domenica 24 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

REGNO UNITO / Starmer abolisce il trasferimento dei clandestini in Ruanda

Il laburista Keir Starmer è già premier a 48 ore dalle elezioni per il rinnovo della Camera dei Comuni, dove il Labour ha ora la maggioranza assoluta, e ha già insediato il suo governo. Come primo atto, Starmer ha cancellato la legge che istituiva il trasferimento in Ruanda degli immigrati clandestini che approdano in Inghilterra. L’operazione, che ricalca quella del governo italiano con i trasferimenti negli hot spot “italiani” dell’Albania, è costata già milioni di sterline senza mai entrare, però, nella fase operativa.

LE ELEZIONI hanno confermato la vittoria schiacciante dopo 14 anni dei laburisti di Keir Starmer. Per i conservatori una sconfitta senza precedenti: gli osservatori parlano addirittura di un crollo che risale conq ueste dimensioni a due secoli fa. Keir Starmer è già il nuovo primo ministro.

Regno Unito / I risultati ufficiali

 

Al Labour ben 412 seggi. Bene i liberali con 61 deputati alla Camera dei Comuni  in aumento di 8 seggi. Farage, il fautore della Brexit, è quasi scomparso, nonostante il tam-tam mediatico, ma con un notevole consenso in termini di voti popolari.

La vittoria di Starmer, vittoria dell’anti-populismo, è stata leggermente inferiore a quella, storica, di Tony Blair nel 1997 che conquistò 417 seggi parlamentari. Il partito conservatore ha governato il Regno Unito per 14 anni. In dieci anni il Paese, in forte crisi soprattutto nei servizi pubblici, ha cambiato ben 5 primi ministri, tra polemiche e scandali vari. Sembra che alcuni ministri non riusciranno a tornare in Parlamento. Oggi il premir Sunak si dimetterà davanti a Re Carlo III, nel contempo, Starmer sarà designato nuovo premier.

Sullo sfondo di questa elezioni anticipate si stagliano crisi, scandali e lacerazioni segnate dai contraccolpi della Brexit nonché da una girandola di leader. La maggior parte degli osservatori pensava che il voto si sarebbe tenuto in autunno, la legislatura si sarebbe dovuta concludere infatti a metà dicembre, ma Sunak ha puntato sulle elezioni estive, sperando che notizie economiche positive lo aiutassero a convincere gli elettori che le politiche conservatrici stavano iniziando a funzionare. La decisione ha sorpreso però una parte del partito e soprattutto gli elettori di Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda.

Il Partito laburista di Keir Starmer  ha concentrato la sua campagna su una sola parola: cambiamento, anche se il premier in pectore ha ribadito che un futuro governo del Labour non rimetterà in discussione la Brexit: tema tuttora divisivo, nonostante i contraccolpi negativi di questi anni e i segnali di rammarico crescente evocati da diversi sondaggi.

Interpellato dai giornalisti a margine di uno degli ultimi comizi della sua campagna, Starmer ha escluso che il Paese possa ri-aderire all’Ue, o anche all’unione doganale o al mercato unico, in un futuro prevedibile di qualche decennio. Di certo – ha tagliato corto – “non durante la mia vita”. Non solo, ma ha anche spiegato che la sua idea di una rinegoziazione degli accordi con Bruxelles per facilitare i rapporti in alcuni settori “non significa la ricerca di relazioni molto più strette” con l’Unione durante la prossima legislatura.

A favorire in qualche modo il risultato per il Labour, secondo gli analisti, anche la sfida da destra ai Tory del nuovo partito Reform UK di Nigel Farage. Il Regno Unito utilizza, infatti, un tradizionale sistema di voto articolato in collegi uninominali maggioritari in cui passa solo il primo (‘first past the post‘), il che significa che il candidato che si classifica primo in ogni circoscrizione elettorale sarà eletto, anche se non ottiene il 50% dei voti.

Ciò ha generalmente consolidato il predominio dei due maggiori partiti, conservatori e laburisti, perché è difficile per i partiti più piccoli ottenere seggi, a meno che non si concentrino in aree particolari. Gli elettori eleggeranno 650 legislatori che rappresentano altrettante circoscrizioni elettorali, o aree locali, e il partito che avrà la maggioranza alla Camera dei Comuni, da solo o con il sostegno di partiti, formerà il prossimo governo e il suo leader sarà primo ministro.

Al voto sono stati chiamati circa 50 milioni di britannici aventi diritto, su una popolazione di quasi 68 milioni. Starmer ha sollecitato la gente a non lasciarsi convincere “a restare a casa” se davvero vuole quel “cambiamento” a cui tanti s’aggrappano “dopo 14 anni di caos Tory”. E in tale scenario è tornato ad affacciarsi il controverso ma carismatico Boris Johnson.

Riapparso a sorpresa in un comizio finale per infilare un piede nella porta del dopo elezioni e per mettere in guardia la pancia dell’elettorato conservatore dal rischio di “una batosta con la mazza ferrata” e dalla tentazione di votare Farage e soci (definiti tout court “putinisti”) a costo di far stravincere Starmer e compagni (bollati come “corbynisti” malgrado l’espulsione di Corbyn): cosa che consegnerebbe il Paese – ha tuonato BoJo in toni quasi trumpiani, da scontro totale – a un futuro “gravido di incubi”.

Un’interessante analisi sul crollo conservatore arriva dallo scrittore Robert Harris: “Con la Brexit i conservatori hanno umiliato il Paese e sono stati puniti. Oggi finisce l’incubo“. E su Starmer dice: “Non è un visionario, ma è una persona rispettabile, intelligente, competente: dovrà riaprire il capitolo dei rapporti con l’Ue”.

Infine una nota folcloristica, legata al perchè in Gran Bretagna si voti di giovedì: molti lo spiegano con un fatto legato all’alcol, ossia che il giovedì i britannici bevono di meno. Sono più sobri-

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