Metti, una sera a cena, il 22 dicembre 2023. Non è un film ma la vicenda di una festa di compleanno in un ristorante di via Mayr a Ferrara, non lontano dal ghetto ebraico, con 26 “bravi ragazzi” a inneggiare a Hitler, a pronunciare frasi razziste e a quanto di più intollerante, cattivo e odioso possa uscire dalla bocca di una persona.
Ebbene, dopo il clamore suscitato in tutta italia, si è tornati alla realtà, con la magistratura che dinanzi a casi di istigazione all’odio razziale e fascismo, ha tirato in ballo motivazioni del tipo “goliardia estremamente sgraziata e sgradevole”, con nessuna intenzione di fare propaganda fascista o inneggiare all’odio razziale. Sarebbero queste le fondamenta della decisione di chiedere al gip l’archiviazione delle accuse ai ventisei “bravi ragazzi”.
Nel corso della cena vennero distribuiti volantini con contenuti inneggianti a Mussolini e Hitler e furono cantati cori razzisti, contro gli ebrei, le donne, i migranti, o vittime di casi di cronaca. I 26 erano vestiti con divisa da carcerati, alcune arancioni alla Guantanamo e poi si lasciarono andarde a ’cori beceri’, il tutto condito da un livello alcolico non indifferente.
Qualcuno si sarebbe spinto un po’ oltre, salendo su un tavolo e mostrando i genitali a una cameriera. E poi i cosiddetti ’cori’ scritti anche su alcuni volantini distribuiti ai presenti. Insomma, un caos totale sgraziato, insulso, disgustoso ma che non avrebbe i contorni di reati penali, così come ipotizzati al momento dell’apertura del fascicolo di indagine.
Né in occasione di cori che potevano sembrare inneggianti al razzismo (contro Balotelli o contro Fiona May) né nel vilipendio alle forze dell’ordine (contro Nassiriya o l’ispettore Raciti), il pm che ha coordinato le indagini, Ciro Arberto Savino, avrebbe rilevato elementi di contestazione penale neanche per quanto riguarda l’apologia di fascismo, in quanto non si sarebbe trattato di un’azione con l’intenzione di creare adesioni o consensi favorevoli al disciolto partito fascista.
Non sono stati ravvisati nei comportamenti dei giovani, pur stigmatizzati, gli elementi necessari per sostenere fondatamente un’accusa in giudizio. A febbraio la Digos aveva eseguito una serie di perquisizioni nelle abitazioni dei giovani – molti dei quali legati al mondo della palestra e del rugby, e vi erano anche due atleti delle Fiamme Oro – trovando in un caso alcuni santini di Mussolini, un manganello con una scritta fascista, calendari del fascismo e della katane.
Una cameriera che stava lavorando quel giorno nel locale è stata chiamata “Fiona May” con cori razzisti. Né lei, né una avventrice del ristorante che aveva rimproverato i ragazzi e chiamato la polizia perché minacciata con il gesto di tagliarle la gola, hanno deciso di fare denuncia. Uno dei giovani, che non è stato però riconosciuto, si era anche abbassato pantaloni e mutande davanti a tutti.
Domanda: se la cena culminata nell’odio razziale sarebbe stata provocata dal clima festaiolo e goliardico, e dall’alcol abbondante (quindi niente premeditazione), come mai il gruppo di bravi ragazzi portava con sé volantini ingeggianti a odiosi campioni del razzismo? Li avevano per caso stampati al momento, tra una portata e l’altra, al ristorante?