I servizi segreti israeliani, il Mossad, hanno lavorato ai fianchi della Corte penale internazionale, cercando di spingerla a lasciar perdere l’indagine su crimini di guerra in Palestina. L’ex capo dell’agenzia di intelligence straniera israeliana avrebbe minacciato direttamente un procuratore capo della Corte, rivela il Guardian: Fatou Bensouda (nella foto).
Si tratta dell’indagine avviata nel 2021 e culminata la scorsa settimana quando il successore di Bensouda , Karim Khan, ha richiesto un mandato di arresto per il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu: il risultato che l’establishment militare e politico israeliano temeva da tempo.
Cohen – ricostruisce il giornale inglese – è stato nominato direttore del Mossad da Netanyahu nel 2016 dopo aver lavorato per diversi anni come suo consigliere per la sicurezza nazionale. Il suo coinvolgimento personale nell’operazione contro la CPI risale a quando era direttore del Mossad. Secondo un alto funzionario israeliano, le sue attività erano autorizzate ai livelli più alto della catena di comando. Un’altra fonte israeliana informata sull’operazione contro Bensouda ha detto che l’obiettivo del Mossad era compromettere il pubblico ministero o arruolarlo. Una terza fonte dice che Cohen agiva come “messaggero non ufficiale” di Netanyahu.
Cohen avrebbe guidato personalmente il coinvolgimento del Mossad in una campagna quasi decennale per indebolire la Corte. Avrebbe usato “tattiche spregevoli” contro Bensouda per intimidirla o influenzarla, coinvolgendo anche i suoi famigliari.
Contattato dal Guardian, un portavoce dell’ufficio del primo ministro israeliano ha detto che “le domande che ci sono state inoltrate sono piene di molte accuse false e infondate destinate a danneggiare lo Stato di Israele”.