di Claudia Zamorani
‘La città che vogliamo’ era la sfida del recente incontro al Grisù’. L’idea della Ferrara che vorrei l’ho ben chiara, e probabilmente tutti quanti noi considerata la recente competizione elettorale. Vorrei che da Ferrara partisse un nuovo Umanesimo civile che ponesse la persona al centro e la tutela del Bene comune.
La vorrei non più indifferente e un impegno civile più incisivo in difesa della qualità del lavoro, che deve essere un luogo di realizzazione delle più profonde aspirazioni umane.
Vorrei più occupazione e di qualità, specie giovanile e femminile. Biblioteche aperte 7 giorni su 7, anche di sera: BLA, BLA, BLA.
Tutto questo non interessa a nessuno. Almeno, non alla maggioranza dei ferraresi. Prima lo capiamo, meglio è. Interessa solo a noi, una ristretta compagnia di giro che con regolarità si incontra per confrontarsi, come oggi, per raccontarsela e alla fine si fa pure l’applauso.
Ma è come se ci parlassimo allo specchio perché siamo sempre noi, sempre gli stessi, le stesse facce, mentre là fuori tutto scorre con una disarmante semplicità. E, alla fine, vince.
Alla maggior parte dei ferraresi la città che vogliamo non interessa. E’ una domanda che non si pongono e che non se la porranno mai. Perché?
L’altro giorno parlavo con Anna, una simpatica signora sulla settantina, schietta, sorridente, occhi vispi, classe media, ben integrata, con figli, nipoti. E’ tra le tante ferraresi che hanno votato Fabbri: non l’avrei mai detto. Le ho chiesto, con un misto di curiosità e stupore, perché? per capire. Mi ha guardato un pò stupita del mio stupore e mi ha risposto con semplicità: perché è un bravo sindaco.
Lo dimostrano in particolare 3 cose, mi ha spiegato. La prima, ‘Hai visto quanto è bella la Darsena?’. ‘Ma guarda che l’idea viene da lontano, non da loro’, le ho spiegato. ‘Davvero? Non lo sapevo. Allora la prossima volta voto te’ mi ha detto sorridendo.
La seconda cosa per cui ha votato Fabbri sono le strade, ‘Ma non hai visto quante strade hanno rifatto?’ Ah. La terza e ultima cosa: perché se Fabbri ti vede in giro ti saluta, è sempre in mezzo ai cittadini, è uno di noi. Ecco: uno di noi.
Noi siamo qua a arrovellarci sulla città che vogliamo, a una progettualità forse anche prematura (considerato il lutto ancora fresco), quando le risposte sono di una disarmante semplicità. Mentre noi continuiamo a fare sempre gli stessi errori come inceppati in un eterno (non) ritorno, imbrigliati come mosche nella ragnatela in rissosi, eterni tavoli per il programma, gli altri vincono.
Mentre noi perseveriamo in novecenteschi tiri al piccione da fuoco amico grazie al tragico protagonismo di dinosauri della politica che non si rassegnano al tempo che passa e a voler uscire di scena, e piuttosto che muoia Sansone e tutti i filistei, gli altri continuano a vincere.
Mentre la politica continua a mancare di generosità verso la possibilità di un reale rinnovamento, gli altri salgono nuovamente al municipio. Forse più che continuare a struggerci attorno a domande filosofiche e all’idea della città che vogliamo, di cui in fondo non importa niente a nessuno, dovremmo avere il coraggio, la GENEROSITA’ e la semplicità di lasciare spazio al rinnovamento. Quello vero: fatto di volti nuovi, passione, coraggio.
Per i dinosauri della politica, che ringraziamo molto per le energie profuse in passato, è tempo di fare un passo indietro e di lasciare finalmente spazio al futuro e al rinnovamento. Quello vero. Senza giochetti dietro alle quinte. Senza burattini e burattinai di sorta. Aria nuova.
—-
Pagina FB: https://www.facebook.com/finalmente2024
Gruppo FB: https://www.facebook.com/groups/finalmente2024