mercoledì 27 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

IL FLOP del Liceo del Made in Italy non frena il governo: niente stop

Liceo del Made in Italy. Il Consiglio di Stato ha sospeso il parere sul regolamento, ma la Conferenza Stato-Regioni – pur in presenza del clamoroso flop delle iscrizioni (appena 375, lo 0,08% del totale degli studenti italiani – ha dato il via libera al proseguimento della sperimentazione nonostante la bocciatura delle famiglie.  Un liceo, a parere di molti, inconsistente e frettoloso. Ma il ministero dell’Istruzione è deciso ad andare avanti: “Il parere del Consiglio di Stato è interlocutorio e quindi non definitivo”.

La Sezione Consultiva per gli Atti Normativi aveva espresso alcune perplessità, sospendendo il parere sul regolamento che definisce il quadro orario degli insegnamenti e degli specifici risultati di apprendimento. Dubbi anche sui costi: nella relazione tecnica non viene precisato che “tale disposizione non comporta nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. Non si sono fatte attendere le reazioni politiche. Il M5S: “Ennesima prova dell’incapacità di Valditara”. Il Pd: “Un altro fallimento del governo. Ecco cosa accade a fare le riforme di fretta, solo per inseguire un titolo di giornale”. Nella giornata di ogg, comunque, è pervenuto il parere della Conferenza Stato-Regioni, pienamente favorevole.

Peraltro, nel parere del Consiglio di Stato non vengono poste osservazioni rilevanti e, dunque, non ci sarà alcuno ‘stop'”. E anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, dice: i primi corsi del liceo del Made in Italy sono già iniziati in queste ore”.

Dubbi sono emersi anche  in merito alla Fondazione “Imprese e competenze per il Made in Italy”, incaricata di supportare il potenziamento e l’ampliamento dell’offerta formativa. Il Consiglio di Stato ha chiesto maggiore chiarezza sui significati di “potenziamento” e “ampliamento” e si è mostrato inoltre preoccupato sui costi di questo liceo, constatando che su questo punto nella relazione tecnica di accompagnamento non viene specificamente precisato che “tale disposizione non comporta nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.

“La storia del liceo del Made in Italy, voluto dal governo Meloni, è quella di un fallimento annunciato, per numerose ragioni – hanno scritto alcune settimane fa Andrea Gavosto e Marco Gioannini su Lavoce.info – il nuovo indirizzo è stato infatti presentato con molta enfasi, ma con contenuti didattici confusi (manca ancora il dettaglio delle materie dopo il secondo anno) e senza alcuna evidenza che rispondesse a una reale esigenza delle famiglie. Si aggiungano tempi di attivazione così stretti da mettere in seria difficoltà gli istituti scolastici che potevano candidarsi e da impedire a studenti e famiglie di acquisire le informazioni necessarie per una scelta ponderata in vista delle iscrizioni, che si svolgono fra gennaio e febbraio”.

Con queste premesse, era difficile che il nuovo liceo incontrasse il favore delle scuole. E difficilmente incontrerà quello di studenti e famiglie, almeno per questo anno scolastico. La falsa partenza potrebbe avere riflessi negativi anche per i successivi: ma non è detto che sia un male. Fin dall’inizio la vicenda aveva suscitato perplessità. La futura nascita del liceo del Made in Italy viene, infatti, annunciata a sorpresa a Vinitaly il 3 aprile 2023 dalla stessa Giorgia Meloni, senza la presenza del ministro dell’Istruzione e del Merito, alimentando il sospetto che non ne fosse a conoscenza. A suggerire l’idea del nuovo liceo alla presidente del Consiglio è stato infatti un altro ministro, Adolfo Urso, di Fratelli d’Italia, titolare del dicastero delle Imprese e – appunto – del made in Italy.

GLI ESPERTI DELLA TECNICA DELLA SCUOLA

Giugno 2024 – Grande è la confusione sopra il cielo dei licei del Made in Italy e la situazione – per restare all’adagio attribuito a Mao Tse-tung – è tutt’altro che eccellente. La faccenda è nota: sono state al di sotto delle aspettative le iscrizioni dei ragazzi alle due “punte di diamante” del progetto di rinnovamento scolastico promosso dal governo, e cioè il Liceo del “made in Italy” e il percorso 4+2 della cosiddetta filiera tecnico-professionale.  Soprattutto nel primo caso, il liceo che avrebbe dovuto rilanciare i prodotti nazionali, in tutto il Paese ci sono state appena 375 iscrizioni, lo 0,08% del totale. Veramente troppo poche per un liceo che avrebbe dovuto, nelle intenzioni espresse dal governo, “in vista dell’allineamento tra la domanda e l’offerta di lavoro, promuovere le conoscenze, le abilità e le competenze connesse al made in Italy”.

Inoltre, secondo una nota inviata dal ministero alle scuole, il nuovo percorso dovrebbe consentire agli studenti di “sviluppare competenze imprenditoriali idonee alla promozione e alla valorizzazione degli specifici settori produttivi del made in Italy”.

Di fronte alle 375 iscrizioni il ministro Giuseppe Valditara e la sottosegretaria Paola Frassinetti hanno fatto buon viso a cattivo gioco, rilasciando commenti di moderata soddisfazione. Ma ora bisogna farle partire queste benedette “prime” dei nuovi licei. In termini numerici con 375 alunni si potrebbero formare all’incirca una quindicina di classi: il fatto è che le iscrizioni sono disperse tra la novantina di scuole, in 19 regioni, che hanno aderito al progetto del Governo. Le regioni sono 19, e non 20, perché l’ostracismo della Campania ha finora fermato le 22 scuole che avevano aderito al progetto (8 tra Napoli e provincia, 6 nel Casertano, 4 nel Salernitano, 2 in Irpinia e 2 nel Sannio).

Caso Campania a parte, è possibile, a conti fatti, che in molte scuole non ci siano i numeri per attivare le prime classi del liceo Made in Italy. Difficile, infatti, ipotizzare che si possano autorizzare anche classi da 7-8 alunni, perché si rischierebbe di creare un precedente: quello di formare classi al di sotto dei tetti minimi fissati dalle norme di legge. Più facile ipotizzare che i dirigenti scolastici possano favorire un dialogo con i genitori degli alunni iscritti al LES, il liceo economico- sociale per favorire un travaso di iscritti tra i due tipi di liceo, visto che il liceo delle Scienze umane con indirizzo economico-sociale ha registrato oltre 84.000 iscritti.

Da una serie di contatti che il sito La Tecnica della Scuola ha avuto con docenti e amministrativi di molte delle scuole che hanno aderito, in varie regioni, sembra che questa possa essere una soluzione. Nessuno però vuole uscire ancora allo scoperto, anche per non restare “bruciati”, come è accaduto al dirigente dell’Istituto lombardo Munari di Crema, che sembrava essere riuscito ad attivare una classe del liceo Made in Italy, partendo da una sola iscrizione. La senatrice Simona Malpezzi (Pd) l’aveva definita “una forzatura inaccettabile” e proteste erano arrivate anche dalla senatrice Aurora Floridia, di Alleanza Verdi e Sinistra.

Poi una dichiarazione del preside della scuola Munari, riportata dal quotidiano “La Provincia”, ha troncato ogni polemica: Senza adesioni volontarie da parte delle famiglie,il liceo del Made in Italy non partirà”. La scuola proporrà agli iscritti all’economico-sociale di spostare l’iscrizione sul Made in Italy, ma, se non ci saranno adesioni, il Made in Italy non si farà.

Di certo, come dicono la senatrice Malpezzi ed altre voci non solo dell’opposizione, “la riforma è nata male e di corsa”, ma le prospettive, per i giovani, di affermazione professionale e di dare un contributo alla crescita del proprio paese e della propria regione sono comunque interessanti.

 

 

 

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