Italiani spremuti come limoni nelle bollette di luce e gas. Lo scrive l’Arera che auspica un serio intervento dello Stato per allineare tariffe a costi e colpire gli extra-profitti. L’Arera è l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente ed è un’autorità amministrativa indipendente che ha la funzione di favorire lo sviluppo di mercati concorrenziali nelle filiere elettriche, del gas naturale e dell’acqua potabile, teleriscaldamento/teleraffrescamento e smaltimento dei rifiuti, principalmente tramite la regolazione tariffaria, dell’accesso alle reti, dello standard di qualità dei servizi, del funzionamento dei mercati e la tutela dei clienti e degli utenti finali. Le risorse per il suo funzionamento non provengono dal bilancio dello Stato ma da un contributo sui ricavi degli operatori regolati.
Nella sua ultima relazione, l’Arera ha certificato che in Italia i prezzi risultano più elevati rispetto agli altri Paesi europei, che gli oneri di sistema pesano troppo e che le tariffe sul mercato libero sono poco convenienti. La notizia viene rilanciata da Assoutenti che da mesi conduce una campagna contro gli eccessi delle bollette enrgetiche.
“Siamo lieti che finalmente Arera confermi quanto Assoutenti denuncia da oramai due anni, ma non basta certificare le criticità energetiche del nostro Paese: serve intervenire per evitare gli italiani siano spremuti come limoni attraverso le bollette di luce e gas – afferma il presidente onorario e responsabile energia di Assoutenti, Furio Truzzi – Quanto sta accadendo sul mercato libero, con offerte del tutto non convenienti per i consumatori e tariffe eccessivamente alte nonostante il ridimensionamento delle quotazioni sui mercati, dimostra l’esigenza di un intervento da parte dello Stato per definire tariffe allineate con i costi di produzione e un giusto profitto per le società energetiche”.
In tal senso gli extraprofitti degli operatori vanno eliminati alla radice, perché non è più tollerabile che, terminata la crisi energetica, pochi fortunati continuino ad arricchirsi a danno di milioni di utenti” – conclude Truzzi.