Il New York Times pubblica in prima pagina un editoriale di George Clooney in cui il divo di Hollywood chiede a Biden di ritirare la sua candidatura alla Casa Bianca: “Amo Joe Biden ma abbiamo bisogno di un nuovo candidato” “Non vinceremo a novembre con questo presidente. Inoltre, non vinceremo la Camera e perderemo il Senato. Questa non è solo la mia opinione; è l’opinione di ogni senatore, membro del Congresso e governatore con cui ho parlato in privato”
Oggi sulla prima pagina del New York Times è apparso un editoriale a firma di George Clooney che è in pratica un appello al Presidnete Biden affinché si ritiri dalla corsa alla Casa Bianca e lasci il posto ad un nuovo candidato per le elezioni di novembre 2024. Le preoccupazioni, all’interno del partito democratico, sono altissime forse non solo per il disastroso dibattito con Trump di due settimane fa. D’altra parte Biden sembra non voler cedere alle pressioni. In questo empasse arriva la presa di posizione, e in parte una “chiamata alle armi”, dell’attore che è tra i maggiori finanziatori del partito.
L’attore dice di non parlare solo a nome suo. Nell’articolo ricorda: “Sono un democratico da sempre e non mi scuso per questo. Sono orgoglioso di ciò che il mio partito rappresenta e di ciò per cui si batte. Come parte della mia partecipazione al processo democratico e a sostegno del candidato che ho scelto, ho guidato alcune delle più grandi raccolte di fondi nella storia del mio partito. Barack Obama nel 2012. Hillary Clinton nel 2016. Joe Biden nel 2020. Il mese scorso ho ospitato la più grande raccolta fondi a sostegno di un candidato democratico di sempre, per la rielezione del Presidente Biden. Dico tutto questo solo per esprimere quanto credo in questo processo e quanto ritengo profondo questo momento.
Amo Joe Biden. Come senatore. Come vicepresidente e come presidente. Lo considero un amico e credo in lui. Credo nel suo carattere. Credo nella sua moralità. Negli ultimi quattro anni ha vinto molte delle battaglie che ha affrontato.
Ma l’unica battaglia che non può vincere è quella contro il tempo. Nessuno di noi può farlo. È devastante dirlo, ma il Joe Biden che ho visto tre settimane fa alla raccolta fondi non era il Joe “big F-ing deal” del 2010. Non era nemmeno il Joe Biden del 2020. Era lo stesso uomo che abbiamo visto tutti al dibattito.”
E ricordando il dibattitto aggiunge: “Era stanco? Sì. Un raffreddore? Forse. Ma i nostri leader di partito devono smetterla di dirci che 51 milioni di persone non hanno visto quello che abbiamo appena visto. Siamo tutti così terrorizzati dalla prospettiva di un secondo mandato di Trump che abbiamo scelto di ignorare ogni segnale di pericolo. L’intervista di George Stephanopoulos ha solo rafforzato ciò che abbiamo visto la settimana precedente. Come democratici, tratteniamo collettivamente il respiro o abbassiamo il volume ogni volta che vediamo il Presidente, che rispettiamo, scendere dall’Air Force One o tornare al microfono per rispondere a una domanda non scritta.
È giusto sottolineare queste cose? Deve esserlo. Si tratta di età. Niente di più. Ma anche nulla che possa essere ribaltato. Non vinceremo a novembre con questo presidente. Inoltre, non vinceremo la Camera e perderemo il Senato. Questa non è solo la mia opinione; è l’opinione di ogni senatore, membro del Congresso e governatore con cui ho parlato in privato. Ognuno di loro, a prescindere da ciò che dice pubblicamente. I Democratici più importanti – Chuck Schumer, Hakeem Jeffries, Nancy Pelosi – e i senatori, i rappresentanti e gli altri candidati che rischiano di perdere a novembre devono chiedere al Presidente di farsi volontariamente da parte”.
E poi fa un quadro per i prossimi passi da fare: “Tutte le storie spaventose che ci vengono raccontate su ciò che accadrebbe in seguito non sono vere. Con ogni probabilità, il denaro presente nelle casse di Biden-Harris potrebbe essere destinato a contribuire all’elezione del ticket presidenziale e di altri Democratici. Il nuovo candidato non resterebbe fuori dalle urne in Ohio. Noi democratici abbiamo una panchina molto stimolante. Non consacriamo leader o ci lasciamo influenzare da un culto della personalità; votiamo per un presidente. Possiamo facilmente prevedere che un gruppo di democratici forti si faccia avanti per dirci perché sono i più qualificati a guidare questo Paese e ad affrontare alcune delle tendenze profondamente preoccupanti che stiamo vedendo da quel tour di vendetta che Donald Trump chiama campagna presidenziale.
Ascoltiamo Wes Moore e Kamala Harris e Gretchen Whitmer e Gavin Newsom e Andy Beshear e J.B. Pritzker e altri. Concordiamo sul fatto che i candidati non si attacchino l’un l’altro ma, nel breve tempo a nostra disposizione, si concentrino su ciò che farà volare questo Paese. Poi potremmo andare alla convention democratica del mese prossimo e trovare una soluzione”.