L’anziano geniaccio del giornalismo italiano Vittorio Feltri (ha sette mesi meno del Presidente Usa Biden) per criticare con sprezzo Ilaria Salis affonda sulle “cameriere di Catanzaro”. Il Direttore del Quotidiano del Sud (sede a Cosenza) Massimo Razzi risponde con un titolo forte: “Vittorio Feltri, vaffanculo da parte delle donne catanzaresi”.
Si mobilita la Catanzaro istituzionale con il sindaco in prima fila, che minaccia il ricorso al tribunale. E Feltri borbotta delle scuse a La Zanzara, su Radio 24. E’ tutta qui l’ultima polemica anche interna al giornalismo italiano. Ma non sarà l’ultima se Feltri ha deciso -come sembra che abbia deciso- di dire e scrivere tutto ciò che pensa. Recentemente la Cassazione ha confermato la condanna per il titolo che dedicò su Libero alla sindaca di Roma, Virginia Raggi: “Patata bollente”.
Questa storia comincia così: Feltri sul Giornale commenta le foto di Ilaria Salis, già detenuta in catene in Ungheria, nel suo primo giorno a Bruxelles dopo l’elezione al Parlamento europeo. Scrive: “È vestita come una cameriera di Catanzaro, proprio la cosa più bassa che si possa immaginare”. (Dimentica, il giornalista più cinico e sopravvalutato d’Italia che lui veste come un cafone arricchito, così direbbero nel mio Abruzzo, ndr)
Massimo Razzi, con un editoriale interviene mandando in quel posto Feltri, come “lo direbbe una signora di Catanzaro ascoltando la tua incredibile filippica”. Se Razzi ha scelto queste parole (“che non ho mai utilizzato prima sul giornale e spero di non usare mai più”), è perché “se a questa gente tu parli educatamente e sociologicamente di ‘body shaming’ e di ‘razzismo nord-sud’, ti dicono che sei il solito esponente del ‘politically correct’ e ti danno, tanto per gradire del ‘pidiota, buonista’”.
Razzi ricorda a Feltri che “con la Calabria, sei recidivo. Perché, negli anni ‘80, in un reportage da San Luca, definisti ‘vecchie, goffe e nere come insetti’ le donne sanlucote”. Ancora: “Lo sai che a Catanzaro, come in tutta la Calabria, ci sono ingegnere, avvocate, storiche, filosofe e psicologhe che ti farebbero a pezzettini in qualunque discussione? Ma no, tu, impancato alla tua scrivania di mogano con dietro le targhe e la classica e intonsa enciclopedia, ti credi in diritto di spararle grosse. Tanto gli altri sono troppo educati per risponderti. Oppure pensano: ‘Ha una certa età, lasciamolo dire’. Ecco, questa volta, però non si può soprassedere. Anche arrivati all’età del rimbambimento, non ci si può permettere di sparare qualunque cazzata ci passa per la mente. Il rispetto per il prossimo non è un optional. E spero che tante donne calabresi, di Catanzaro e di tutte le altre province, ti rispondano con la prima frase di questo testo”.
Il sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita, indipendente di centro sinistra, ha preteso da Feltri le scuse da rivolgere “a Catanzaro e alle donne che sgobbano nei bar e nei ristoranti con grande dignità. Lo porteremo in tribunale per le sue inaccettabili offese alla nostra città e per le frasi razziste. Questi sono i campioni dell’autonomia differenziata. Sono orgoglioso delle nostre splendide donne che con dignità, eleganza e professionalità ogni giorno svolgono un lavoro molto importante per l’accoglienza e per le famiglie”.
Poi, ai microfoni della Zanzara, la trasmissione di Cruciani e Parenzo su Radio 24, Feltri si è (quasi) scusato: “Se il sindaco si è offeso, gli chiedo scusa, ma non capisco il motivo dell’offesa, che me ne fregava a me – ha detto – Io a Catanzaro ci sono già stato e non è neanche brutta”. Fiorita, in collegamento anche lui, ha detto ok, va bene così: “Feltri non chiede mai scusa, ne sa qualcosa la Raggi, e se ha ritenuto di farlo, sia pure a denti stretti, vuole dire che ha capito di averla fatta grossa. Mi basta. Ma non dobbiamo commettere l’errore di abbassare la guardia nella difesa della nostra terra e dei nostri figli”.