Sono finiti contro un muro di indifferenza i promotori del referendum cittadino per abolire il limite di velocità voluto dal sindaco di Bologna Lepore. Non sono riusciti a raccogliere 9.000 firme per portare avanti l’istanza, fermandosi a poco più di un terzo. A ripensarci oggi fa sorridere che tutta quella feroce campagna sia riuscita a smuovere così poche persone. I dati del primo anno di appliocazione del limite sono molto incoraggianti: a Bologna nessuna vittima di incidenti stradali.
di Andrea Femia *
Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia. Tre forze ben presenti in ogni sede istituzionale, dal locale dove sono minoranza fino al nazionale, dove governano stabilmente senza nessun problema numerico, rappresentando milioni di persone.
Tre partiti che, uno penserebbe, non si mettono sicuramente il problema di raccogliere qualche migliaio di firme per ostacolare una misura che praticamente per un anno è stata osteggiata in ogni maniera, come è avvenuto per Bologna 30. Eppure qualcosa deve essere andato storto, perché nel corso delle ore del 27 gennaio sono prima usciti dei rumor non confermati, poi le testate hanno iniziato a riportare la notizia. La destra bolognese è riuscita nella tragicomica impresa di raccogliere solamente 3.500 firme. Più che una notizia un meme. (Nella foto da cB: i promotori del referendum contro Bologna 30)
Stiamo parlando di partiti forti, non di movimenticchi appena nati, partiti ben strutturati che in teoria si candidano a guidare la città, o quanto meno a impattare sulle sue scelte.
3.500 firme dopo tutto quel caos sembrano qualcosa di offensivo per il quantitativo di inchiostro sprecato, di parole gettate al vento in centinaia di post sui social network pieni di rabbia e acredine. Sembrava che a voler distruggere Bologna 30 e tutto ciò che ha rappresentato fossero in decine se non centinaia di migliaia di persone. Si fa quasi fatica a pensare che le firme raccolte siano state così poche.
A maggior ragione perché qualche mese fa la raccolta firme fu posticipata per avere più tempo, considerando che pur essendo 9.000 firme non esattamente un numero altissimo su 392mila abitanti, i promotori del referendum avevano paura che nei mesi estivi fosse più complicato procedere alla raccolta, così dopo aver accusato il Comune di mettere i bastoni tra le ruote ritirarono il quesito un giorno prima della scadenza.
In quell’appello, firmato da Stefano Cavedagna di Fratelli d’Italia, Nicola Stanzani di Forza Italia, Cristiano Di Martino della Lega, Gianmarco De Biase del gruppo misto e Samuela Quercioli per Bologna Ci Piace, i cinque suggerivano che sarebbe stato più semplice muoversi quando i cittadini non sarebbero stati in vacanza. Non è andata benissimo.
L’indifferenza di chi si è scagliato contro la misura voluta dall’amministrazione Lepore va ben oltre le aspettative che un po’ per gioco un po’ perché era del tutto evidente, raccolsi poco più di un anno fa nelle cinque ragioni per cui Bologna 30 è un non problema. Se è vero che la destra e i suoi rappresentanti fanno una figuraccia francamente impronosticabile – neanche un ipotetico Lepore Fan Club Savena avrebbe potuto sperare in una disfatta di questa portata – è anche vero che a sinistra qualche super scettico che si era espresso con abnorme scetticismo si spera si sia ricreduto, in particolare dopo la pubblicazione dei dati successivi al primo anno.
La vicenda ci lascia un insegnamento e una provocazione. Il primo è che qualsivoglia provvedimento che scateni polarizzazioni e tifoserie da stadio molto probabilmente ha una portata di stravolgimento delle vite molto minore di quanto sembri dalle cronache politiche e dagli umori, per cui vale la pena vivere le cose senza l’aggravio dei patemi d’animo suggeriti dai rappresentanti politici di riferimento che su quella polarizzazione ci puntano principalmente per il loro mestiere. Si può stare alla larga dalla tentazione di avvelenarsi per così poco.
La provocazione è che se in ogni strada ci fosse un autovelox probabilmente si perderebbe qualche voto ma il Comune farebbe un casino di soldi. Ma proprio tantissimi. Si è parlato con ironia della voglia subdola del Comune di “fare cassa” e arricchirsi con chi va più veloce del dovuto. Come se fosse un problema che un ente si preoccupi di fare cassa. Ecco, non me ne voglia nessuno, ma c’è ancora tanto da fare sotto questo punto di vista. Per dirla alla Marinelli che fa Mussolini che fa Trump: Make Bologna Rich Again. Magari detto così alla Destra piace.
* digital strategist Cantiere Bologna
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I dati del 2024 di Bologna 30: in un anno con Città 30 nessun pedone ucciso e vittime dimezzate. Non succedeva dal 1991: un risultato significativo per il comune con il sindaco Lepore che attribuisce il dato anche all’iniziativa che riguarda alcune zone e viali della città. A Bologna nel 2024 nessun pedone è morto in incidenti sulla strada. “Non avveniva dal 1991”, afferma il sindaco della città Matteo Lepore che esprime grande soddisfazione e attribuisce il risultato a Città 30, la misura introdotta un anno fa che ha limitato la velocità in molte strade cittadine. Per Lepore i dati raccolti da Palazzo d’Accursio dimostrano chiaramente che “c’è stata una vera e propria inversione di tendenza rispetto al passato”.
Nel 2024 ci sono stati “zero morti tra i pedoni, la metà degli incidenti mortali, calano gli incidenti stradali e i feriti, rispettivamente del 13% e dell’11% mentre nel resto d’Italia lo scorso anno c’è stato un +8% degli incidenti mortali”, ha ribadito Lepore. I dati raccolti dal Comune dimostrano anche una diminuzione del 31% degli incidenti più gravi e un calo del 49% delle le persone morte sull’asfalto, che negli ultimi 12 mesi in città sono state dieci. Anche nelle radiali, come via Massarenti e via Murri, secondo i dati presentati “la velocità è calata e anche gli incidenti”. Sono diminuiti del 5% il traffico e del 29,3% l’inquinamento, ai livelli più bassi negli ultimi dieci anni. Nel 2024, poi, sono aumentati gli spostamenti in bici – anche grazie a un boom del bike sharing – gli abbonamenti al trasporto pubblico e l’uso del car sharing. Gli investimenti per Città 30, pari a 27 milioni, sono serviti per l’infrastruttura “e non per comprare gli autovelox”, ha assicurato Lepore.