I super-ricchi raccolti in un minuscolo partito: sono loro i veri vincitori delle elezioni presidenziali americane dopo l’affermazione di Donald Trump, il presidente che ama definirsi “un povero con i soldi – come racconta Aldo Cazzuollo sul Corriere della Sera – e che non viene percepito come un politico, se lo votano sia le classi popolari sia i milionari che possono ben dire: è uno di noi”.
I vincitori nel day-after della Borsa – che in America definisce con estrema precisione chi guadagna e chi perde – sono quelli che avevano finanziato la campagna di Trump. Sono già passati all’incasso: secondo il Bloomberg Billionaires Index mercoledì 6 novembre le 10 persone più ricche del mondo hanno guadagnato quasi 64 miliardi di dollari. Si tratta del più grande incremento giornaliero da quando l’indice è stato creato, nel 2012.
Elon Musk – la persona più ricca del mondo e deus ex machina del neo-presidente degli Stati Uniti, a tal punto da far ritenere che il vero ticket presidenziale sia proprio Trump-Musk – in un solo giorno ha aggiunto 26,5 miliardi di dollari alla sua fortuna, che adesso ammonta a 290 miliardi di dollari.
Lo ha fatto grazie ad un’impennata del prezzo delle azioni di Tesla, la casa automobilistica elettrica di cui è amministratore delegato e di cui possiede ancora una quota del 13%. E’ andata benissimo, di sponda, a tutto il gotha del settore tecnologico: Jeff Bezos di Amazon, Mark Zuckerberg, amministratore delegato di Meta-Facebook, e Tim Cook di Apple. Il mercato è rimbalzato all’annuncio di Trump presidente, e le loro fortune di conseguenza.
Bezos, fondatore di Amazon e seconda persona più ricca del mondo, ha guadagnato 7 miliardi di dollari, e Larry Ellison, presidente della società di software Oracle e storico sostenitore repubblicano, 10 miliardi. Ma, confermando ciò che disse lo scrittore e storico di sinistra americano, William Du Bois, c’è negli Stati Uniti un sistema a partito unico ma con due nomi. E quindi, per una sorta di par-condicio nei guadagni, ci sono anche tra i beneficiati del voto al “povero con i soldi” il co-fondatore di Microsoft Bill Gates, l’ex amministratore delegato di Microsoft Steve Ballmer e i co-fondatori di Google Larry Page e Sergey Brin. Tutti sostenitori dem. L’unico membro dell’élite più ricca del mondo ad aver perso soldi è stato il magnate francese del lusso Bernard Arnault, la cui fortuna è diminuita di quasi 3 miliardi di dollari.
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Neil Wilson, analista capo del broker Finalto, dice che le azioni statunitensi sono salite mercoledì grazie a un “puro scambio Maga (lo slogan di Trump: Make America Great Again)”. Gli investitori hanno puntato sul programma elettorale con la prospettiva di tasse più basse e una deregulation in una enorme varietà di settori, come banche, energia e tecnologia. “Il risultato dell’onda rossa era ciò che ogni capitalista americano avrebbe voluto e non ce n’era certezza. Quindi la reazione è stata decisiva”.
A leggere tali cifre c’è da restare stupefatti sugli effetti delle elezioni americane e sui protagonisti di questo fiume di denaro che è entrato nelle tasche già stracolme dei capitalisti. Sono state le donne, le comunità periferiche, le minoranze, i lavoratori esasperati e in crisi, i nuovi emarginati dell’America profonda ad aver sostenuto con il loro inatteso voto il microscopico partito dei miliardari. Hanno voluto punire, si è detto e scritto, le élite delle città, altrimenti definite e sbeffeggiate come radical-chic. Queste classi popolari, stando alla filosofia economica del puro e feroce liberismo, ora dovranno soltanto aspettare, sperando che dalla grande tavola imbandita per i super-ricchi cada a fine pasto qualche briciola. (PdA)
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