sabato 26 Ottobre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

Rischi dalle acque stagnanti, scatta l’allarme sanitario: “Via dalle case”

Scatta l’allarme sanitario in alcune zone dell’alluvione. A Conselice, vicino a Imola, la sindaca, Paola Pula, ha firmato un’ordinanza che impone ai cittadini delle zone ancora allagate di lasciare le proprie abitazioni per motivi igienico sanitari: ‘Difficoltà nello smaltire le acque’.

Dopo l’alluvione dei giorni scorsi, il Comune di Conselice è invaso da un fetido odore nell’aria addirittura da voltastomaco con l’acqua stagnante che ha assunto una colorazione marrone scuro, imputridita qua e là da chiazze opache sulla superficie. Una vera e propria palude. I militari stanno donando disinfettanti contro il tetano. Vaccinazioni straordinarie sono in corso a Forlì e Cesena. In tutte le zone alluvionate resta in vigore anche domani, sabato 27, l’allerta rossa.

Google ha esteso a ben 80 Paesi del mondo, dai 20 iniziali, il servizio di previsione delle inondazioni, Flood Hub, che ora coprirà un’area abitata da 460 milioni di persone, in Italia però osserverà solo il Nord, con un controllo incentrato sul fiume Po. Resta, però, fondamentale un’esigenza: pulire il territorio.

Il sistema basato sull’Intelligenza Artificiale raccoglie dati dalle previsioni meteo e dalle immagini rilevate dai satelliti, e combinerà due modelli: quello idrologico, che prevede la quantità d’acqua che scorre in un fiume, e quello di inondazione, che fa sapere in anticipo quali aree saranno investite dall’alluvione e quanto sarà profonda l’acqua.

Flood Hub allungherà anche il tempo dell’anticipo della sua previsione: dalle 48 ore di un anno fa, quando il servizio è partito, adesso si spingerà fino a un’intera settimana, tempo più che sufficiente a contrastare l’emergenza ma che, ovviamente, non può rivolgersi alle soluzioni strutturali dei vari problemi dei territori che la recente alluvione ha drammaticamente evidenziato.  Il motore di ricerca, inoltre, sta per integrare le varie allerte in Google Maps per far sì che le persone interessate possano venirne a conoscenza più rapidamente e con più facilità.

Ma l’emergenza alluvione pone un grande interrogativo: questo fenomeno è davvero dovuto all’onnicomprensivo cambiamento climatico oppure bisogna guardare con meno faciloneria e superficialità all’azione dannosa e irresponsabile dell’uomo?

I geologi, categoria di studiosi bistrattata dai vari scienziati “dello sviluppo a ogni costo” e dai costruttori, hanno dato spiegazioni scientifiche fondate e veritiere, che mettono in secondo piano la generica e assolutoria spiegazione incentrata sugli effetti del clima.
Ci si chiede: se esiste l’acclarata emergenza climatica, perché non si è fatto e non si fa qualcosa per prevenire le sue conseguenze sulle popolazioni e sui beni comuni? Come mai non si arresta la proliferazione di costruzioni in luoghi spesso improponibili?

Non basta ricondurre il tutto a eventi catastrofici come se dovuti a una sfiga che assilla da sempre l’Italia, una specie di nube di Fantozzi che sorvola soltanto il nostro Paese.
Ci sono aspetti, molti segnalati da illustri cattedratici e geologi, che in queste giornate sono stati relegati in secondo piano. Invece sarebbe bene affrontarli e porli al centro delle varie analisi del giorno dopo.

Un disastro, quello della Romagna, che deriva dal nostro territorio. Dopo l’alluvione di Ischia, un anno fa, l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) aveva pubblicato un rapporto sui vari rischi idrogeologici presenti in Italia, quasi del tutto esposta alle inondazioni, alle frane e all’erosione delle coste.

Il nostro ecosistema, per la sua posizione geografica e morfologia, è unico al mondo. Se a ciò si associa il fatto di avere un terreno fragile e insidioso, è facile prevedere che dinanzi a qualsiasi evento eccezionale il nostro Paese sarà sempre in pericolo.

(Leggete il commento di Luca)

Qualsiasi amministratore pubblico chiamato ad affrontare e a risolvere situazioni difficili e spesso contraddittorie dovrebbe tenere a mente elementari precauzioni, in nome della sicurezza, tralasciando la filosofia dello sviluppo a qualsiasi costo, spesso alimentato da generose donazioni elettoriali e non.

Le soluzioni dovrebbero essere radicali, come radicali sono i problemi che si presentano e che siamo costretti ad affrontare sempre in emergenza e con l’irresponsabile e consolatoria motivazione di essere investiti da fenomeni più grandi di noi. Come se in passato inondazioni, epidemie, guerre, terremoti non fossero mai esistiti.

Non è più sostenibile costruire ovunque o dire che la soluzione dei problemi sia prevedere nuove opere. Forse serve, molto più semplicemene, dire basta allo sfruttamento di nuovi terreni, al consumo del suolo e, si ha davvero coraggio, abbattere quanto già costruito.

Non vi spaventa, ad esempio, vedere una città abusiva insediata da anni ormai sulle pendici del Vesuvio? E se il vulcano dovesse svegliarsi all’improvviso? Imprecheremmo contro la sfiga che ci perseguita da secoli, dall’eruzione di Pompei ed Ercolano?

Foto da damremoval.eu

C’è un’altra strada che potrebbe mitigare gli effetti di un’alluvione: quella che porta a rimuovere gli ostacoli che frenano il naturale fluire dei corsi d’acqua. Lo indica uno studio pubblicato su Nature. Nei fiumi di tutta Europa, srive la rivista scientifica, sono presenti oltre un milione e 200mila barriere, dighe e ostacoli obsoleti che favoriscono l’accumulo di detriti con il conseguente rischio di esondazione.

L’Unione Europea ha lanciato l’iniziativa Dam Removal Europe concentrata proprio sulla rimozione delle barriere vecchie e superflue per ridurre i rischi. Ebbene, l’Italia è all’ultimo posto nella classifica delle rimozioni degli ostacoli: nemmeno una eseguita tra il 2021 e 2022. Nel resto d’Europa, solo l’anno scorso, ne sono state fatte ben 325.

Tale semplice precauzione viene chiamata rimozione degli ostacoli. Meglio definirla, però, pulizia del territorio. Pulire ma anche costruire dove si può. Avete mai visto una chiesa costruita sotto il livello del fiume? O un castello? Secoli fa sapevano da dove arrivavano i pericoli e sapevano agire di conseguenza. Oggi dobbiamo affidarci alle previsioni di Google Flood Hub. Dubbio finale: una volta ricevuto l’allerta, che facciamo? Spostiamo, in una settimana, città, paesi, fiumi e torrenti?

Piero Di Antonio

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1 commento

  1. Se anche l’Italia, e soprattutto l’Emilia Romagna, avessero provveduto alla rimozione di ostacoli nei propri fiumi tra il 2021 e 2022, forse avremmo avuto meno danni. Tuttavia, la Romagna è da sempre una zona alluvionale, dove in altri periodi storici ci sono già state piogge intense ma che hanno procurato danni assai meno ingenti rispetto ad oggi. La differenza è che nel corso dei decenni, l’urbanizzazione selvaggia, disorganizzata, speculativa ha eroso sempre più le aree golenali, riducendo i fiumi a meri condotti, talvolta “tombati” persino dalle case.
    Paradossalmente, i periodi di siccità andrebbero visti come opportunità, essendo momenti proficui per provvedere alle manutenzioni dei nostri corsi d’acqua!

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