L’accusa è triplice omicidio aggravato dalla premeditazione. Il 17enne che ha sterminato la propria famiglia – padre, madre e fratello di 12 anni – nella notte di passaggio tra agosto e settembre continua a ripetere a chi lo incontra lo stesso stupore per il gesto che ha compiuto: “Vivevo questo disagio, un’angoscia esistenziale, ma non pensavo di arrivare a uccidere, non mi so spiegare cosa mi sia scattato quella sera, purtroppo è successo”.
Al momento si trova al centro di prima accoglienza del carcere minorile Beccaria e, in attesa della convalida di arresto, stamani ha ricevuto la visita del suo legale di fiducia, l’avvocato Amedeo Rizza. “E’ provato, sta prendendo consapevolezza di ciò che ha fatto, anche se non riesce a darsi una spiegazione”, ha detto il legale ai giornalisti.
Intanto è stato fissato per giovedì 5 settembre l’interrogatorio di convalida dell’arresto: l’udienza si terrà in mattinata nel carcere Beccaria. La procura per i minorenni ha chiesto la convalida e oggi le pm gli hanno chiesto ulteriori chiarimenti sul possibile movente. Lo studente ha ribadito il suo “disagio” e la” voglia di liberarsi, emanciparsi dalla famiglia”, anche se non ha parlato di episodi specifici che avrebbero causato il “malessere”.
Parla l’ex compagno di banco di Riccardo: “È un ragazzo in difficoltà, bisogna aiutarlo” I famigliari di papà Fabio e mamma Daniela, sconvolti dall’accaduto, non hanno ancora voluto rilasciare dichiarazioni, ma i nonni del 17enne hanno già manifestato l’intenzione di incontrare il nipote, forse per capire e forse per poter sperare in un suo futuro recupero. L’incontro non sarà però possibile prima dell’udienza di convalida.
E bisognerà scavare anche nell’animo di un ragazzo attorno al quale ora la famiglia che gli resta, tra cui i nonni paterni e gli zii che abitano a pochi passi dalla villetta della strage, gli fa quadrato intorno.
Una protezione che potrebbe dargli forza per affrontare poi un processo doloroso e ora un’attenzione mediatica su cui il Garante della privacy ha richiamato la stampa al rispetto delle norme che riguardano i minori. “I giovani manifestano un malessere importante soprattutto negli aspetti che riguardano la socialità e purtroppo possiamo fare molto poco perché non possono rivolgersi direttamente a un consulto psicologo o psichiatrico”, come ha affermato la procuratrice Ditaranto.
“Ho pensato che uccidendoli tutti mi sarei liberato da questo disagio. “Una strage efferata, apparentemente senza alcuna ragione. “Ha capito che non può tornare indietro, lui non si dà una spiegazione di quello che ha fatto”. Una frase che illumina la strage a Paderno Dugnano quella della procuratrice Sabrina Ditaranto, a capo come facente funzione della Procura per i minorenni di Milano.
Ha confessato di avere colpito per primo con “un grosso coltello da cucina” il fratello che dormiva nella sua stessa stanza le cui urla hanno richiamato la madre. Appena entrata nella cameretta, la donna è stata a sua volta ferita a morte e, subito dopo, il padre, ucciso mentre stava soccorrendo il bambino di dodici anni. La famiglia aveva poche ore prima festeggiato il cinquantunesimo compleanno dell’uomo.
Poi ha chiamato il 112 alle due di notte. In caserma nel lungo e doloroso interrogatorio ha iniziato a rendersi conto di cosa ha fatto, stupendosi: “Non pensavo che avrebbero sofferto così tanto”. Da un primo esame del telefono, delle chat, dei giochi elettronici non è emerso nulla di significativo e ha già cominciato i colloqui con gli educatori al Beccaria. Più avanti, dopo la convalida, saranno svolti anche gli accertamenti su eventuali disturbi psichiatrici. Due sere fadalla caserma sono usciti su un furgoncino grigio la nonna e lo zio, i volti attoniti.
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“Ha capito che non può tornare indietro, lui non si dà una spiegazione di quello che ha fatto”. Una frase che illumina la strage famigliare a Paderno Dugnano quella della procuratrice Sabrina Ditaranto, a capo come facente funzione la Procura per i minorenni di Mila.
“Dal punto di vista giudiziario non abbiamo un movente tecnicamente valido”, dice ancora la procuratrice in conferenza stampa. “Dal punto di vista sociologico e psicologico ovviamente sono aperte le indagini. Anche il 17enne non si dà una spiegazione. “Ha parlato di un malessere suo, non collegato alla famiglia, era un pensiero che aveva da qualche giorno, non collegato ad un impeto”, ha aggiunto. Al minorenne viene contestato l’omicidio aggravato dalla premeditazione (per essersi prima recato in cucina a prendere il coltello), dall’aver ucciso una vittima minore, dai legami famigliari delle persone uccise e dall’avere agito mentre dormivano.
LE PAROLE DEL 17ENNE
«Non c’è un vero motivo per cui li ho uccisi. Mi sentivo un corpo estraneo nella mia famiglia. Oppresso. Ho pensato che uccidendoli tutti mi sarei liberato da questo disagio. Me ne sono accorto un minuto dopo: ho capito che non era uccidendoli che mi sarei liberato».
Ha parlato di un “malessere”, per spiegare quel senso di “oppressione”, solitudine ed estraniamento, il 17enne che nella notte tra sabato e domenica a Paderno Dugnano (Milano) ha ucciso padre, madre e fratello a coltellate. Un “malessere”, questo il termine messo a verbale dal ragazzo davanti a inquirenti e investigatori, non solo in relazione alla famiglia, ma anche più in generale alla società. Ha pianto a lungo e chi l’ha visto nelle ore dell’interrogatorio ha trovato un ragazzo “fragilissimo”. Il 17enne si trova nel centro di prima accoglienza del Beccaria di Milano in attesa dell’udienza di convalida dell’arresto.
Riccardo, il ragazzo di 17 anni di Paderno Dugnano che ha ucciso con un coltello i genitori e il fratellino di 12 anni prova a raccontare così al pm dei minori Sabrina Ditaranto che cosa l’ha spinto a uccidere la propria famiglia. Nella notte è stato lo stesso adolescente a dare l’allarme intorno all’una, chiamando il 118 per dire “Venite, ho ucciso mio padre”. I soccorritori avevano così allertato i carabinieri che lo avevano raggiunto così nell’abitazione, dove nella stessa stanza c’erano i corpi di degli altri famigliari.
In un primo momento il 17enne – che non presentava ferite – aveva riferito di aver colpito solo il padre, dopo averlo trovato accovacciato nella cameretta del fratellino con accanto un coltello e la madre con il 12enne morti. Un racconto che da subito non aveva convinto del tutto gli inquirenti, anche se dall’inizio era stata esclusa l’ipotesi di una rapina, vista anche la casa ordine. aveva ”Lui ha immediatamente ritrattato la versione iniziale e ha confessato i tre omicidi” spiega in conferenza stampa la procuratrice del tribunale per i minorenni di Milano Sabrina Ditaranto.
L’interrogatorio è durato più di 12 ore. Dice di essersi alzato mentre gli altri dormivano per andare in cucina a prendere un «coltello da carne» e di avere colpito per primo («ma senza una ragione precisa») il fratellino. La confessione è un monologo inframmezzato dalle lacrime: «Non è successo niente di particolare sabato sera. Ma ci pensavo da un po’, era una cosa che covavo». “Il 17enne ha aggredito il fratello mentre dormiva, ma in qualche modo si è svegliato e ha fatto svegliare a sua volta i genitori. Quando sono arrivati prima ha colpito la madre e poi quando la madre si è accasciata, ha colpito il padre, di spalle, mentre prestava soccorso al figlio minore”.
Il primo esame del medico legale svolto sui corpi delle vittime e i rilievi della scientifica all’interno dell’abitazione, hanno evidenziato che il numero maggiore di coltellate, si parla di decine, sono state inferte al 12enne, che al momento dell’aggressione era nel suo letto. Madre e padre sono stati invece trovati a terra, con indosso a loro volta biancheria da notte. È quindi possibile che i genitori, richiamati dalle urla del figlio minore, siano entrati nella stanza probabilmente in due momenti diversi.
Frequentava il liceo scientifico Gadda di Paderno e a giorni avrebbe iniziato la quinta. Giocava a pallavolo, usciva con gli amici, dalle testimonianze emerge un ragazzo come tanti. Ma nessuno aveva intercettato quel “disagio”, che lo stesso ragazzo fa fatica a raccontare: «Non so davvero come spiegarlo. Mi sento solo anche in mezzo agli altri». A casa come con gli amici, che non gli mancavano: «Non avevo un vero dialogo con nessuno. Era come se nessuno mi comprendesse». Nei prossimi giorni cominceranno i colloqui con gli psicologi del Beccaria, dove è in arresto per omicidio plurimo. A chi lo interroga sembra un ragazzo «intelligente», forse più della media. La sua appare come una confessione «autentica». Non parla di bullismo, di sessualità, di problemi con le droghe.
Secondo quanto emerge dalle prime fasi dell’indagine, secondo quanto riportato dalla pm Sabrina Ditaranto, non c’erano indizi che facessero pensare a una progettazione dell’omicidio: “Non c’era nessun segnale di allarme rispetto a quello che è successo. C’è da dire che lui è sempre stato molto riservato per cui un eventuale atteggiamento più pensieroso poteva passare inosservato”.
Lo ha affermato la pm parlando del giovane durante la conferenza stampa. Le indagini si concentreranno anche sulle analisi dei dispositivi elettronici utilizzati in famiglia per capire se ci fossero degli elementi che possano aiutare a contestualizzare il triplice omicidio. Al momento infatti non è emerso niente che potesse dare indicazioni ai carabinieri. L’unica segnalazione che la procuratrice ha fatto emergere è la presenza “di musica molto triste”. Il 17enne non aveva espresso alcun disagio particolare nei giorni precedenti, durante la festa di compleanno del padre alla quale aveva partecipato proprio la sera prima. Aveva preso per la prima volta una materia a settembre ma il suo “malessere interiore” che lo faceva pensare all’omicidio, “all’uccidere in generale”, non troverebbe spiegazione in questo esame, che non ha fatto in tempo a dare.