In America, secondo una retorica molto cara agli estimatori acritici, la “patria della democrazia”, sono cominciate le deportazioni di immigrati irregolari. Nelle scuole, nelle chiese, negli ospedali. La situazione è diventata all’improvviso grave: molte famiglie vivono nel terrore di venire rimpatriate, nonostante le rassicurazioni di insegnanti, sacerdoti e medici.

“Newark non resterà a guardare mentre delle persone sono terrorizzate in modo illegale”: ha detto Ras Baraka, sindaco della città del New Jersey, negli Stati Uniti, denunciando blitz condotti dagli agenti federali dell’Immigration and Customs Enforcement (Ice). I fatti hanno seguito annunci e ordini esecutivi del neo-presidente Donald Trump per la deportazione di cittadini stranieri privi dei documenti necessari per risiedere in America.

Secondo Baraka, che ha diffuso una dichiarazione, i raid in città hanno portato a diversi arresti. In manette, “senza che fosse prodotto un mandato di cattura”, sarebbero finite sia persone residenti prive di permessi di soggiorno che cittadini americani. Persone che gran parte dell’opinione pubblica trumpiana ritiene propense a delinquere a prescindere da ciò che hanno commesso.

Una scandalosa deformazione della realtà, grazie a una propaganda, cui si è accodato il Ku Klux Klan con il ripetuto “Andatevene via” – che ha avvelenato il Paese e che ha fatto passare nel dimenticatoio, ricordano alcuni media statunitensi, l’insurrezione di Capitol Hill del gennaio 2000 (si legga articolo in basso).

l presidente Trump sta inviando un messaggio forte al mondo: chi entra illegalmente negli Stati Uniti andrà incontro a gravi conseguenze”. Promessa fatta promessa mantenuta. Lo scrive la Casa Bianca su X postando l’immagine di una fila di migranti ammanettati e in catene mentre vengono imbarcati su un aereo cargo militare con la scritta in sovrimpressione “I voli di deportazione sono iniziati.

Operazioni dell’Ice sono scattate anche a Chicago e a Boston, due città considerate roccaforte del Partito democratico, passato all’opposizione a livello federale con la fine della presidenza di Joe Biden. In settimana l’agenzia di stampa Associated Press ha pubblicato un servizio nel quale si sottolineano i timori di tante famiglie con radici di migranti nel mandare i propri figli a scuola. “In molti distretti gli insegnanti hanno cercato di rassicurare i genitori sul fatto che gli istituti siano luoghi sicuri per i loro bambini nonostante le promesse elettorali del presidente di procedere a deportazioni di massa” si riferisce nell’articolo.

“I timori si sono però intensificati quando l’amministrazione Trump ha annunciato martedì che avrebbe permesso alle agenzie federali preposte all’immigrazione di effettuare arresti anche in scuole, chiese e ospedali, ponendo fine a una politica in vigore dal 2011″.

Al centro del dibattito politico c’è anche lo ‘ius soli’, il diritto cioè alla cittadinanza americana per tutti i nati negli Stati Uniti, indipendentemente dalla nazionalità dei genitori. Ieri un giudice federale di Seattle, John Coughenour, ha bocciato come “palesemente incostituzionale” un decreto di Trump che pone fine al riconoscimento di questo diritto. Il presidente Trump ha già annunciato che farà ricorso contro l’ordinanza della magistratura, che sospende il suo provvedimento per 14 giorni.

Il giudice Coughenour si è espresso a partire da una richiesta dell’attorney general di Washington, Nick Brown, e di altri Stati americani amministrati da democratici. Sul piano costituzionale il riferimento è il quattordicesimo emendamento, che recita: “Tutte le persone nate o naturalizzate negli Stati Uniti, e soggette alla loro giurisdizione, sono cittadini degli Stati Uniti e dello Stato nel quale risiedono”.

LA CRONACA DELL’UDIENZA DI SEATTLE di Massimo Jaus

Primo ostacolo per il Trump 2. Stamani un giudice federale ha bloccato temporaneamente l’ordine esecutivo del presidente che, nel primo giorno del suo ritorno alla Casa Bianca, aveva voluto ridefinire un diritto sancito dal 14° emendamento della Costituzione, la cittadinanza per diritto di nascita. Nella corte federale di Seattle, il giudice John Coughenour, nominato da Ronald Reagan nel 1981, ha ascoltato gli argomenti dei procuratori generali di Arizona, Oregon, Washington e Illinois, che si sono opposti all’ordine esecutivo presidenziale.

Nel corso dell’udienza, il giudice ha ripetutamente interrotto l’avvocato del Dipartimento di Giustizia, che non riusciva a trovare argomenti legali per giustificare la decisione del capo della Casa Bianca, in evidente contrasto con il 14° emendamento della Costituzione, aggiungendo che nei suoi oltre 40 anni in magistratura non ha mai visto un caso così palesemente anticostituzionale.

L’ordine esecutivo di Trump stabilisce che i bambini nati negli Stati Uniti, figli di immigrati irregolari, o che non abbiano almeno uno dei genitori cittadino americano, non debbano essere considerati cittadini americani. La decisione si estende anche ai bambini nati da madri presenti negli Stati Uniti solo temporaneamente, come turiste, studentesse universitarie o lavoratrici temporanee.

Quando l’avvocato del Dipartimento della Giustizia, Brett Shumate, ha detto che avrebbe voluto avere la possibilità di spiegare dettagliatamente le considerazioni giuridiche in un briefing completo, il giudice gli ha risposto che l’udienza in corso era la sua occasione per esporre i motivi legali per giustificare la legalità della decisione presa dalla Casa Bianca.

Nelle loro memorie, gli avvocati dei cinque Stati che hanno presentato opposizione all’ordine esecutivo del presidente hanno citato la testimonianza resa dall’allora procuratore generale aggiunto Walter Dellinger che, nel 1995, affermò alla Commissione Giustizia del Senato che una legge per limitare la cittadinanza per diritto di nascita sarebbe stata “incostituzionale a prima vista” e che persino un emendamento costituzionale “sarebbe stato una aperta violazione della storia costituzionale e delle tradizioni costituzionali della nazione”.

Il caso discusso Seattle è solo il primo delle cinque cause legali intentate da 22 Stati e da una serie di gruppi per i diritti degli immigrati in tutti gli Stati Uniti. L’ordine esecutivo di Trump, firmato il giorno dell’insediamento, dovrebbe entrare in vigore il 19 febbraio. Nel 2022, ci sono state circa 255.000 nascite di bambini partoriti da madri che vivevano illegalmente o che erano temporaneamente negli Stati Uniti per motivi di studio o di lavoro.

L’amministrazione Trump ha sostenuto che i singoli Stati non hanno motivi legali per intentare una causa contro l’ordine presidenziale e che la richiesta per una sospensione temporanea è ingiustificata perché non è stato causato alcun danno, aggiungendo che l’ordine esecutivo si sarebbe applicato solo alle persone nate dopo il 19 febbraio, data di entrata in vigore del decreto presidenziale.

Gli Stati Uniti sono tra i circa 30 Paesi in cui viene applicata la cittadinanza per diritto di nascita, il principio dello ius soli o “diritto del suolo”. Il 14° emendamento della Costituzione garantisce la cittadinanza a tutte le persone nate e naturalizzate negli Stati Uniti. Un emendamento ratificato nel 1868, all’indomani della Guerra Civile, per regolarizzare sia la caotica immigrazione del tempo che la complicata situazione giuridica creata con la fine della schiavitù, quando non si sapeva come classificare gli ex schiavi che fino ad allora erano considerati proprietà, come mucche o cavalli.

Una causa federale separata, presentata da altri 18 Stati e dagli avvocati di due città, è stata messa in calendario nella corte federale di Boston, in Massachusetts.

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