4 giugno 2024: la Repubblica stampa in prima pagina e a pagina 30 e 31 in Cultura una lunga lettera dell’accademico Denis MacEoin: “Cari studenti, Israele non è un regime”. Di fianco, un pezzo del Direttore Maurizio Molinari, titolo: “Il seme dell’odio viene dal 7 ottobre”. La lettera però è del 2011, MacEoin è morto nel 2022 e di tutto ciò i lettori non vengono informati. Il Comitato di redazione scrive un duro comunicato: “Ennesimo caso sconcertante”.
Ad introdurre la lettera di MacEoin ci sono queste righe: “Pubblichiamo una risposta di Denis MacEoin alla mozione presentata dall’Associazione studentesca dell’Università di Edimburgo per boicottare tutto ciò che è israeliano e in cui si afferma che Israele è governato da un regime di apartheid. Denis MacEoin è un esperto di affari del Medio Oriente. Ecco la sua lettera agli studenti”.
Per 10 anni MacEoin gestì un blog dedicato alla difesa di Israele dalle accuse di essere uno stato illiberale con tratti di apartheid. Dopo la pubblicazione, il 4 giugno, molti sui social si sono accorti della “svista” del quotidiano. Sull’account di X di Repubblica alle 10,38 è apparsa questa precisazione: “L’articolo di Denis MacEoin (scomparso nel 2022) pubblicato oggi è stato scritto nel 2011: lo abbiamo messo in pagina commettendo l’errore di non indicare la data originaria. Errore per il quale ci scusiamo con i lettori. I contenuti restano di evidente attualità e sono un contributo al dibattito sulla guerra in Medio Oriente”. La data della lettera viene aggiunta nella versione on line.
Il Comitato di redazione di Repubblica in un comunicato “prende le distanze dalla pubblicazione voluta dalla direzione, dal titolo “Cari studenti, Israele non è un regime” a firma di Denis MacEoin: scritto risalente al 2011 di uno studioso deceduto nel 2022, entrambi particolari non menzionati in pagina. Siamo convinti che così facendo, decontestualizzando fatti e opinioni, non si stia facendo un buon servizio al giornalismo e alla credibilità di Repubblica. Questo è purtroppo l’ennesimo caso sconcertante che siamo costretti a denunciare, con l’unico scopo di salvaguardare collettivamente il nostro lavoro, la nostra professionalità e la nostra reputazione”.
Un comunicato che, anche alla luce di vari sconcertanti episodi del recente passato, mette in evidenza un fatto inoppugnabile: Molinari è inadatto a guidare la rinascita di un giornale come Repubblica. Come avviene in qualsiasi campo, se un condottiero non è all’altezza del suo compito, lo si cambia.
Riguardo alla copertura della guerra a Gaza c’è stato il precedente all’epoca del Festival di Sanremo dell’intervista al cantante Ghali fatta saltare perché mancava un riferimento ai fatti del 7 ottobre.