lunedì 25 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

Attenti ai visionari della tecnologia “L’innovazione favorisce solo le aziende”

Quale sarà l’impatto dell’Intelligenza Artificiale? Peggiorerà le condizioni dei lavoratori o darà grandi vantaggi soltanto alle imprese tecnologiche? Finalmente un saggio di due studiosi del Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston pone domande che riguardano il lavoro.

Daron Acemoglu e Simon Johnson si occupano non  soltanto dei rischi per la democrazia e la sicurezza, ma dei riflessi sui lavoratori ponendo alcune domande importanti: siamo sicuri che l’intelligenza artificiale e l’attuale ondata di innovazioni digitali porteranno benefici ai lavoratori e ai cittadini e non solo alle imprese, alcune delle quali autentici colossi? Il progresso delle tecnologie avanzate ci porterà la prosperità?

La tesi principale del libro – non ancora tradotto in italiano (Daron Acemoglu e Simon Johnson, Power and Progress: Our Thousand-Year Struggle Over Technology and Prosperity, PublicAffairs, 2023) e di cui si occupa oggi la recensione di Fausto Panunzi su lavoce.info – è che il progresso tecnologico può portare al benessere di tutti a patto di soddisfare due condizioni. La prima, che le innovazioni tumultuose e incessanti aumentino la produttività del lavoro e creino mansioni complementari alle nuove tecnologie; la seconda, che ci siano istituzioni, leggi e norme sociali che permettano ai lavoratori di appropriarsi di una parte del valore aggiunto generato da queste nuove tecnologie.

Acemoglu e Johnson sono però pessimisti sulle conseguenze dell’intelligenza artificiale per i lavoratori e per i cittadini. Affermano di non vedere chiari segni di creazione di nuovi lavori e mansioni complementari alle nuove tecnologie che possano sostituire quelli distrutti.

Un altro interrogativo riguarda il come possiamo essere sicuri di riconoscere gli sviluppi tecnologici che danneggiano i lavoratori, soprattutto se teniamo conto del fatto che questi possano avere interessi non concordanti. C’è il rischio che la competizione con altre imprese o altri Paesi vanifichi gli sforzi per un progresso tecnologico più favorevole ai lavoratori? Chi garantisce che l’intervento governativo non indirizzi il progresso tecnico soltanto verso le applicazioni militari o la sorveglianza dei cittadini?

Il saggio dei due studiosi del Mit ci invita a non avere una cieca fiducia nel progresso della tecnica, ma di prestare molta attenzione all’Intelligenza Artificiale, di vigilare e, soprattutto, di essere in grado di indirizzarne lo sviluppo. In che modo? si chiedono Acemoglu e Johnson.

A livello macroeconomico, con un riequilibrio della tassazione tra capitale e lavoro, oggi in modo smaccato troppo favorevole al primo, ricorrendo a sussidi per le tecnologie che siano a misura di lavoratore (worker-friendly) e una maggiore regolamentazione, ad esempio sulla proprietà dei dati. A livello micro, occorre dare maggiore voce ai lavoratori all’interno delle imprese.

Il libro mette in guardia contro i visionari del progresso tecnologico che pensano di essere gli unici depositari della verità e si apre con la storia di Ferdinand de Lesseps, l’uomo responsabile della costruzione del canale di Suez. Dopo il grande successo ottenuto in Egitto, de Lesseps si convinse, e convinse le autorità e gli investitori, che era possibile utilizzare la stessa metodologia per la costruzione del canale di Panama. Una decisione che ebbe conseguenze disastrose e comportò un enorme tributo in termini di vite umane.

I visionari esistono in ogni epoca e sulle loro proposte occorre vigilare e dibattere. Secondo gli autori dobbiamo pensare al progresso tecnologico come a un fiume: non ha senso cercare di bloccarlo costruendo dighe, ma è necessario indirizzarlo in direzioni che favoriscano la collettività ed evitino di danneggiare i lavoratori. (PdA)

 

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