Dal G7 a guida italiana (senza Russia e Cina) – in una scenografia pacchiana che sembrava scritta a Hollywood – sono uscite tante belle parole da parte del gruppo di potenti, molti alla scadenza come lo yogurth, che sembrava di stare a un dopo concorso di Miss Italia, quando alla concorrente in bikini e con la fascia della più bella veniva chiesto: “Qual è il tuo sogno?” e arrivava, puntuale, la risposta senza infamia e senza lode: “La pace nel mondo”.
A ricordarci che nel mondo reale le cose vanno diversamente, che parecchie decisioni nella loro drammaticità ci vengono nascoste e che la strategia di chi sta in cima al mondo sta volgendo verso la guerra più distruttiva mai concepita da essere umano, è il segretario della Nato, tale Stoltenberg, cui manca il coltello tra i denti per apparire ciò che è, un guerrafondaio, al pari di Putin e dei tanti che alla parola guerra si eccitano perché già pregustano i ricchi affari per la grande famiglia degli azionisti.
“La Nato è in trattative per schierare più armi nucleari di fronte alla crescente minaccia da parte di Russia e Cina” afferma il giornale Telegraph citando un’intervista rilasciata al quotidiano britannico dal segretario generale dell’Alleanza nordatlantica Jens Stoltenberg. Il capo dell’Alleanza ha rivelato che ci sono state consultazioni dal vivo tra i membri Nato (molti si trovavano al G7 a ballare, a incontrarsi vis a vis e ad apprezzare “il pane e pomodoro” dello chef Bottura) sul ritiro dei missili dai depositi e sulla loro messa in stand-by.
Il segretario generale dell’Alleanza ha sottolineato che la trasparenza sul nucleare deve essere la pietra angolare della strategia della Nato per preparare il blocco nordatlantico a quello che ha descritto come un mondo più pericoloso. “L’obiettivo della Nato è un mondo senza armi atomiche, ma finché esisteranno tali armi rimarremo un’alleanza nucleare, perché un mondo in cui Russia, Cina e Corea del Nord hanno armi atomiche e la Nato no è un mondo più pericoloso”.
Inoltre, secondo l’Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma, l’aumento “estremamente preoccupante” del numero di testate nucleari dispiegate con missili e aerei è destinato ad accelerare nei prossimi anni. Il numero di queste testate è salito a 3.904, mentre la Russia continua a minacciare i suoi avversari e la Cina potrebbe aver messo per la prima volta le armi di distruzione di massa in stato di massima allerta operativa, ha dichiarato l’istituto citando dati di gennaio.
“Mentre il numero totale di testate nucleari nel mondo continua a diminuire man mano che le armi della Guerra Fredda vengono gradualmente eliminate, purtroppo continuiamo a vedere un aumento annuale del numero di testate nucleari in azione. Questa tendenza sembra destinata a continuare ed è probabile che acceleri nei prossimi anni, e questo è motivo di preoccupazione”, ha dichiarato il direttore del SIPRI Dan Smith. Secondo l’istituto, la Cina sta espandendo il suo arsenale nucleare più velocemente di qualsiasi altro Paese, ma quasi tutti gli Stati dotati di armi nucleari hanno piani o spinte significative per aumentare le forze nucleari”.
Nel documento finale stilato al termine della passarella del G7 a Borgo Egnazia tutto ciò non compare. Come dire, c’è un evento che va dato in pasto alla pubblica opinione e una corsa agli armamenti che viene espresso tra le righe delle interviste e delle analisi e degli studi dei centri di ricerca specializzati.
IN ITALIA ARMI ATOMICHE A GHEDI E AVIANO
Sia la Russia sia gli Stati Uniti hanno migliaia di armi nucleari, la maggior parte delle quali sono cinque o anche più volte più potenti delle bombe atomiche che hanno raso al suolo Hiroshima e Nagasaki nel 1945. Queste includono circa 1.600 armi da ciascuna parte che potrebbero colpire obiettivi in tutto il mondo. Questi numeri sono vicini ai limiti consentiti dal Nuovo Trattato di riduzione degli armamenti strategici del 2011, l’unico trattato attualmente attivo sul controllo degli armamenti nucleari tra Russia e Stati Uniti.
Gli arsenali nucleari di entrambe le nazioni includono anche centinaia di armi nucleari a corto raggio, che non sono coperte da alcun trattato e Mosca ne ha quasi 2mila, circa 10 volte più degli Stati Uniti, secondo stime non governative. I loro obiettivi possibili sono soprattutto in Europa, dove pure però non mancano testate del genere. Quasi la metà delle circa 200 armi a corto raggio statunitensi siano dispiegate in cinque Paesi Nato in Europa: Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia, anche se Washington non ha mai confermato o negato le loro posizioni. Nel nostro Paese sarebbero nelle basi di Aviano e Ghedi, anche se neppure il nostro governo ha mai confermato ufficialmente la cosa.