione del regista iraniano Mohammad Rasoulof, appena fuggito clandestinamente dall’Iran per un luogo segreto in Europa, che ha implorato il cinema mondiale di fornire un “forte sostegno” agli artisti minacciati.
Condannato a diversi anni di prigione nel suo Paese, afferma di “temere per la sicurezza e il benessere” della troupe – rimasta in Iran – del suo ultimo film, “I semi del fico selvatico”, selezionato l’ultimo giorno di concorso il 24 maggio, alla vigilia della premiazione.