sabato 23 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

FERRARA / Don Bedin non è più prete “ma il suo cuore resta grande”

Domenico Bedin non è più prete. “Più libero nella verità”, la storia di don Bedin da sacerdote a laico impegnato nel sociale “Speravo di poter essere accolto comunque dalla chiesa”. Il racconto della sua vita e della scelta. Una vita di impegno sociale nell’accoglienza in particolare dei migranti, dal primo giugno don Domenico Bedin non è più sacerdote. Ho avuto due figli, ha ammesso pubblicamente

“In data 1° giugno 2024 – scrive Bedin – il Santo Padre Francesco mi ha concesso la dispensa dal celibato e dagli obblighi connessi alla Sacra Ordinazione. In altre parole non appartengo più al numero dei sacerdoti e vivrò da laico cristiano nella nostra città di Ferrara e nella Chiesa”. Poi: “Ho fatto io stesso questa richiesta per motivi strettamente personali. Sento il dovere di rendere nota la mia nuova posizione perché moltissime persone in città mi conoscono. Desidero che tutti sappiano come rapportarsi con me senza creare imbarazzo alcuno”.

Il commento di Ilaria Baraldi (Partito democratico)
— Ho letto e riletto le parole con le quali Domenico Bedin parla della sua nuova condizione di laico dopo tantissimi anni di sacerdozio. Trovo struggente che una scelta così intima e personale abbia deciso di condividerla con una comunità ampia fatta di persone che lo conoscono e lo amano così come di persone che non lo conoscono e/o lo hanno nel tempo attaccato per la sua costante e strenua difesa degli ultimi, dei più poveri, degli emarginati, di quelli buoni e anche soprattutto di quelli che buoni non erano o che cattivi lo sono poi diventati.
Domenico ci parla di sè, dei suoi affetti, delle sue scelte, di quelli che in base a certi canoni sono sbagli ma che sbagli non sono. Ci parla della sua vita pubblica e privata come se non avesse diritto a tenerle separate, scegliendo di farlo non so se per dare l’esempio o per mettere avanti le mani. A me non interessa. Non era tenuto a farlo, ma anche averlo fatto ci insegna qualcosa.
Sono tra coloro che fortunatamente conoscono Domenico. Pur non essendo praticante e avendo nel tempo aderito – per cinica inclinazione – all’ateismo (provengo da una famiglia cattolica e l’ateismo è in una qualche misura una conquista cui sono arrivata anche per liberarmi dal senso di colpa ma non senza sensi di colpa) ho incontrato alcune (poche) figure del clero emblematiche e rivoluzionarie come Domenico, di fronte alle quali è rassicurante poter vacillare e pensare che forse ci si sbaglia e nulla di ciò che lo ha portato alla sua attuale condizione è in grado di minare la grandezza del suo cuore, del suo abbraccio, della sua solidità di fronte alle ingiustizie.
È una persona – con tutte le sue contraddizioni, chi non ne ha? – senza la quale Ferrara sarebbe più povera e tante persone più sole, e non necessariamente quelle centinaia che negli anni ha aiutato. Resta per me un esempio di carità, e poco importa se è laica.

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