domenica 19 Gennaio 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

“IMPRESENTABILI” alla corte di Trump / Invitati i neonazisti, non l’Europa

L’insediamento di Donald Trump, domani lunedi’ 20 gennaio, come 47esimo presidente degli Stati Uniti sarà una festa della Destra mondiale con assenze istituzionali importanti, tra le quali quella dell’Europa, esclusa Giorgia Meloni che sarà a Washington accompagnata da tre esponenti di Fratelli d’Italia. Assente invece Matteo Salvini.

Tutti sul carro del vincitore. La lista degli invitati alla cerimonia di insediamento di Donald Trump, che si terrà  al chiuso in via eccezionale a causa del clima molto freddo”, come ha comunicato su Truth Social, è un almanacco di populisti di destra, miliardari, imprenditori rampanti ed emergenti. Ma anche di sdegnosi rifiuti.

Da Xi Jinping (che non ci sarà) a Javier Milei, da Jeff Bezos a Mark Zuckerberg. Negli inviti per il suo grande giorno Donald Trump non ha badato ad alleanze convenzionali o amicizie storiche ma, come sempre, ha fatto di testa sua, invitando circa 200 ospiti tra i quali almeno 10 capi di Stato e di governo, alcuni tradizionalmente impresentabili negli Stati Uniti.

E da chi è stato invitato e chi no, da chi quell’invito lo ha accettato e chi non verrà, si possono trarre analisi geopolitiche ed economiche che definiscono questo suo inizio di presidenza americana. E forse un indirizzo complessivo per il suo mandato.  Jeff Bezos in prima fila tra gli ospiti di Trump per il giuramento insieme ai rresponsabili delle big tech della Silicon Valley (Axelle/Bauer-Griffin/FilmMagic)

Confermata la presenza massiccia della Silicon Valley, gli stessi miliardari del tech che dopo la vittoria di novembre sono corsi a Mar-a-Lago a fare amicizia con il presidente eletto. Di fatto, quella che l’anziano Biden nel suo addio alla Casa Bianca ha denunciato come la “nuova oligarchia” che accentra potere, ricchezza e tecnologia.  Ci sarà il Ceo di Tiktok, Chew Shou Zi, nonostante il contenzioso con il governo americano, che siederà addirittura sul palco d’onore, tradizionalmente riservato ad ex presidenti, familiari e altri ospiti importanti. A lui si uniranno il capo di Meta Zuckerberg, quello di Amazon Bezos, il Ceo di Open-Ai Sam Altman, quello di Apple Tim Cook e l’ad di Google Sundar Pichai, che ha donato un milione di dollari per l’organizzazione dell’inauguration day. Per rimanere in tema big tech, anche se per lui ormai è una definizione riduttiva, ci sarà anche Elon Musk, ‘first buddy’ di Trump e neo-segretario al dipartimento per l’efficienza governativa.

L'ex First Lady Michelle Obama non sarà alla cerimonia di insediamento di Donald Trump
L’ex First Lady Michelle Obama non sarà alla cerimonia di insediamento di Donald Trump (LaPresse)
Quanto ai predecessori del tycoon e le loro consorti, confermata la presenza di Joe e Jill Biden. Il presidente uscente ci sarà a malincuore ma non può tirarsi indietro dal presentare plasticamente la differenza tra lui e il tycoon che disertò, insieme alla moglie, il suo giuramento. Ci saranno le coppie ex presidenziali Hillary e Bill Clinton, George W. e Laura Bush. Barack Obama, invece, non sarà accompagnato da Michelle. Una scelta controcorrente: lei resta alle Hawaii e i suoi collaboratori giustificano l’assenza con la formula dei “precedenti impegni”, ma la scelta di Michelle Obama suggella il distacco personale e politico tra le due famiglie, diventate simbolo delle opposte fazioni che dividono l’America. Michelle che ha disertato anche il funerale di Jimmy Carter proprio per evitare di sedersi vicino a Donald Trump.
MEGA (Make Europe Gtreat Always) è la risposta al MAGA (Make America Great Again) di Trump

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, non ha al momento in programma la partecipazione alla cerimonia di insediamento del presidente americano, Donald Trump. Lo ha confermato la portavoce dalla Commissione europea, Paula Pinho, nel corso del briefing quotidiano con la stampa. “Non abbiamo ricevuto nessun invito e la partecipazione non è prevista. Se la presidente riceverà un invito allora vedremo, ma per il momento non ci sono piani del genere”. Tra conferme e smentite ufficiali, la lista definitiva di chi parteciperà non è ancora completa, ma è evidente che (tolte poche eccezioni) l’unica area politica ad essere ampiamente rappresentata sarà quella che va dalla destra all’estrema destra. Il che lascia pochi dubbi sulla traiettoria che prenderà la seconda presidenza dell’indiscusso padrone del Partito repubblicano.

 

Tra i capi di Stato e di governo che siedono attualmente al Consiglio europeo, la premier italiana Giorgia Meloni sarebbe stata l’unica a ricevere un invito ufficiale da parte del tycoon newyorkese. Il che non stupisce, dati gli sforzi che l’ex presidente del partito dei Conservatori europei (Ecr) ha profuso in questi mesi nell’accreditarsi a Washington come uno dei punti di riferimento per la nuova amministrazione nel Vecchio continente.

Dai contatti personali con Trump (che l’ha definita “una donna fantastica”) a quelli con il proprietario di X, SpaceX e Tesla, Elon Musk (il quale avrà un ruolo chiave nel prossimo gabinetto statunitense), dalla vicenda Abedini-Sala al “caso Starlink”, la leader di Fratelli d’Italia è considerata politicamente vicina al prossimo inquilino della Casa Bianca. Ad ogni buon conto, la partecipazione della presidente del Consiglio non è ancora stata confermata ufficialmente.

Donald Trump Giorgia Meloni
Il presidente-eletto statunitense Donald Trump accoglie la premier italiana Giorgia Meloni nella sua residenza di Mar-a-Lago, in Florida, il 5 gennaio 2025 (foto: Palazzo Chigi via Imagoeconomica)

Insieme a Meloni, gli altri membri di spicco della famiglia conservatrice che si recheranno a Washington sono Mateusz Morawiecki, ex premier polacco e presidente dell’Ecr fresco di nomina, i suoi due vice Carlo Fidanza (capodelegazione FdI a Strasburgo), Marion Maréchal (nipote di Marine Le Pen ed eurodeputata eletta inizialmente con Reconquête ma passata ora a Identités et libertés), e George Simion (leader del partito romeno Aur).

Secondo quanto comunicato dal portavoce del gruppo Ecr in Aula, la delegazione conservatrice oltreoceano comprenderà anche gli eurodeputati Assita Kanko (vice-capogruppo proveniente dall’N-va belga), Stephen Bartulica (membro del partito croato Domino), Rihard Kols (eletto in Lettonia con l’Na) e Dominik Tarczyński (del PiS polacco).

Dei leader Ue, non parteciperà invece il primo ministro ungherese Orbán, da sempre esplicito ammiratore di Trump e co-fondatore del partito europeo dei Patrioti (Patriots). Dopo che sull’argomento si sono rincorse per qualche giorno notizie contrastanti, il portavoce del premier magiaro Zoltán Kovács ha voluto “chiudere il circo” rimarcando l’altro ieri (15 gennaio) che “nessun funzionario del governo ungherese – o nessun leader straniero – ha ricevuto un invito ‘ufficiale’“.

A quanto riporta La Presse, per i Patrioti si recherà a Washington una delegazione composta da Santiago Abascal (leader del partito spagnolo Vox) e un manipolo di eurodeputati (il gruppo all’Eurocamera si chiama Patrioti per l’Europa, abbreviato in PfE): i vice-capigruppo Kinga Gál (ungherese di Fidesz), Klara Dostalova (eletta in Cechia con Ano 2011) e Hermann Tertsch (Vox), nonché Paolo Borchia (capodelegazione della Lega), Jorge Martín Frías (Vox) e Filip Turek (leader del partito ceco PaM). Secondo Politico, anche il leader del partito belga Vlaams belang Tom Van Grieken dovrebbe partecipare.

Continuando con le destre europee, altri invitati di rilievo sono il capo di Reform Uk e padre nobile della Brexit, Nigel Farage, il leader di Reconquête (partito transalpino ancora più a destra del Rassemblement national) Éric Zemmour e il co-presidente dell’ultradestra tedesca di AfD, Tino Chrupalla. Per la medesima famiglia politica degli ultimi due dovrebbe partecipare all’inaugurazione anche l’eurodeputata Sarah Knafo, vice-capogruppo dell’Europa delle nazioni sovrane (Esn) a Strasburgo in quota Reconquête.

Quanto a Chrupalla, l’invito sarebbe stato originariamente indirizzato alla sua omologa Alice Weidel, recentemente incensata dallo stesso Musk in una diretta flop su X, la quale ha però declinato citando impegni connessi alla campagna elettorale in patria (è di questa settimana la sua nomina a candidata cancelliera, la prima nella storia del partito post-nazista), dove si vota il 23 febbario.

Al contrario di quanto sostenuto da Kovács, tuttavia, di capi di Stato e di governo stranieri ne sono stati invitati eccome, in barba alla tradizione che vorrebbe ospiti internazionali di rango non superiore a diplomatici ed ambasciatori.

Il presidente argentino Javier Milei ha confermato da tempo la sua presenza, mentre altrettanto non ha potuto fare l’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro in quanto, trovandosi sotto indagine per il suo presunto ruolo nel tentato colpo di Stato del gennaio 2023 (un episodio che ha ricordato da vicino l’assalto al Campidoglio degli ultrà pro-Trump di due anni prima), il suo passaporto è stato sospeso dalle autorità giudiziarie.

Un altro invito è arrivato al presidente cinese Xi Jinping, il quale però manderà in sua vece a Washington il suo vice Han Zheng: non esattamente una leadership di destra radicale, si noterà agilmente, ma basta considerare la rilevanza strategica delle relazioni tra Washington e Pechino per comprendere le ragioni della scelta di Trump.

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