lunedì 25 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

Banche, stangata sugli interessi ma ai correntisti nemmeno un euro

Non è che le banche di questi tempi se la passino male: l’aumento dei tassi d’interesse, a tappe quasi forzate, ha visto un’ulteriore impennata degli utili. Niente si muove, però, in favore di coloro che sono i veri sostenitori degli istituti di credito: i risparmiatori. La presidente della Bce, Lagarde, chiede, con un certo ritardo, che vengano remunerati.

Una parte minoritaria della politica chiede che vengano tassati, un’altra parte, invece, quella preponderante, non si esprime, lasciando le cose così come stanno.

Quasi in automatico sono partiti i lamenti dei banchieri che, dinanzi all’ipotesi di una tassazione più aggressiva, parlano di crescenti difficoltà che le imprese del credito si trovano costrette ad affrontare. Il presidente dell’Associazione Bancaria Italiana (Abi), Antonio Patuelli, ha di recente analizzato la situazione parlando del pericolo di un ulteriore aumento dei tassi o se dovessero rimanere a livelli così alti per molto tempo ancora.

“Un appesantimento che può portare a delle crisi di imprese e di conseguenza al deterioramento di parti non trascurabili di credito bancario. Il problema – ha spiegato – è che essendo molte imprese e molti cittadini abituati a tassi a zero, che sono stati a zero spaccato per sei anni e zero virgola negli altri quattro, non hanno fatto i conti di previsione dei costi di mutui e prestiti che hanno contratto a tasso variabile negli anni a zero. E’ vero che il 63% dei mutui in Italia è a tasso fisso e quindi l’aumento dei tassi è un costo per le banche e non per i clienti – ha aggiunto – ma quel 37% e le imprese che sono andati sul variabile hanno risparmiato per gli anni antecedenti”.

Quindi si sta tentando di far passare l’idea che se i tassi d’interesse aumentano perchè aumenta l’inflazione a soffrire parecchio sarebbero le banche sulle quali verrebbero a gravare costi maggiori. Quali maggiori costi?

Un mistero, o meglio una sciocchezza data in pasto all’opinione pubblica per convincerla che se soffrono imprese e clienti, soffrono anche loro, gli erogatori dei mutui e dei prestiti. La realtà è che i nuovi costi che le banche sarebbero o sono costrette a sopportare vengono trasferiti e caricati sui clienti con vistosi aumenti degli interessi e delle varie commissioni (apertura conto, gestione conto, gestione bancomat, assicurazioni varie…).

A riportare tutti alla realtà è arrivata l’audizione della presidente della Bce, Christine Lagarde, al Parlamento europeo. La quale, annunciando la politica restrittiva della Banca Centrale Europea fino a che l’inflazione non scenderà al 2 e cento (campa cavallo, ndr), ha sostenuto, forse inconsapevolmente, una verità lapalissiana: “Le banche devono trasmettere appieno la politica monetaria (quindi tassi più alti, ndr), non solo per quanto riguarda il credito che erogano a famiglie e aziende, ma anche sui depositi che ricevono da famiglie e aziende”.

Come fa soldi la banca? Storicamente le banche guadagnano raccogliendo denaro attraverso i depositi (conti correnti) remunerandoli con un interesse, per poi prestarli a un interesse più alto. Oggi i margini di guadagno delle banche – la differenza tra gli interessi che applicano quando prestano soldi e quelli, lo zero assoluto, che dovrebbero corrispondere ai correntisti – sono stratosferici.

Senza contare i costi di varie e minuscole clausole contrattuali che finiscono per erodere, mese dopo mese, estratto conto dopo estratto conto, l’enorme capitale versato dai risparmiatori che sarebbe poi la materia prima che le banche sanno come far fruttare, garantendo sostanziosi dividendi agli azionisti e stipendi milionari ai top manager.

Il tutto avviene nell’insensibilità di una classe politica che trascura non da oggi questo andazzo. Anzi, fa orecchie da mercante dinanzi ai proclami che i vari banchieri e top manager usano fare in occasione della presentazione dei vari bilanci, cui non sono estranei esorbitanti stipendi, bonus e stock option. E al povere correntista? Zero, ma con una concessione di libertà: poter urlare “piove, governo ladro”. (PdA)

 

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