Benjamin Netanyahu si è presentato in tribunale a Tel Aviv per testimoniare nel processo a suo carico che lo vede accusato di corruzione, frode e quella che in Israele viene definita “violazione della fiducia”. È la prima volta che un premier israeliano in carica appaia in aula come imputato. Il processo è iniziato quattro anni fa.
Il settantacinquenne premier israeliano sostiene con forza la propria innocenza. Per lui i tre processi a suo carico sarebbero motivati politicamente, definendo le accuse “un oceano di assurdità”. Il leader più longevo di Israele è accusato di aver concesso favori normativi in cambio di una copertura positiva da parte della stampa e di aver ricevuto decine di migliaia di dollari e regali, come sigari e champagne, da uomini d’affari in cambio di sostegno diplomatico. Se ritenuto colpevole, potrebbe rischiare diversi anni di carcere.
Durante la sua testimonianza Netanyahu, soprannominato “il Mago” dai suoi ammiratori per la sua capacità di sopravvivere alle crisi politiche, ha inveito contro le accuse. Il primo ministro ha detto che è “semplicemente ridicolo” che sia stato accusato di cercare “divertimento e svago” in una delle accuse. Parlando in una conferenza stampa lunedì sera il premier ha descritto il processo per corruzione come una “caccia politica” che ha “rovinato la vita delle decine di persone coinvolte”. In aula sono presenti molti ministri e alleati politici per mostrargli il loro sostegno. Il politico del partito Likud, Amit Halevi, ha definito il processo un “crimine d’odio” anti-Netanyahu. “Non lasciatevi impressionare dai titoli dei giornali, anche i pesci morti si vergognerebbero se ne fossero avvolti”, ha detto il deputato.
Intanto alla vigilia della testimonianza di Netanyahu i suoi oppositori politici hanno detto che il primo ministro ha ripetutamente minato il suo Paese nel tentativo di proteggersi dalle accuse. “Ogni trucco e trovata di Netanyahu per evitare il processo è fallito, e fallirà anche la prova del processo stesso. Israele vincerà”, ha dichiarato Yair Golan, presidente del Partito Democratico.
Il processo per corruzione è stato rinviato più volte, prima a causa della pandemia Covid-19 e più recentemente a causa della guerra a Gaza. Tuttavia, un tribunale israeliano ha respinto l’ultima richiesta di Netanyahu di un rinvio a causa di problemi di sicurezza.
Benjamin Netanyahu sta testimoniando in un bunker a Tel Aviv invece che nella consueta aula di tribunale a Gerusalemme, su consiglio dell’agenzia di sicurezza del Paese. Ora dovrà testimoniare tre giorni alla settimana, in un momento in cui Israele è impegnato a combattere la sua guerra a Gaza, a gestire un fragile cessate il fuoco con Hezbollah e ad affrontare la caduta del regime di Bashar al-Assad nella vicina Siria.
Il caso di corruzione ha diviso a lungo il Paese e per questo decine di sostenitori ma anche critici si sono riuniti martedì fuori dal tribunale per esprimere opinioni contrastanti. I problemi legali del primo ministro hanno portato alcuni dei suoi ex alleati a separarsi da lui. A causa di forti turbolenze politiche nel Paese si sono tenute quattro elezioni nell’arco di cinque anni che si sono conclusi col ritorno di Netanyahu al potere nel 2022 grazie a una coalizione con l’estrema destra.
Prima dell’attacco del 7 ottobre 2023, Netanyahu aveva tentato di rivedere il sistema giudiziario provocando proteste di massa da parte dei cittadini israeliani preoccupati per l’erosione della democrazia. Oltre ai problemi legali in patria, Netanyahu deve ora affrontare anche quelli all’estero. Il mese scorso, la Corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto per presunti crimini di guerra a Gaza dove negli ultimi 14 mesi sono stati uccisi più di 44.500 palestinesi. (Rory Sullivan per Euronews)