Jules Koundé, Marcus Thuram, Aurelian Tchouameni e Kylian Mbappe, nazionali della Francia, sono scesi in campo in vista del secondo turno elettorale in Francia per “fermare la destra estrema”. Così dopo l’esito di ieri, 7 luglio, sui social dei giocatori non mancano ringraziamenti e messaggi per i francesi.
Indubbiamente l’esito del secondo turno delle elezioni in Francia è stato decisamente favorevole alla sinistra e al gruppo del presidente della Repubblica e fortemente deludente per il Rassemblement di Le Pen e Bardella, ma non rende ancora chiaro chi potrà guidare – evidentemente mediando – il nuovo, prossimo esecutivo transalpino.
Emmanuel Macron per adesso ha confermato il capo del governo Gabriel Attal, ma c’è pure l’ipotesi Jules Koundé. La scherzosa candidatura del difensore dei blues arriva dal web, ultimo capitolo del coerente impegno anti-destre dei bleus.
“Fermiamo le destre” aveva detto in conferenza stampa Kylian Mbappè, prima ancora di ricevere la botta al naso nel primo match della Francia agli Europei di calcio e trasformarsi nel giocatore mascherato. E sulle tv del miliardarioi Bollorè, sponsor mediatico del Rassemblement, gli aveva subito risposto piccato Jordan Bardella.
Ma il capitano aveva subito incassato la solidarietà dei compagni. A partire da quella di Marcus Thuram, compagno d’attacco nella Nazionale e star dell’Inter. Impegno per la causa – prima delle elezioni – lo avevano mostrato anche gli altri giocatori, specie sui social. E il 30 giugno Jules Koundé, terzino con i piedi buoni, era arrivato a quota 7,7 milioni di visualizzazioni col post su X che invitava gli elettori a fare il proprio dovere ed evitare che vincesse l’odio.
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La sinistra non ha raggiunto la maggioranza assoluta per formare il governo ma ha vinto e la folla francese esulta a Place de la République a Parigi. Il Nuovo Fronte Popolare ha conquistato 182 seggi, Ensemble 168 e Rassemblement National 143.
“La nostra vittoria verrà esaminata da più parti, in particolari dalla sinistra di tutto il mondo. Abbiamo vinto grazie ad una linea politica capace di unire le persone”. Lo ha scritto Jean Luc-Mélenchon, leader della France Insoumise (Lfi), su X. Per Mélenchon Macron dovrebbe nominare “un premier del Nuovo Fronte Popolare o se ne vada”. Il Nuovo Fronte Popolare “è pronto a governare. Ma qualsiasi possibile coalizione dovrà abbracciare tutto il programma, come la cancellazione delle pensioni e l’aumento del salario minimo”, ha sottolineano il leader di estrema sinistra.
La composizione finale dell’Assemblea Nazionale: Nuovo Fronte Popolare e alleati: 182; ENSEMBLE (Macron) e alleati: 168; Rassemblement national e alleati: 143; Les Republicans e alleati: 45; Indipendenti cdx: 15; Indipendenti csx: 13; Indipendenti centro: 6; Autonomisti: 4; Indipendenti: 1.
Per ora Macron ha respinto le dimissioni del primo ministro Attal in attesa dell’esito delle consultazioni. In settimana, secondo il Partito Socialista, si dovrebbe conoscere il nome del premier incaricato.
La rivoluzione francese al secondo turno. E ora che succede? Il passo dalla grande ascesa dell’estrema destra allo stallo istituzionale è brevissimo. Se il vincitore è a sorpresa, il risultato finale era abbastanza prevedibile: un Parlamento in stallo, formato da tre blocchi contrapposti, con programmi profondamente diversi e nessuna tradizione di collaborazione. Per almeno un anno non ci saranno nuove elezioni. Macron ha promesso di non dimettersi fino alle elezioni presidenziali del 2027. Ecco le opzioni in campo, al momento.
Contro ogni aspettativa, l’alleanza NFP tra LFI, Partito Socialista (PS), Verdi e Comunisti sarà la forza più numerosa ma è ancora lontana dai 289 seggi richiesti per la maggioranza assoluta. Mélenchon ha chiesto a Macron di nominare un Primo ministro dall’alleanza vincitrice e di attuare l’intero programma dell’NFP . Ma senza la maggioranza il blocco di sinistra sarebbe stato costretto a negoziare su ogni singola iniziativa.
La Costituzione francese consente al Presidente di scegliere chiunque, come primo ministro. Nella fattispecie attuale, nominarne uno della sinistra radicale comporterebbe il rischio di ripetuti voti di sfiducia sostenuti non solo dal centro-destra e dall’estrema destra, ma probabilmente anche dal campo centrista dello stesso Macron.
A differenza di molti paesi dell’Europa continentale,la Francia non ha mai avuto esperienza di ampie coalizioni dai tempi della Quarta Repubblica, ma al momento questa sembra essere la soluzione forse più razionale. Molto dipenderà dalla volontà di LFI di scendere a compromessi, e dalla risposta della sinistra moderata se il partito di Mélenchon si rifiutasse di collaborare.
Una buona parte dei centristi di Macron, nel frattempo, hanno già detto che non stringeranno un’alleanza con LFI. Una coalizione mainstream, pur essendo possibile in linea di principio, sarebbe difficile da costruire date le posizioni divergenti dei partiti su questioni come tasse, pensioni e ambientalismo. E resterebbe vulnerabile alle mozioni di censura sostenute sia da LFI che dal RN.
E quindi? Cosa resta? Invece di tentare di formare un governo di coalizione formale, la scorsa settimana il primo ministro uscente Gabriel Attal ha suggerito che i partiti tradizionali potrebbero formare diverse alleanze ad hoc per votare singoli atti legislativi. Macron aveva già praticato questa via dopo aver perso la maggioranza nel 2022, ma con scarso successo, ricorrendo in numerose occasioni a poteri costituzionali speciali, come l’impopolare articolo 49.3, per far approvare una legge senza il voto parlamentare.
Il presidente potrebbe anche prendere in considerazione la nomina di un governo tecnico, “all’italiana”, composto da esperti economisti, alti funzionari pubblici, accademici, diplomatici e dirigenti aziendali o sindacali. Ma per la Francia sarebbe una soluzione inedita.
L’unica certezza al momento è che Francia si sta dirigendo verso un lungo periodo di incertezza e instabilità politica, potenzialmente caratterizzato, nella migliore delle ipotesi, da un minimo di progressi legislativi e, nella peggiore, da una situazione di stallo parlamentare.
La Rai silenzia le elezioni in Francia
. In onda, anziché le elezioni francesi, il festival con il direttore Petrecca in platea, scoppia il caso. La redazione in rivolta
Trasmesso in serata su Rainews durante lo spoglio lo show con l’esibizione di Alma Manera, compagna di Petrecca (secondo Dagospia). La denuncia del Pd, Fnsi, Cdr: “Toccato il fondo”. La diretta di Mentana su La/ ha fatto invece un boom di ascolti.
LA FEDERAZIONE NAZIONALE DELLA STAMPA (FNSI)
— La sera dei risultati del voto in Francia, mentre gli altri canali di informazione in tutto il mondo sono in diretta no-stop, «il canale all news del servizio pubblico decide di aprire alle 22 sul festival Città Identitarie, ideato da Edoardo Sylos Labini. RaiNews24 non aveva mai toccato il fondo in questo modo, mai aveva abdicato così alla sua missione informativa in occasione di un appuntamento elettorale così importante», scrive in una nota il cdr della testata Rai sottolineando di sentirsi «indignato».
«Un tempo la nostra testata metteva in campo tutte le risorse per garantire un servizio impeccabile all’utenza, in occasioni simili. Chiediamo al direttore Petrecca come sia possibile prevedere un approfondimento diverso quando tutte le tv del Continente hanno gli occhi puntati sulle elezioni d’Oltralpe. Verrebbe da pensare che alla debacle della destra il direttore preferisca non dedicare troppo spazio. Petrecca ritiene opportuno, in una serata come questa, dare spazio a un evento non scevro da interessi e legami personali. Una scelta che qualifica la deriva che ha preso da tempo la testata e per la quale ci sentiamo indignati».
Sulla questione è intervenuta anche l’Usigrai con una nota diffusa lunedì 8 luglio: «Sui risultati delle elezioni francesi il Servizio Pubblico non ha fatto nulla per dare conto tempestivamente su quanto stava avvenendo di un voto che parla direttamente al futuro dell’Europa. Mentre Mediaset e La7 – proseguono i rappresentanti sindacali -hanno scelto una programmazione ad hoc per raccontare da subito l’esito del voto, la Rai non si è preoccupata minimamente delle elezioni francesi. I tg di prima serata hanno lasciato pressoché invariata la scaletta tra un servizio sul caldo e uno di cronaca nera, e durante l’access e il primetime vengono trasmessi Techetecheté e un programma di musica su Raiuno, un film su Raidue, e una replica di Report su Raitre ma su tutt’altro.
Per non dire di Rainews24, il canale all news della Rai che, contrariamente al suo mandato editoriale, decide di aprire alle 22 di ieri non con la Francia ma con il festival “Città Identitarie”. Questione che il Cdr ha posto duramente al Direttore che, invece di dare spiegazioni, ne chiede alla rappresentanza sindacale minacciando denunce. Solo il Giornale Radio è andato subito in onda con uno spazio programmato da tempo».
L’Usigrai conclude con una considerazione: «Siamo di fronte, da tempo, a una significativa riduzione degli spazi di informazione, tradizionalmente gestiti dalle testate giornalistiche del Servizio Pubblico; anche da questa scelta sta passando un cambio di narrazione che danneggia la Rai e i cittadini».
Nessuno dei partiti ha raggiunto la maggioranza assoluta il che apre un periodo di consultazioni tra le forze anti Rassemblement per la formaziomne del governo. Il boom della sinistra francese è stato decretato, come al primo tgurno, dalle giovani generazioni di elettori che in massa hanno votato contro il pericolo della Destra, accogliendo in pieno l’invito a impedire la maggioranza al Rassemblement National. Un evento non previsto dai sondaggisti che si sono barcamenati per giorni sull’interrogativo se il Rn sarebbe riuscito o no a prendere la maggioranza di deputati all’assemblea Nazionale.
Marine Le Pen è passata nel giro di pochi giorni dalla probabile guida del governo con il suo delfino Jordan Bardella a terza forza politica della Francia, dietro perfino ai detestati macroniani. L’Europa tira un sospiro di sollievo per la mancata ondata dell’estrema destra che avrebbe potuto far saltare qualsiasi equilibrio.
Il presidente Macron attenderà la formazione della nuova Assemblea per “prendere le decisioni necessarie” fa sapere l’Eliseo. Il capo di Stato, secondo quanto dichiarato dal palazzo presidenziale, non si rivolgerà alla nazione questa sera.
A Parigi, intanto, la folla si è radunata in Piazza della Repubblica lanciando slogan contro Bardella e Le Pen, anche in lingua italiana, e cantando in coro “siamo tutti antifascisti”.
” “Grazie agli elettori per l’ondata patriottica, è il risultato più importante della storia del RN”. Queste le prime parole di Jordan Bardella, dopo i primi risultati. “Purtroppo gli accordi elettorali pericolosi privano i francesi di una politica di risanamento. Questa sera gli accordi elettorali disonorevoli gettano la Francia nelle braccia dell’estrema sinistra di Melenchon”, ha concluso. Sebastian Chenu, membro di spicco del RN, ha affermato che “per colpa di alleanze innaturali, la Francia è nel pantano”.
.“Il Rn è lontano dalla maggioranza assoluta, questo è un enorme sollievo”, ha dichiarato Jean-Luc Melenchon, leader dell’estrema sinistra di La Franced Insoumise. “La maggioranza ha fatto un’altra scelta per il Paese e il presidente deve piegarsi ai risultati della sinistra, che diventa la maggioranza nell’Assemblea, sotto la bandiera della coalizione del Nuovo Fronte Popolare” ha dichiarato. Melenchon ha poi inviato Macron a nominare un nuovo primo ministro dall’alleanza dei partiti di sinistra. “Il primo ministro deve andarsene. Il presidente ha il dovere di chiamare a governare il nuovo Fronte popolare”, ha detto.
Secondo La Libre, Rn arriverebbe a 200 seggi insieme agli alleati, conquistando il primo posto ma lontano dalla maggioranza assoluta (289 seggi) desiderata da Le Pen. Il Nouveau Front Populaire, invece, sarebbe a 170 seggi mentre Ensemble (che raggruppa i partiti della maggioranza presidenziale di Emmanuel Macron) otterrebbe 140 seggi. I Repubblicani e altre destre sono quotati a 60 seggi. Inoltre, La Libre cita un sondaggio realizzato da Ipsos secondo cui Le Pen e alleati sarebbero a 228 seggi, il Fronte popolare a 161 ed Ensemble a 124.
LE REAZIONI IN ITALIA
La sorpresa delle elezioni francesi – con il boom della sinistra, con il Nuovo Fronte Popolare primo, i macroniani secondi e Marine Le Pen solo terza – scatenano le reazioni politiche anche in Italia. Esulta la segretaria del Pd Elly Schlein: «Risultato straordinario per la sinistra unita e una bella risposta di partecipazione. La destra si può battere». Poi il post su Instagram, con scritto «Jamais» («Mai»).
Tra i dem interviene anche il senatore dem Filippo Sensi: «Ha vinto la paura. La scommessa di Macron si è rivelata vincente. Il cordone sanitario nei confronti della peggiore destra europea ha funzionato. Grande mobilitazione e affluenza. A Palazzo Chigi qualcuno sta brindando». E anche la deputata Lia Quartapelle: «Evviva la Francia! Guardando i risultati, Meloni ha di che riflettere».
Fa eco il deputato di Avs Angelo Bonelli che, sempre sui social, cita i versi della Marsigliese: «Allons enfants de la Patrie Le jour de gloire est arrivé ! Contre nous de la tyrannie» e li dedica «a Meloni e Salvini! Grande risultato rosso-verde di NFP! Uniti si vince, avanti in Italia per un’alleanza democratica, antifascista, progressista ed ecologista».
Per la Lega – che sperava nel successo del Rassemblement national di Marine Le Pen – commenta il senatore Claudio Borghi: «I francesi votano sempre. Lasciando la Francia a un ammucchione dominato dalla sinistra hanno regalato la vittoria alle presidenziali alla Le Pen. Capolavoro al contrario di Macron. Adesso buona fortuna con la procedura di infrazione da far gestire a Mélenchon, che sta subito sparando contro Macron e vuole il governo per lui. Mélenchon ha già buttato a mare la riforma delle pensioni. Ciao ciao limiti europei, adesso voglio proprio vedere. Si schianterà in poco tempo e poi ci sarà l’autostrada. Nel frattempo ci sarà il disastro finale di tasse e patrimoniali. Povera Francia. Si consolerà con Mbappé».
“L’ALLENZA DEL DISONORE”
Mentre il popolo della gauche si è riversato spontaneamente a place de la République, a Parigi, per festeggiare una vittoria tanto più bella quanto insperata, è un brutto colpo per Marine Le Pen. Dopo qualche portavoce, è comparso sul palco del quartier generale un Jordan Bardella per la prima volta scuro in volto. Ha subito denunciato le “alleanze contro natura” fra i macroniani e la sinistra, che secondo lui hanno provocato la sconfitta del suo partito: “Purtroppo – ha detto – l’alleanza del disonore e i piccoli accordi elettorali fra Macron e Attal con l’estrema sinistra privano” gli elettori di un governo del Rassemblement e “gettano la Francia nelle braccia di Mélenchon”.
Poi ha reso omaggio, con poca convinzione e non riuscendo a sorridere, “alla dinamica di cui gode il Rn che l’ha portato in testa al primo turno” e gli consente comunque di ottenere un numero storico di deputati, tra 120 e 150. Una magra consolazione stasera, per un partito che era incerto fra il trionfo e la semplice vittoria. Il soffitto di cristallo che impedisce all’estrema destra di governare la Francia è oggi più solido che mai.
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