- Scuole riaperte da pochi giorni. E‘ benaugurante per gli studenti ricordare e far comprendere – attraverso una grande foto – come l’Italia sia riuscita nel dopoguerra ad attirare l’attenzione del mondo, stupendolo. Lo si definì “miracolo italiano”, ma questo scatto era ed è tuttora molto eloquente su come l’istruzione fosse al centro dei pensieri delle famiglie a tal punto da meritare il sacrificio e la fatica di dover superare ostacoli che oggi, a un qualsiasi adolescente o genitore, sembrerebbero insormontabili.
In quegli anni si voleva ad ogni costo affrancare i figli da destini faticosi e umili. Bisognava andare avanti, crescere, migliorarsi sempre e comunque, conquistare l’autostima. La scuola, l’istruzione, la cultura erano perciò gli strumenti insostituibili cui aggrapparsi per un futuro appagante.
L’articolo che segue è uno dei 135 scritti che compongono il libro Purgatorio Italia, edito dal sito su cui state navigando, a disposizione dei lettori sugli store online di varie case editrici, tra non molto nelle librerie.
— (PdA) A scuola sfidando il fiume. 19 marzo 1959: una mamma e sette bambini di Gainazzo, Fondo Barbetta e Castellino, minuscole frazioni di Guiglia, già di suo piccolo comune dell’Appennino modenese, per recarsi a valle attraversavano il Panaro con una carrucola.
La funivia Anni Cinquanta trasportava il sogno di diventare grandi: restò in funzione fino al 1980. La usavano anche gli adulti, perfino il veterinario quando doveva correre perché c’era una bestia che aveva bisogno. Sistemi di sicurezza, pochi. Pare che in un quarto di secolo qualche bambino abbia fatto un tuffo non previsto nel fiume. Ma nessuno ricorda conseguenze gravi o irreparabili.
La foto scattata da Franco Gremignani (oggi nell’Archivio Storico del Gruppo Intesa Sanpaolo) fece il giro del mondo. Allora l’Italia sapeva stupire con la forza della sua gente di adattarsi, ripartire, rialzarsi. Oggi la chiameremmo resilienza.
Un miracolo economico costruito con quotidiane fatiche: lavoro, tanto lavoro da spaccarsi la schiena, sacrifici, darsi da fare, fantasia, liberazione dei talenti, l’istruzione da garantire sempre e comunque, perfino se c’era un fiume da attraversare con le corde di una carrucola.
Per tutti, in un Paese da ricostruire, la scuola era l’unico ponte per rimanere aggrappati al futuro, perché, citando Victor Hugo, “chi apre la porta di una scuola, chiude una prigione” . E condanna l’ignoranza.
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