domenica 22 Dicembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

Coraggio, mie piccole donne, è arrivato settembre

di Sara Di Antonio

— Fa freddo, sembra autunno, e G. manda una foto delle sue unghie rosse sgargianti: “è arrivata l’ora -deve essersi detta- che io faccia la donna e non la ragazzina”. Lo fa alla quasi vigilia dei suoi diciott’anni, qualsiasi cosa significa compierli nel 2024, un’epoca in cui non si è grandi mai.

Di V., so ben poco, altrimenti non si chiamerebbe Sfinge, e per sconfiggere l’ansia della prima superiore, inanella i mestieri che vorrebbe fare una volta grande. Si va dal chimico, alla bidella, al pasticciere, e io probabilmente dovrei avere letto lo speciale del Corriere sulle lauree per cui si è pagati di più in Italia; ma questo freddo inatteso mi ha sconfitto, e limito ad annuire di fronte a questo elenco, mentre pavento la gestione dei due diversi registri elettronici, vero orrore moderno.

Sono pronta ad affrontare una nuova scuola superiore, e i mamma ti odio sbattendo la porta, i peluche ancora sul letto, così come l’odore di profumi nauseanti e dolcissimi nelle loro camere private. Per trovare la forza devo pensare di essere altrove, dove ci si butta in mare per il bagno di metà settembre, assaporando la brezza senza i turisti.

Nella mia Alba, la giovane Silvia continua a gestire la sua enoteca preparandosi a nuove competizioni, nuovi riconoscimenti, nuovi esami. Poco distante, si prepara tra merletti e fiori la mia amica F., presto sposa. Ivan, dopo una stagione di bagni tra i delfini, inscatola il suo stabilimento balneare, non dimenticando di lasciare qualche lettino per gli accaniti del sole, come me.

Sono tutti trepidanti nei loro progetti, in tutti i loro inizi, mentre io, come sempre a settembre, sono recalcitrante e fiacca: ma ho la forza di guardare Mohamed, che sfreccia deciso in monopattino sotto casa mia, e di sorridergli perché mi mette allegria. Il ragazzino africano che insegue la sorella ridendo, la sarta cinese appena rientrata dal suo Paese, il pizzicagnolo pakistano che ha le uova più buone del quartiere. Tutto è, come sempre, quieto e rassicurante.

Riprendo l’uso delle calze e delle scarpe chiuse, la giacca di pelle indossata con gratitudine chiusa sul petto, le consuete commissioni della ripartenza.
Poi guardo il negozio di manicure sotto l’isolato san Rocco, dentro c’è una ragazza che potrebbe essere mia figlia, la osservo mentre si fa dipingere le unghie. Anche lei ha scelto il rosso.
Coraggio, e buona fortuna, mie piccole donne, settembre è arrivato.

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