Nuove regole su base volontaria, quindi soltanto una raccomandazione, per bar, discoteche e locali. Sono regole di comportamento che riguardano i clienti, una maggiore illuminazione e più telecamere. Queste alcune delle misure contenute nel decreto del Ministro dell’Interno Piantedosi, rivolte a bar, discoteche e locali che puntano a fare leva su una più stretta collaborazione tra pubblico e privato, considerando che recenti statitische ci dicono che sono circa 8 milioni le persone dagi undici anni in su che esagerano con l’alcol.
Chi deciderà di aderire alle nuove linee guida, su base volontaria, dovrà individuare un ‘responsabile della sicurezza’ il cui nominativo andrà tempestivamente comunicato alle Autorità e installare videocamere per la sorveglianza. I gestori aderenti, dovranno affiggere in “modo ben visibile” anche il “Codice di condotta” che indica una serie di misure per qualificare “l’avventore modello”.
Il cliente dovrà osservare le seguenti regole: a) non introdurre armi improprie e, laddove non vi sia un giustificato motivo, strumenti atti ad offendere, ferma restando la disciplina sulle armi; b) il divieto di utilizzare all’interno del locale strumenti in grado di nebulizzare sostanze irritanti al capsicum (peperoncino) c) il divieto di introdurre nel locale sostanze stupefacenti; d) il divieto di introdurre nel locale sostanze alcoliche che non siano state somministrate all’interno del medesimo locale; e) l’impegno a non utilizzare in maniera impropria o comunque a danneggiare i dispositivi antincendi e, più in generale, gli arredi e le suppellettili presenti nel locale e nelle sue pertinenze; f) l’obbligo a non impedire o rendere difficoltosa la fruibilità delle uscite di sicurezza; g) l’impegno a non abbandonare nelle aree di pertinenza del locale e in quelle immediatamente circostanti residui, anche in vetro, delle consumazioni, e altri rifiuti in genere; h) l’impegno a evitare comportamenti molesti o che possano disturbare la quiete pubblica.
“Le linee guida per prevenire problemi di sicurezza nei locali pubblici forniscono indirizzi per la stipula di accordi in sede territoriale cui è possibile aderire su base volontaria, senza alcun obbligo e senza quindi nuovi costi per gli operatori. L’adesione a queste linee guida rappresenta una forma di tutela per chi gestisce un locale e per gli avventori, una cornice di prevenzione di cui le autorità di pubblica sicurezza tengono conto nel caso in cui a seguito di criticità all’interno dei locali si debbano adotrare eventuali provvedimenti nei confronti dell’attività”. Lo fanno sapere fonti del Viminale. “In ogni caso – aggiungono- va sottolineato che dette linee guida sono state emanate dal Viminale per ottemperare a quanto prescritto dal precise norme di legge e sono state condivise con le associazioni di categoria e gli enti territoriali. Sono messe a disposizione dei tavoli di confronto territoriale che si riuniscono sul tema con la partecipazione delle istituzioni locali”.
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A leggere questo decreto del governo – tutto incentrato sul cliente, pochissimo su chi gestisce i locali, quindi poco più di una pacca sulle spalle – spicca la mancanza di un elemento essenziale: far rispettare il divieto di somministrare alcolici ai minorenni o quantomeno di controllare l’esorbitante consumo che se ne fa in discoteca.
Chiunque frequenti un locale per giovanissimi sa che al banco è rarissimo vedere – nella calca e nel rumore assordante della musica – un barista chiedere la carta d’identità a chi ordina bevande alcoliche. L’interese del gestore è fare cassa. Un fenomeno che scappa di mano a vadere i tanti casi di coma etilico in cui sprofondano gli adolescenti nei locali dello sballo, e costretti a far ricorso alle cure ospedaliere.
Nel punto d) del codice di condotta viene indicato il divieto di introdurre nel locale (solo introdurre, si badi bene) sostanze alcoliche che non siano state somministrate all’interno del medesimo locale. Da fuori l’alcol fa male, dentro, invece, fa fatturato. E per farlo aumentare non poche volte si chiude un occhio. L’alcol non si tocca sebbene provochi dipendenza e scompensi vari.
C’è da ricordare che il reato connesso al consumo esagerato di alcol è previsto dall’articolo 690 del codice penale: può essere applicato al gestore di una discoteca per non aver predisposto le misure precauzionali idonee ad impedire il verificarsi di episodi di ubriachezza, con particolare riferimento ai minorenni.
I DATI DELL’ISTAT. Nel 2023 il 15% della popolazione di 11 anni e più (pari a 8 milioni e 29mila persone) ha almeno un comportamento di consumo di bevande alcoliche a rischio (consumo abituale eccedentario o ubriacature, il cosiddetto binge drinking). Tra gli uomini la quota è pari al 21,2% (5 milioni 507 mila persone) mentre tra le donne è pari al 9,2% (2 milioni 521 mila). Si riscontra una sostanziale stabilità nella proporzione dei consumatori a rischio rispetto al 2022 (14,9%). E’ quanto emerge dal rapporto Istat su ‘Fumo, alcol, eccesso di peso e sedentarietà – Anno 2023’.
INDAGINE DEL CENTRO RECUPERO DIPENDENZE SAN NICOLA *
In media, ogni due giorni un adolescente minorenne finisce al pronto soccorso con diagnosi di coma etilico e intossicazione da alcol, un quadro davvero preoccupante considerando che, in base a recenti indagini a livello nazionale, più di 7 giovanissimi su 10 almeno una volta si sono ubriacati.
Una percentuale che tende poi a modificarsi con l’età: negli ultimi due anni di scuola superiore, solo l’11% circa dei giovani non ha mai trasgredito con l’alcol. Un dato realmente impressionante: pare infatti che con l’avvicinarsi della maggiore età si verifichi una sorta di iniziazione all’eccesso di alcol, spesso incentivata da fattori sociali e dalla frequentazione di amici e conoscenti che già abusano.
Aumentato in maniera significativa dopo il periodo del Covid, il fenomeno dell’alcolismo tra i minorenni non accenna a diminuire, anzi, pare che sia in costante aumento: lo confermano in particolare i dati registrati dai servizi di pronto soccorso, che confermano una rilevante presenza di accessi da parte di pazienti molto giovani, la cui problematica è proprio quella dell’abuso di alcol.
Avvicinandosi alla maggiore età, la percentuale di chi non ha mai abusato, come si è detto, scende vertiginosamente, un dato allarmante se poi si pensa che la maggior parte degli adolescenti sia convinta che l’alcol non è dannoso, e comunque lo è meno delle sigarette. La mancanza di informazioni corrette, che dovrebbero essere diffuse anche attraverso la scuola, rende i giovani poco consapevoli nei confronti dei reali pericoli che un eccesso di alcol può comportare.
Oltre l’85% dei giovani considera l’uso di droga e sostanze stupefacenti un fattore di rischio elevato per la propria salute, mentre, al contrario, a conoscere i rischi legati all’abuso di alcol è una percentuale molto più bassa: ciò significa che solo per pochissimi giovani l’alcol rientra tra le droghe, a conferma di una disinformazione totale e pericolosa.
Per i più giovani, molti dei quali non superano i 14-15 anni, l’abuso di alcol non è un accadimento casuale, magari legato ad un momento di allegria e di festa, ma un bisogno di eccedere per sballare, per sentirsi forti, per abbattere tabù e inibizioni e lasciarsi andare alla trasgressione.
La birra resta la bevanda alcolica più diffusa e consumata dai giovani, seguita dagli aperitivi, più graditi dalle ragazze. In Italia, le ricerche dell’Istituto Superiore di Sanità hanno stimato la presenza di almeno tre milioni e mezzo di binge drinkers (coloro che assumono più bevande alcoliche in un breve intervallo di tempo), dei quali circa 25mila hanno meno di 15 anni e oltre 58mila meno di 18: si tratta di oltre 83mila giovani che rientrano un range di età nel quale le bevande alcoliche dovrebbero essere precluse.
Inoltre, se tra i bevitori più anziani la prevalenza è maschile, tra giovani e giovanissimi la differenza è molto meno rilevante. Se è vero che tra giovani e adolescenti il consumo di bevande alcoliche dovrebbe essere pari a zero, il problema maggiore resta sempre quello della disinformazione: i giovani devono ricorrere al pronto soccorso quando ormai hanno raggiunto livelli di intossicazione elevatissimi, ignorando completamente quelli che sono i danni a lungo termine che l’alcol comporta. Senza tralasciare il fatto che molti locali notturni (non tutti, ndr) applicano una strategia di vendita che non tiene conto di questi pericoli.
Proporre cocktail letteralmente esplosivi per pochi euro significa mettere realmente a rischio la salute dei giovani i quali, del resto, sono il target di riferimento per i locali aperti fino a tardi. Inoltre, non si tiene conto del fatto che, sebbene a 18 anni la libertà di acquistare e consumare bevande alcoliche sia ormai totale, si tratta di un’età nella quali la rete neuronale dell’organismo è ancora in evoluzione e l’abuso di stupefacenti, droga o alcol può comprometterne seriamente lo sviluppo e il completamento: un effetto che va chiaramente molto al di là di una sporadica ubriacatura.
L’assunzione di cocktail e superalcolici in maniera continuata e in dosi eccessive rappresenta una seria minaccia per la salute di chiunque ma soprattutto per i giovani, che associano il senso di euforia provocato dall’alcol al divertimento. Si tratta di un vero problema sociale che dovrebbe essere gestito sia dalla scuola che dai medici di famiglia, al fine di accompagnare i giovani nel percorso di crescita, favorendo la naturale ricerca di avventura e di nuove esperienze, evitando che l’alcol o altre sostanze stupefacenti possano alterare la percezione della realtà e trasformarsi in un punto di riferimento.
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