L’emendamento depositato in Commissione Bilancio della Camera prevede che “ai ministri e ai vice e sottosegretari che non siano parlamentari è corrisposto il trattamento economico complessivo spettante ai membri del Parlamento”. Scoppia la bagarre.
La proposta infatti punta a a parificare lo stipendio di ministri e sottosegretari, sia che siano stati eletti in Parlamento, sia che non lo siano. Con il risultato di alzare la retribuzione di chi attualmente prende meno. Una proposta “democratica” insomma, per non fare discriminazioni retributive insomma. Il punto però è che, se approvato, l’emendamento porterebbe un aumento dei costi pari a 1,3 milioni di euro a partire dal 2025. La norma porta allo stesso livello gli stipendi dei non eletti: un bell’aumento visto che finora percepivano ‘solo’ lo stipendio base di circa 5mila euro, più circa 3.500 euro per le spese forfettarie che saltano se si resta fuori Roma più di 15 giorni al mese. Un vincolo che invece i parlamentari non hanno e che ora verrà esteso ai rappresentanti del governo.
Di fatto, ai ministri spetterebbe non più solo l’indennità (già uguale per tutti), ma anche le altre voci che compongono la retribuzione dei membri di Camera e Senato, come ad esempio la diaria o i rimborsi spese per l’esercizio del mandato, per la telefonia e altre voci. Si stima di un aumento mensile di oltre 7.500 euro per ogni singolo rappresentante del governo che non sia parlamentare. A fare il calcolo dell’aumento è il Sole 24 Ore secondo il quale all’indennità mensile da 10.435 euro lordi si aggiungerebbero i 3.503,11 euro della diaria che spetta a deputati e senatori e i 3.690 euro di rimborsi per «l’esercizio del mandato». A questi 7.193,11 euro si aggiungono 1.200 euro l’anno, 100 al mese, per le spese telefoniche e i rimborsi viaggio.
LE REAZIONI
Dalle fila dei partiti di opposizione si grida già allo scandalo. “Mentre gli italiani faticano ad arrivare alla fine del mese, il Governo propone di aumentare lo stipendio ai ministri. È una vergogna“: scrive Enrico Borghi, capogruppo di Italia Viva al Senato.
“È un emendamento vergogna quello depositato dai relatori in commissione Bilancio alla Camera. In un momento storico in cui ci sono decine di migliaia di lavoratori in cassa integrazione, 4 milioni di lavoratrici e lavoratori poveri, 5,7 milioni di individui in povertà assoluta e metà delle famiglie che non arriva a fine mese, il Governo trova tempo e soprattutto risorse per i propri privilegi. Daremo battaglia in commissione contro questa porcata, l’ennesimo schiaffo in faccia ai cittadini italiani”. Lo afferma in una nota la capogruppo del M5S in commissione Bilancio alla Camera Daniela Torto. Stessa musica- sempre dalle fila del Movimento 5 Stelle. è quella di Francesco Silvestri che denuncia: £Governo e maggioranza bocciano i nostri emendamenti per alzare le pensioni minime, introdurre il salario minimo e ripristinare il Reddito di cittadinanza e poi ne presentano uno per aumentare gli stipendi di ministri, viceministri e sottosegretari. Una sola parola: vergogna!”.
BOCCIATO L’AUMENTO DI 100 EURO DELLE PENSIONI MINIME
In serata è arrivato anche il commento del leader del M5s Giuseppe Conte, il quale a ricordato che sarà alla festa di Atreju, oggi, sabato, alle 17: “Ieri in commissione Bilancio alla Camera sono intervenuto per provare a convincere Governo e parlamentari di maggioranza ad approvare l’emendamento a mia prima firma che prevede un aumento di 100 euro per le pensioni minime. Ho esposto l’urgenza che impone di intervenire per consentire ai pensionati più fragili di fare la spesa, di pagare le bollette. Niente da fare: respinto. Per loro basta un aumento di 1,80 euro. Una vera presa per i fondelli. Non solo. Sono intervenuto di nuovo per illustrare le ragioni che impongono di approvare l’emendamento sul salario minimo legale, visto che 3,6 milioni di lavoratori si spaccano la schiena per 4, 5, 6 euro lordi l’ora. Una vergogna. Niente da fare anche qui. Contrarietà più assoluta.Oggi però hanno gettato la maschera.Pensate: hanno presentato un emendamento per aumentare lo stipendio di ministri, viceministri e sottosegretari. Ma come fanno a non vergognarsi? Ma in che mondo vivono?”.
NO AD INCARICHI EXTRA UE
Un altro emendamento depositato dai relatori è già stato definito “norma anti-Renzi”. Prevede infatti che “i componenti del governo, i parlamentari, i presidenti di Regione e delle Province autonome, se non autorizzati,, non possono svolgere incarichi retribuiti in favore di soggetti pubblici o privati non aventi sede legale o operativa nell’Unione europea”. Se lo fanno, quello che viene guadagnano va versato al bilancio pubblico entro 30 giorni dall’erogazione. E quei soldi finiranno «al fondo di ammortamento dei titoli di Stato». E se non versano? Scatta la multa «di importo pari al compenso percepito».
AUTOSTRADE
Un successivo emendamento è destinato a far discutere: è “l’aggiornamento” delle tariffe autostradali che “saranno aumentate per il 2025, dell’1,8%, corrispondente all’indice di inflazione programmato per l’anno 2025 nel Piano strutturale di bilancio 2025-2029, ad eccezione delle società concessionarie nei cui atti convenzionali non è previsto un incremento delle tariffe”.
FLOP DEL CONCORDATO
Dati deludenti del concordato fiscale biennale preventivo che si è chiuso ieri. Non più così attesi, però, visto che il gettito non servirà a finanziare la riduzione dell’Irpef per le classi medie, come deciso dai leader della maggioranza. In ogni caso le risorse non sarebbero bastate: il bilancio, tracciato dai commercialisti, parla di “meno di 750.000 adesioni” complessive che lo fanno definire senza mezzi termini “un flop” dal presidente dell’Unione dei giovani commercialisti ed esperti contabili, Francesco Cataldi. Il gettito definitivo non sarà, infatti, molto superiore alla stima di 1,3 miliardi circolata al termine della prima scadenza, a fine ottobre, quando avevano aderito in 522mila.
Infine, a partire da aprile 2025, salirà di 50 centesimi l’addizionale comunale sui diritti di imbarco dei passeggeri per voli extra-Ue.