Nella Legge di Bilancio ci sarà oggi anche il decreto fiscale collegato, per un primo esame dei testi da parte del Consiglio dei ministri. La manovra dovrebbe aggirarsi intorno ai 25 miliardi di euro. Le entrate arriveranno soprattutto da tagli e razionalizzazione delle spese, la stessa Giorgia Meloni si è spesa pubblicamente contro aumenti delle tasse per persone e aziende. La pressione fiscale dovrebbe abbassarsi dal 42,3% del 2024 al 42,1% nel 2025. L’obiettivo dei tagli alla spesa è fissato a 3 miliardi. Ci saranno il contributo dalle banche, per cui la trattativa è tuttavia ancora in corso, e tagli ai ministeri definiti flessibili e gestibili dai singoli dicasteri.
Conferma del taglio del cuneo fiscale per i redditi fino a 35.000 euro e della riduzione a tre aliquote Irpef. Si tratta di due provvedimenti che il governo intende rendere strutturali e che valgono circa 15 miliardi di euro.
Possibile ampliamento del taglio del cuneo al ceto medio, per i redditi fino a 60.000 euro. Questa misura richiederebbe tra 2,5 e 4 miliardi di euro. Potrebbe essere ridotta ai redditi fino a 40.000 euro.
Intervento sull’assegno unico o sgravi ad hoc per contrastare l’inverno demografico. Le risorse per questa misura sono limitate.
Contributo a carico delle banche. Si tratterebbe di un contributo straordinario richiesto alle grandi aziende, in particolare a quelle del settore bancario, che hanno beneficiato di condizioni eccezionali. Forza Italia è contraria a questa misura, mentre Lega e Fratelli d’Italia si sono dette più possibiliste. Il governo ha assicurato che non ci saranno nuove tasse.
Tagli lineari a carico dei ministeri. I singoli dicasteri saranno chiamati a gestire i tagli in maniera flessibile. Il ministro dell’Economia Giorgetti ha minacciato di “fare la parte del cattivo” se i ministeri non presenteranno una spending review. Il comparto sanitario sarà escluso dai tagli.
La manovra finanziaria ha messo in luce anche contrasti tra i partiti della maggioranza, in particolare per quanto riguarda la sensibilità verso il mondo bancario e la necessità di coinvolgere tutti i ministri nella definizione dei tagli alla spesa.
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L’ipotesi di un contributo straordinario a carico delle banche ha generato tensioni, con Forza Italia contraria e Lega e Fratelli d’Italia più possibiliste. Il Ministro dell’Economia, Giorgetti, è stato uno dei principali sostenitori di questa misura che si configurerebbe come un contributo e non una tassa. Forza Italia si è detta preoccupata per l’impatto sui piccoli istituti bancari, ottenendo rassicurazioni sulla loro tutela.
Le opposizioni dipingono la manovra come una misura basata su “lacrime e sangue” e sull’austerità. Criticano la mancanza di dettagli e trasparenza da parte del governo, esprimendo preoccupazione per l’impatto negativo dei tagli sui servizi essenziali e sull’assistenza.
Il Partito Democratico critica la politica economica del governo Meloni, l’accusa è di limitarsi a tagliare la spesa sociale e di ricorrere ai condoni. Francesco Boccia, capogruppo del PD al Senato, sostiene che la manovra si tradurrà in tagli lineari a servizi e assistenza.
Il Movimento 5 Stelle critica la mancanza di azioni concrete da parte del governo riguardo alla tassa sugli extraprofitti bancari, proposta oltre un anno e mezzo fa. Francesco Silvestri, capogruppo M5S alla Camera, sottolinea che il provvedimento “facoltativo” introdotto in precedenza non ha generato entrate per lo Stato. Riccardo Magi, segretario di +Europa, accusa il governo di aumentare le tasse per finanziare i centri di detenzione per migranti in Albania, definendolo un uso “vergognoso” dei soldi dei contribuenti.