Fratelli d’Italia chiede di sanzionare una docente della facoltà di lettere dell’università di Ferrara che si è permessa di definire per ben tre volte “fascista” sia un giovane di Destra, sia la sua formazione Azione Universitaria (è tempo di elezioni di ateneo), sia il governo di Giiorgia Meloni.
Lo fa attraverso Alberto Balboni, ferrarese, presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato (nella foto tratta da La voce del Patriota), il quale ha inondato di una sua dichiarazione siti e agenzie di stampa, chiedendo provvedimenti nei confronti della professoressa, “perché – ha argomentato – i giovani non hanno bisogno di cattivi maestri”. La docente, è bene premettere, si è permessa di ricorrere all’epiteto “fascista”.
“Un brutto episodio – esordisce il senatore – è accaduto oggi all’Università di Ferrara alla facoltà di Lettere, dove uno studente di Azione Universitaria, organizzazione vicina a Fratelli d’Italia, è stato apostrofato come ‘fascista’ dalla docente che era seduta vicino a lui mentre era intento a illustrare il programma per le prossime elezioni studentesche in seno all’ateneo. Alla sua replica, la docente ha insistito definendo Azione Universitaria ‘fascista’ e allo stesso modo anche il governo Meloni”.
“Mi auguro – aggiunge – che quanto accaduto non passi inosservato e che la docente in questione venga sanzionata perché i giovani non hanno bisogno di cattivi maestri ma, al contrario, di esempi che insegnino il reciproco rispetto che è alla base della democrazia”.
Quindi, l’Università di Ferrara dovrebbe sanzionare una docente che si è limitata a chiamare “fascista chi fascista appare o lo è o quanto meno non lo ripudia”. In quello stesso ateneo occorre citare come memoria storica l’espulsione dei docenti ebrei dall’insegnamento universitario al tempo delle leggi razziali, oppure l’allontamento dal circolo della Marfisa di Giorgio Bassani. Storie ferraresi di ben altra gravità e ferocia rispetto a una insegnante che ricorre alla definizione “fascista” per esprimere una verità suffragata da decine di inchieste giornalistiche e storiche, ed evitando di tirare in ballo l’inchiesta di
La dichiarazione scadalizzata del senatore rischia, però, di trasformarsi in un autogol. Per restare in tema di “cattivi maestri e cattivi discepoli”, non bisogna dimenticare, infatti, alcune vicende edificanti che si sono verificate proprio a Ferrara, come “la cena della vergogna”. Nell’approssimarsi del Natale dell’anno scorso, un gruppo di “bravi ragazzi e ragazze” in un ristorante del ghetto distribuiva volantini con contenuti che elogiavano Mussolini e Hitler, intonava cori razzisti, antisemiti e offensivi nei confronti delle donne e dei migranti. Tutti prosciolti dalla magistratura (ma non è in mano a giudici “comunisti”?) con l’applicazione di un’attenuante: i bravi ragazzi, erano 24, avevano alzato il gomito, c’è da capirli e giustificarli. Smentito in un sol colpo l’antico detto “in vino veritas”.
Ma è a pochi passi da Giorgia Meloni, dallo stesso Balboni e da Fratelli d’Italia che abbondano i cattivi maestri, come quella sottosegretaria all’Istruzione, Paola Frassinetti, frequentatrice attiva e arrabbiata dei raduni neonazisti al Campo 10 di Milano, il cimitero delle SS, che di recente ha esaltato la marcia su Roma non mancando di citare “il fascismo immenso e rosso” di Robert Brasillach, l’intellettuale francese che la crudele storia di quegli anni bui ci ha consegnato come fervente collaborazionista dei nazisti.
L’indignazione del parlamentare ferrarese, a rigor di logica, avrebbe senso solo se Fratelli d’Italia si fosse dichiarato antifascista. Ma è una parola che stenta a uscire dalla bocca e dal cuore della nuova Destra. Quindi, se a qualche docente esce dal cuore la parola “fascista” bisogna prenderne atto e farsene una ragione, senza vittimismi o ipocrisie. Bisogna pur cominciare a chiamare la cose con il loro nome… O siamo tutti comunisti, a prescindere?