Il segretario provinciale del Pd di Ferrara, Nicola Minarelli, ha scritto una lettera aperta a Bruce Springsteen con cui esprime il suo imbarazzo e quello della città per il silenzio sull’alluvione. “Fango e musica stridevano – scrive il politico –
il concerto andava annullato, ma ancora una volta a vincere è stato il Dio denaro”.
Ecco il testo integrale della lettera a Springsteen. Esiste un’altra Ferrara
“Non ho speso una parola prima dell’evento, non sono entrato nella diatriba sulla location, sui costi, sulla praticabilità dell’evento, ma ora non posso tacere di fronte a ciò che è capitato.
Una larga parte di questa Regione è in ginocchio, spezzata da una tragedia senza precedenti, impegnata a sopravvivere e resistere attraverso il prezioso aiuto di volontari, protezione civile, forze dell’ordine, amministratori che stanno lavorando per mettere in sicurezza i cittadini. E’ ancora in corso una lotta contro il tempo per salvare vite umane.
Ci sono strade interrotte, linee ferroviarie sospese, allerte che ancora persistono e che chiedono a tutti la massima collaborazione, in primis quella di essere di supporto anche solo evitando qualsiasi spostamento per favorire i soccorsi.
Ebbene di fronte a questo, a 14 morti, diversi dispersi e decine di migliaia di sfollati, la nostra città ha deciso comunque di favorire lo spostamento di oltre 50.000 persone e di impegnare uomini e mezzi per un concerto. Un evento sicuramente unico e irrepetibile, ma pur sempre un concerto. Fino all’ultimo abbiamo sperato che un po’ di etica e di buon senso portasse a non intestardirsi nella realizzazione dell’evento. Purtroppo ha prevalso la logica del Dio denaro.Dico questo perchè nemmeno di fronte alla decisione di confermare il concerto, a mio avviso davvero difficilmente giustificabile se non per ragioni meramente economiche, non ci si è nemmeno premurati di rimborsare il biglietto alle persone provenienti dalle aree alluvionate. Come se il fatto di trovarsi con due metri di fango in casa fosse una scelta personale, e non legata ad una delle catastrofi più tragiche che questi territori abbiano visto.
Il silenzio di Springsteen sul palco di ieri, la scaletta ridotta rispetto altri concerti: per l’umanità che l’artista ha sempre dimostrato, è una nota stonata che forse fa trapelare l’imbarazzo. Non è nemmeno stata prevista la destinazione di parte dell’incasso del concerto al sostegno degli alluvionati, e questo davvero mi provoca sconcerto e disgusto.
Uno schiaffo agli emiliano- romagnoli, tra cui anche tanti fan di Sprigsteen, trattati a pesci in faccia dall’organizzazione e dai ferraresi e dalla nostra Città: quella stessa città che, 11 anni fa, martoriata dal terremoto, ricevette solidarietà e sostegno.
Ho commesso un errore però, madornale, quello di usare il NOI e la Nostra Città. No, le responsabilità sono solo di alcuni, di chi doveva agire con moralità e invece si é girato dall’altra parte pensando che una donazione da 10 mila euro al comune di Faenza potesse mettere a posto la coscienza.
Ferrara non è questa.
Ferrara è quella città che nel 2012 si è mostrata solidale con i suoi cittadini colpiti dal terremoto e ha ricevuto tanta vicinanza da tutta la Regione per il dramma che stava attraversando. Perché noi siamo emiliano-romagnoli e la nostra forza è in quel trattino, fatto di legami e fratellanza! Ancora una volta sapremo rialzarci e Ferrara, non chi l’amministra purtroppo,è in prima linea per fare tutto quello che può. Mi commuovo di fronte all’azione in prima linea dei sindaci, tra cui quello di Argenta, Andrea Baldini, alle immagini dei tantissimi volontari resisi disponibili ad andare nei territori vicini a dare una mano, pochi minuti dopo la sua chiamata.
Annullare il concerto avrebbe richiesto tanto più coraggio rispetto a confermarlo, ne sono consapevole. Mi ero illuso che la giunta di Ferrara, forte anche di un consenso elettorale importante, lo fosse. Mi sono sbagliato. Annullarlo avrebbe comunque consentito, anche volendo ragionare in termini di “consenso elettorale”, di poter fare guadagnare alla Cittá una grande visibilità potitiva esterna.
Annullare il concerto avrebbe detto al mondo intero che questa Città c’è sempre nel momento del bisogno. Sul peso degli eventuali sacrifici economici conseguenti avrebbe trovato un intero Consiglio Comunale dalla sua parte.
Questa sì che sarebbe stata l’immagine più bella che Ferrara avrebbe potuto dare dentro e fuori le sue Mura. Così rimarrà solo la vergogna del “show must go on” mentre a 40 km la gente è ancora intrappolata nel fango dei fiumi.
Esiste un’altra Ferrara e a nome di questa mi sento di chiedere scusa agli amici emiliano-romagnoli. Non recupereremo l’onta che rimarrà, ahimè nella storia, ma è doveroso per chi ha nella solidarietà e nell’umanità i propri valori fondanti, fare la propria parte, seppur piccola.
Nel paradosso del fango di questi giorni, e di queste due foto così stridenti, noi non vediamo la Romagna da una parte, e Ferrara dall’altra. Vediamo due idee diverse della vita, d’intendere la politica e la responsabilità pubblica.
E io mi sento di abbracciare, più forte che posso, la prima.
LA CRONACA DEL CONCERTO E LE POLEMICHE
VIDEO diffuso dal sindaco di Ferrara, Alan Fabbri
Il concerto di Bruce Springsteen a Ferrara ha offerto polemiche e strascichi sia alla vigilia, sia nei commenti successivi all’esibizione del Parco Urbano.
L’eco del ritorno in Italia del Boss si è affievolita – nelle valutazioni dei grandi organi d’informazione e di una fetta considerevole dei suoi fan – con la tragedia dell’alluvione che ha funestato la regione e con la conseguente decisione del Comune di non annullare il concerto. Anche il comportamento freddo e distaccato del Boss ha avuto il suo peso. Sulla serata al Parco Urbano si registrano ancora scontri sui social e sui giornali, ma anche valutazioni positive. Eccoli in sintesi.
La vigilia. Enfasi sul concerto “storico” (aggettivo fin troppo abusato). La città che impazzisce per l’arrivo di un’icona del rock mondiale che, a dire degli organizzatori, avrebbe fatto uscire la città dalla sua dimensione provinciale proiettandola addirittura nel mondo, e che Sgarbi ha paragonato addirittura a Beethoven. Insomma, un nuovo Rinascimento affidato oggi a una band.
Save the Park. Ma c’è stata anche una fetta di popolazione che non ha apprezzato la scelta del Parco Urbano. Troppo fragile per un’area che qualcuno ha equiparato a “un giardino” nonostante sia un esteso e indiscutibile polmone verde e ricreativo per tutti ferraresi, non soltanto runner o ciclisti. La raccolta di migliaia di firme, Save the Park, ne chiedeva lo spostamento. Fatica inutile, il concerto s’aveva da fare e s’è fatto.
L’organizzazione è stata mastodontica, considerando la dimensione della città, e attenta anche al particolare che avrebbe potuto provocare il benché minimo problema. Esame superato. Il problema più evidente da risolvere, il traffico. La chiusura di parecchie strade di collegamento ha indotto in parecchi a cambiare abitudini.
La pioggia. Un’avvisaglia ai primi di maggio, ma senza particolari conseguenze per Ferrara. Poi il finimondo dell’alluvione che ha flagellato la Romagna e altre zone dell’Emilia, finanche Bologna. Il Parco Urbano ha dovuto far fronte, ovviamente, all’enorme massa di acqua e fango, costringendo il Comune a ricorrere all’idrovore per limitare allagamenti e fango. C’è da dire che l’entità del problema è stata inferiore al dramma vissuto in altre parti della regione.
Prime critiche ed esortazioni. L’alluvione sta provocando disastri ovunque: case allegate, migliaia di sfollati, morti. La Romagna piomba nell’emergenza, qualcuno evoca i giorni terribili del terremoto. Ci si comincia a chiedere: è il caso di tenere il concerto? Primi dubbi sui social e prime richieste all’amministrazione comunale. Viene annullato il Gran premio di Formula Uno di Imola. Non è il caso di fare altrettanto con Springsteen? Il sindaco Alan Fabbri esclude il dietrofront: “La macchina organizzativa è imponente e tutti gli accorgimenti garantiranno la sicurezza per migliaia di fan e il rispetto del parco urbano”.
Treni bloccati, l’autostrada 14 interrotta per lo straripamento di fiumi e torrenti. E’ il caso di far arrivare a Ferrara, in una simile situazione d’emergenza, 50mila persone? Se lo chiedono in molti. Il ministro dell’Interno Piantedosi valuta la situazione e non oppone rilievi. Anche la Commissione di vigilanza dà l’ok all’evento.
Subentra un altro dilemma, questa volta di natura morale. E’ il caso di tenere un concerto, ballare e cantare dinanzi a una tragedia di simili proporzioni?
La Regione Emilia si dice sorpresa dalla scelta del Comune di non annullare l’esibizione e dalla richiesta di attivare il volontariato di protezione civile, vista la gravissima emergenza che sta investendo una vasta parte del territorio regionale. La stessa Regione intima agli organizzatori di non impiegare mezzi e uomini della Protezione civile che non siano volontari comunali.
Critiche non soltanto sui social, ma anche su grandi media come il Guardian (“Bruce Springsteen criticato per non aver cancellato il concerto in Italia dopo le alluvioni mortali”) e l’Independent (“Scandalosa” mancata cancellazione dello spettacolo di Bruce Springsteen in Italia nonostante le inondazioni mortali”). Non una bella pubblicità in Europa per il Boss e per la città di Ferrara.
Sui social i fan del Boss, a sorpresa, si scatenano. C’è stato chi ha messo in vendita biglietti a poche ore dall’inizio del concerto. Non pochi hanno chiesto di rinviare o cancellare l’esibizione. Alcuni, addirittura, hanno sollecitato Springstreen a fare una donazione in favore delle popolazioni colpite dall’inondazione.
La freddezza di Bruce. Tornato in Italia dopo anni, Springsteen ha deciso di alloggiare con la sua band in una suite dell’Hotel Baglioni a Bologna. Si affaccia per qualche minuto da un balcone per salutare i fan radunati in via Indipendenza, ma non fa accenno alla tragedia in corso. Nessuna parola di solidarietà o vicinanza alla popolazione.
Il primo concerto europeo, a Barcellona, non è stato accolto con i toni trionfalistici delle precedenti esibizioni. Rolling Stones, rivista cult del settore, il Primo maggio scriveva infatti: Springsteen è ancora on fire, ma forse manca qualcosa. Siamo stati a Barcellona alle due date di apertura della tranche europea del tour (quelle con starring gli Obama e Spielberg, per intenderci). Bruce e la E Street Band non si sono risparmiati, ma – causa prezzi dei biglietti e scalette meno avventurose di un tempo – ci si comincia a chiedere se il sogno springsteeniano stia volgendo al termine.
E a Ferrara? Tre ore di show con un repertorio collaudato, è sempre Rolling Stones a scriverlo, “ma chi pensava che Springsteen avrebbe trasformato la performance in un caldo abbraccio alle popolazioni colpite dall’alluvione, nelle ore in cui il conto dei morti saliva a 13, è stato deluso, così come (e non erano pochi, a giudicare dai social) sperava in una grande débâcle per dimostrare che il concerto non andava fatto.
Di mezzo ci si è messa anche la politica e sui social Springsteen è diventano un «piddino amerikano» milionario che se ne frega del dolore della gente, con un’ondata di anti-americanismo a volte greve, a volte leggero («Bruce, Torn in the U.S.A.»).
La difesa di Sgarbi. Nelle polemiche è intervenuto anche Vittorio Sgarbi, difendendo la scelta di tenere il concerto in un video titolato “Springsteen è come Beethoven”: «Il lutto si può osservare anche sentendo la musica. Il concerto di Springsteen che si farà a Roma viene per caso sospeso? Soltanto perché sei un po’ più vicino e non hai avuto danni devi sentire maggior dolore? Il dolore è lo stesso, il rispetto per la musica è lo stesso».
Sui social, molti hanno segnalato difficoltà dovute al terreno fangoso per via delle piogge abbondanti nei giorni precedenti. Altri hanno denunciato la difficoltà di vedere bene il palco e il deflusso difficile al buio. Ma soprattutto la difficoltà e per alcuni l’impossibilità di raggiungere il luogo del concerto. Questi alcuni giudizi espressi sui social. L’hashtag #brucespringsteen è stato in tendenza su Twitter per tutto il giorno. Springsteen è salito sul palco nel pomeriggio per salutare i fan e ha iniziato con un’oretta di ritardo con No Surrender.Ha esclamato ai 50mila del parco urbano: “Nella vita godetevi sempre ogni momento”. E poi: “Non arrendetevi”.
Giudizio finale. E’ stato un concerto senza grandi sorprese, che è poi l’aspetto di questo tour che sta deludendo i fan del Boss abituati ai cambiamenti radicali nella setlist.