La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è indagata, con il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il ministro dell’Interno Piantedosi e il sottosegretario alla presidenza Mantovano, per il caso Almasri, il torturatore fatto rientrare in Libia con un volo di Stato nonostante fosse raggiunto da un mandato di cattura della Corte penale Internazionale. Ipotesi di accusa, favoreggiamento e peculato.
Giorgia Meloni: “Ho ricevuto un avviso di garanzia. La notizia di oggi è questa: il procuratore della Repubblica Francesco Lo Voi, lo stesso del fallimentare processo a Salvini per sequestro di persona, mi ha inviato un avviso di garanzia per i reati di favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio del cittadino libico Almasri. L’avviso di garanzia è stato inviato anche ai ministri Nordio, Piantedosi e al sottosegretario Mantovano, presumo per una denuncia dell’avvocato Luigi Li Gotti
“Penso che valga oggi quello che valeva ieri: non sono ricattabile, non mi faccio intimidire“. “È possibile che per questo sia così invisa a chi non vuole che l’Italia cambi e diventi migliore. Intendo andare avanti per la mia strada a difesa degli italiani soprattutto quando in gioco la sicurezza della nazione a testa alta e senza paura”, aggiunge Meloni.
“Giorgia Meloni indagata per il rimpatrio del libico Almasri, avvisi di garanzia per il sottosegretario Alfredo Mantovano e i ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio. Vergogna, vergogna, vergogna. Lo stesso procuratore che mi accusò a Palermo ora ci riprova a Roma con il governo di centrodestra. Riforma della Giustizia, subito!”. Lo scrive su X il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini.
“Sono dalla parte di Giorgia Meloni, di Piantedosi, di Nordio e di Mantovano. Difendo la separazione dei poteri e condanno scelte che suonano come una ripicca per la riforma della giustizia”. Lo scrive su X il vicepremier Antonio Tajani.
“La scelta di rimpatriare il criminale libico è una scelta politicamente sbagliata, compiuta da Giorgia Meloni e da questo Governo. Sono stato tra i primi a definirla, in Aula, una follia. Penso che sia un errore clamoroso e marchiano sotto il profilo politico. Sul punto di vista giudiziario, invece, non mi esprimo. Non tocca a me giudicare e sono sinceramente garantista. Quindi non faremo a Giorgia Meloni quello che lei ha fatto a noi e alle nostre famiglie”. Lo scrive sui social Matteo Renzi, leader Iv. “Per noi la Presidente del Consiglio è innocente come chiunque è innocente fino a sentenza passata in giudicato- aggiunge – Noi non attacchiamo sul piano giudiziario: noi facciamo politica. E ho l’impressione che Giorgia Meloni voglia cavalcare questo avviso di garanzia – che è un atto dovuto – per alimentare il suo naturale vittimismo. La gestione della vicenda Almasri per noi non è un crimine: è peggio, è un errore”.
Il leader di Azione Carlo Calenda: “Su Almasri il Governo italiano ha combinato un disastro, raccontando un mare di balle agli italiani – ha detto – Dopodiché che un Presidente del Consiglio venga indagato per un atto che risponde evidentemente ad una ‘ragione di Stato’ (mai ammessa) è surreale e non accadrebbe in nessun altro Paese occidentale. Si saldano così due errori e si riacutizza lo scontro tra poteri dello Stato. Non un bello spettacolo“.
AVS: “LA MELONI RICATTABILE DAI LIBICI”. Presa di posizione di Angelo Bonelli, di Alleanza Verdi Sinistra che ha attaccato la premier sulla questione della sua ricattabilità: “Giorgia Meloni la smetta di fare la vittima, invocando ancora una volta nemici immaginari utili solo ad alimentare la propaganda – ha spiegato – Il governo ha violato la legge. E a lei che dice di non essere ricattabile, rispondo che è ricattabile dai libici! La decisione del governo di rilasciare e rimandare in Libia il criminale Almasri, noto torturatore, stupratore, anche di bambini, un assassino e trafficante di esseri umani – ha continuato – senza alcuna consultazione con la Corte penale internazionale e senza intraprendere le azioni necessarie per la sua consegna all’Aja, è una violazione dello Statuto di Roma e della legge nazionale”.
Da sottolineare la dichiarazione dell’avvocato Luigi Li Gotti, che ha depositato l’esposto e che è stato acc– ha continuato usato da Meloni di essere un sodale di Romano Prodi: “Adesso su questa vicenda mi aspetto chiarezza, quello che non c’è stato finora – ha detto alle agenzie di stampa – Nel mio esposto ho ipotizzato i reati di favoreggiamento e peculato, ma ora sarà la magistratura a indagare e fare accertamenti. L’iscrizione è un atto dovuto per legge, la Procura non ha potuto iscrivere contro ignoti perché la denuncia è nominativa, ma è un atto consequenziale, scontato”.
Per il Pd la prima a parlare è stata Sandra Zampa, storica portavoce di Romano Prodi, tirato in ballo da Giorgia Meloni per sottolineare la vicinanza tra l’ex premier e Luigi Li Gotti, colui che ha denunciato mezzo governo per il caso Almasri: “Con le sue parole che tirano in ballo più che a sproposito il presidente Romano Prodi, la premier Meloni conferma due cose – ha detto – Di non conoscere l’abc del rispetto istituzionale e di avere evidentemente maturato una strana ossessione nei confronti di Prodi. Bastano due dati a smentirla: la carriera politica di Li Gotti è cominciata con il Movimento sociale italiano ed è proseguita in Alleanza nazionale. Li Gotti – ha proseguito – ha certamente frequentato per un tempo assai più lungo ambienti vicini a Meloni che al centro sinistra. Ha poi aderito ad Italia dei valori e dal segretario di quel partito è stato indicato come sottosegretario del secondo governo Prodi. Ma tra Li Gotti e Romano Prodi – ha concluso – non vi è stata nessuna amicizia o conoscenza particolare, tanto è vero che non hanno più avuto rapporti dal 2008. Anche stavolta Meloni, con le sue ossessioni ha sbagliato bersaglio”.