A poco più di un mese dalle elezioni presidenziali americane, il New York Times ha dichiarato ufficialmente il proprio sostegno a Kamala Harris come candidata alla presidenza. Questo appoggio non è del tutto inaspettato, poiché il quotidiano aveva già manifestato più volte dubbi sull’età avanzata di Joe Biden, generando perfino attriti con la Casa Bianca. Un fatto rilevante è che l’ultima volta che il giornale aveva sostenuto un candidato repubblicano risale al 1956, con David D. Eisenhower.
Secondo il comitato editoriale, Kamla Harris rappresenta “l’unica opzione” e la “sola voce patriottica” per guidare il Paese, mentre Donald Trump viene escritto descritto come un candidato totalmente “indegno” di ricoprire il ruolo di presidente degli Stati Uniti.
La testata ha aggiunto che Trump ha dimostrato di essere “moralmente” e “caratterialmente inadatto” alla guida del Paese. Tuttavia, nel suo precedente mandato, alcuni dei collaboratori da lui nominati sono stati in grado di salvaguardare l’America dalle sue azioni più pericolose. Queste persone, infatti, “si sono rifiutate a infrangere la legge in suo nome” e hanno preso posizione quando l’ex presidente ha anteposto i propri interessi a quelli nazionali. Secondo il giornale, Trump è intenzionato a circondarsi di individui più disposti ad accontentare le sue richieste, qualora fosse rieletto.
SONDAGGI, ANCORA UN LIEVE VANTAGGIO DI KAMALA HARRIS
Che cosa hanno rilevato finora gli istituti demoscopici americani? Che, cosa risaputa, la sfida elettorale tra Trump e Harris si gioca in gran parte negli Stati in bilico, zone cruciali dove l’elettorato è poco definito e può oscillare tra le due fazioni. Questi territori, spesso caratterizzati da demografie miste e da forti contrasti politici, hanno il potere di determinare l’esito finale delle elezioni. Tra gli Stati più rilevanti emergono Florida, Georgia, Arizona e Pennsylvania, che rivestono un’importanza strategica significativa nelle previsioni dei sondaggisti.
Al momento, Harris sembra mantenere un leggero margine in Stati come l’Arizona, dove ha già ottenuto successi nel passato e continua a beneficiare di un supporto elettorale considerevole. Tuttavia, in altre aree, come la Florida e la Georgia, il divario è molto più esiguo, suggerendo un potenziale cambiamento nei prossimi mesi. Gli Stati in bilico sono la frontiera finale in questa battaglia elettorale. Finanche il sito di investimenti sulle scommese come (hanno già raggiunto il miliardo di dollari) offrono uno spaccato su come queste aree potrebbero orientare il voto.
La natura volatile delle scommesse, molto in voga negli Stati Uniti, mostra come le aspettative sul risultato possano oscillare rapidamente, in risposta a eventi politici, dibattiti o campagne pubblicitarie. Gli investitori su uno di questi siti, Polymarket, si avvalgono di queste fluttuazioni per scommettere su scenari che contemplano la possibile vittoria di Harris o un sorprendente ritorno di Trump, specialmente in contesti meno prevedibili. In questo clima di incertezza, gli Stati in bilico diventano la lente attraverso cui osservare l’evoluzione della competizione.
Oltre a riflettere le tendenze immediate, la situazione degli Stati in bilico è un indicatore importante delle dinamiche politiche più ampie. La lotta per ottenere il sostegno degli indecisi si fa sentire e può cambiare le sorti della campagna. Harris, da parte sua, punta a consolidare il bagaglio di voti conquistati dai Democratici nel 2020, mentre Trump tentenna tra la sua base consolidata e i nuovi elettori potenziali.