L’esplosione di lunedì scorso nel deposito Eni di Calenzano (Firenze) ha causato cinque morti e ventisei feriti, tre dei quali ancora ricoverati in ospedale in gravi condizioni. L‘intero deposito è stato posto sotto sequestro dalla procura di Prato per svolgere le indagini tecniche necessarie per stabilire le cause dello scoppio alle pensiline di carico. Eni, si apprende da fonte inquirente, ha chiesto di intervenire per smaltire correttamente acque potenzialmente inquinanti, ma tutta l’attività di approvvigionamento, stoccaggio e distribuzione carburanti “deve restare ferma” fino a che sarà necessario.
Una fuoriuscita di carburante nella parte anteriore della pensilina di carico “in qualche modo dovuta alla chiara inosservanza delle rigide procedure previste”, e “le conseguenze di tale scellerata condotta non potevano non essere note o valutate dal personale che operava in loco”. Lo scrive la procura di Prato, come anticipato da Repubblica, nel decreto di perquisizione nell’ambito dell’inchiesta sull’esplosione e che ha causato cinque morti e ventisei feriti, tre dei quali ancora ricoverati in ospedale in gravi condizioni.
I Carabinieri del Comando provinciale di Potenza sono stati per quasi dieci ore nello stabilimento di Grumento Nova (Potenza) della Sergen, l’azienda dei due lavoratori lucani – Franco Cirelli, di 50 anni, di Cirigliano (Matera) e Gerardo Pepe, di 45, di Sasso di Castalda (Potenza) – morti nell’esplosione del deposito Eni di Calenzano. Secondo quanto si è appreso a Potenza, i militari dell’Arma sono arrivati nell’azienda ieri pomeriggio e ne sono usciti nella notte scorsa: hanno acquisito numerosi documenti, tra i quali quelli relativi alla trasferta di Cirelli e Pepe.
Una trentina di persone con le bandiere e lo striscione “Fermiamo la strage di vite e diritti sul lavoro” hanno animato il presidio che Usb, Cobas e Cub Firenze hanno tenuto oggi davanti alla sede di Firenze dell’Inail, in segno di protesta dopo l’esplosione al deposito Eni di Calenzano. “Abbiamo deciso di fare questo presidio oggi per denunciare l’ennesima strage sul lavoro”, ha affermato Paola Sabatini (Cub Firenze), secondo cui è stata “una strage comunque annunciata, perché un deposito dell’Eni con questa alta nocività in una zona che è stata fortemente antropizzata, è comunque una bomba a orologeria, e questa situazione era già stata denunciata qualche anno fa. Sarà la magistratura ad accertare le cause: speriamo che stavolta non si parli di errore umano, perché comunque ci sono norme di sicurezza molto rigide per questi impianti, e non sappiamo se sono state rispettate”. “Non vorremmo che accadesse quello che sta accadendo per la strage di via Mariti – ha detto Alessandro Nannini (Cobas) -,dove dopo dieci mesi ancora non c’è un indagato e non si sa dichi è la colpa del crollo: la nostra paura è che, quando ci sono di mezzo multinazionali come l’Eni, o come l’Enel per il caso di Suviana, tutto venga messo a tacere”. Per Dario Furnari (Usb)”c’è un disastro ambientale che va denunciato, dovuto a questo tipo di impianti: non abbiamo paura di opporci all’Eni, e a un governo che ancora una volta mostra di essere succube”.
LA CRONACA DELLA TRAGEDIA
Dopo il ritrovamento di due delle tre persone disperse all’indomani dell’esplosione nello stabilimento Eni di Calenzano, è arrivato anche quello dell’ultimo lavoratore. Sale a cinque il bilancio delle vittime, mentre 3 feriti restano ricoverati in ospedale di cui due in condizioni molto preoccupanti a causa delle gravi ustioni riportate. L’unico lavoratore identificato è Vincenzo Martinelli, autista di autocisterne. Aveva 51 anni ed era residente a Prato. Un’altra vittima non è riconoscibile. Ventisette i feriti. Le ricerche dei vigili del fuoco sono riprese questa mattina.
Una violenta esplosione si è avuta stamani in uno stabilimento dell’Eni a Calenzano, tra Prato e Firenze: due dipendenti sono morti, mentre sono ancora in corso le operazioni di soccorso. La situazione al momento è di 8 persone trasportate e ricoverate negli ospedali e 4 dispersi.
L’incendio è divampato alle 10.20 in seguito alla fuoriuscita di carburante da un’autocisterna. “Tutto il sistema regionale di emergenza sanitaria è impegnato senza sosta nelle operazioni di soccorso insieme ai vigili del fuoco e forze dell’ordine” ha spiegato il presidente della Regione, Eugenio Giani.
“Sono brutte le notizie che giungono dalla Toscana – dichiara il ministro per la Protezione Civile Nello Musumeci. “La macchina dei soccorsi è partita immediatamente e abbiamo attivato l’allertamento invitando le persone del luogo a restare al chiuso, in attesa di conoscere se e quali effetti abbiano prodotto le sostanze tossiche. Sono in costante contatto con il capo Dipartimento della Protezione civile, Fabio Ciciliano, per seguire l’evolversi della situazione. Esprimo il mio cordoglio alle famiglie delle vittime e mi stringo ai feriti e ai loro cari, confidando in una pronta ripresa”.
Secondo Giani “i vigili del fuoco hanno domato le fiamme in modo da evitare la propagazione ai depositi vicini. In merito all’esplosione dello stabilimento di Calenzano, i tecnici della nostra Agenzia regionale per la protezione ambientale sono sul posto per valutare le potenziali ricadute degli inquinanti, inclusi eventuali effetti sui corsi d’acqua”. “L’incendio è stato contenuto rapidamente- aggiunge- e la colonna di fumo si è alzata notevolmente a causa della differenza di temperatura tra i fumi e l’atmosfera”.
“Eni conferma che questa mattina è divampato l’incendio e che i vigili del fuoco stanno operando per domare le fiamme che sono confinate alla zona pensiline di carico e non interessano in alcun modo il parco serbatoi”, è quanto fa sapere, in una nota dell’Eni.
Contraccolpi sul traffico veicolare e sulla circolazione dei treni. Il canale ufficiale della mobilità in Toscana fa sapere che lo svincolo dell’A1 a Calenzano è chiuso in entrambe le direzioni, a causa dell’incendio, inoltre i treni fra Prato Centrale a Firenze Castello potranno subire ritardi, variazioni e cancellazioni. I vigili del fuoco dei comandi di Prato, Pistoia, Lucca e Firenze sono impegnati nelle operazioni di spegnimento all’impianto.
Intanto la sindaca di Prato, Ilaria Bugetti, fa sapere sui social: “Anche a Prato intorno alle 10.20 si è sentito il tremendo boato causato dall’esplosione di uno stabilimento a Calenzano- scrive la prima cittadina- la colonna di fumo è visibile da tutta la Piana. Non riguarda Prato direttamente, ma siamo tutti in allerta e insieme alla Regione stiamo monitorando la situazione e gli eventuali sviluppi. La raccomandazione è quella di evitare spostamenti verso la zona di Calenzano e di tenere per il momento le finestre chiuse per evitare eventuali problemi causati dal fumo”.
PERICOLO PER LA SALUTE. La nube di fumo nero sprigionata dal deposito della raffineria Eni a Settimello, nel comune di Calenzano, è “potenzialmente pericolosa per la salute umana e per l’ambiente”. Lo afferma la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) che ricorda come incendi di questo tipo “possano liberare nell’aria sostanze tossiche con effetti acuti e cronici sull’uomo”. Tra le principali sostanze che “possono rappresentare un rischio per la salute troviamo il Monossido di Carbonio (CO), gas inodore e tossico che interferisce con il trasporto di ossigeno nel sangue, causando vertigini, nausea e, in alte concentrazioni, danni neurologici o fatali; Diossine e Furani (PCDD/Fs), con effetti cancerogeni, alterazioni del sistema endocrino e immunitario, Policlorobifenili (PCB) e IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici), composti cancerogeni che si sprigionano durante combustioni incomplete e possono provocare danni cellulari e tumorali, Particolato Fine (PM10 e PM2.5), particelle ultrafini in grado di penetrare nei polmoni e nel circolo sanguigno, aggravando patologie respiratorie e cardiovascolari, con un impatto significativo su anziani, bambini e individui vulnerabili, Composti Organici Volatili (COV), tra cui il Benzene, responsabile di leucemie e disturbi al sistema nervoso”.
La Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) ricorda anche gli impatti ambientali di simili incidenti. “Gli incendi in raffinerie rilasciano sostanze inquinanti che contaminano l’aria, il suolo e le acque- spiega il presidente Alessandro Miani- le nubi nere sono composte da particolato, gas tossici e metalli pesanti, che si disperdono rapidamente e possono ricadere su un’ampia area circostante, con contaminazione del suolo e dei terreni agricoli, compromettendo la sicurezza alimentare, e inquinamento delle acque, con le particelle e le sostanze tossiche che possono raggiungere le falde acquifere e corsi d’acqua, danneggiando l’ecosistema e l’approvvigionamento idrico”.