“Autonomia e identità” è lo slogan dell’annuale raduno della Lega a Pontida, con un monito legato alla vicende processuali di Matteo Salvini: “Non è un reato difendere i confini”, chiaro riferimento al processo di Palermo sull’Open Arms che vede imputato il segretario e vicepremier. Ma il vero protagonista è stato Vannacci.
Il cielo grigio su e il fango in terra. Nel mezzo migliaia di militanti leghisti che da stamattina hanno affollato il prato di Pontida, a pochi chilometri da Bergamo. Tra gli stand delle regioni il più fotografato è Roberto Vannacci, che si è concesso una passeggiata tra gli elettori leghisti. Selfie, autografi sui libri, saluti al telefono. Tanto affetto per il generale, che dribbla le domande dei cronisti, accompagnato e protetto dai suoi fedelissimi, come Fabio Filomeni dell’associazione Il mondo al contrario.
Negli stand si può firmare in difesa di Matteo Salvini per il processo Open Arms, si può prendere la tessera della Lega o acquistare uno dei tanti gadget: magliette, accendini, spille, libri. Sotto alle tende delle regioni i militanti offrono prodotti tipici del territorio. Alcuni stand sono difficili da raggiungere a causa del fango, ma il richiamo dei formaggi, dei salumi e del vino non ferma quasi nessuno. Gli stand più gettonati sono quello siciliano e quello abruzzese.
Sul palco i primi a parlare sono i capigruppo di Camera e Senato, Molinari e Romeo. Poi l’eurodeputato Borchia e a seguire i governatori del Nord: Fedriga, Fontana e Zaia. Mentre parla il presidente della Lombardia viene srotolato uno striscione enorme sotto il palco, “Autonomia e identità“.
C’ è attesa per il leader ungherese Orban. Ieri l’attacco dei giovani del Carroccio a Tajani: “Sei uno scafista”. Salvini prende le distanze ma puntualizza: “Ius Italiae? La legge sulla cittadinanza va bene così com’è”.
Come detto, uno dei grandi protagonisti del raduno a Pontida è stato Vannacci. “La cittadinanza è l’eredità che ci siamo guadagnati e che si sono guadagnati i nostri nonni sul Carso e i nostri padri con sacrifici e lavoro, avendo poi il diritto di tramandarla ai nostri figli. Questa è la nostra cittadinanza”, ha affermato il generale. Poi ai militanti: “Voi se andate in Arabia Saudita, dopo 5 anni vi sentireste degli arabi? Anche perché non c’è neanche la reciprocità”. “Oggi sono qua. Chi l’avrebbe detto, vero? Dicevano che per Vannacci la Lega era un taxi, invece no. Io sono qua, io ci credo nella parola data e nell’onore – ha continuato – Andremo avanti tutti insieme e non ci fermeranno”. (In collaborazione con l’Agenzia Dire -www.dire.it)