mercoledì 5 Febbraio 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

IL BUON GIORNALISMO

di VITTORIO ROIDI *

Il 19 marzo e 20 marzo (voto telematico) e il 23 marzo 2025 (voto in presenza), poi ballottaggio 2 e 3 aprile (telematico) e 6 aprile (in presenza), in tutta Italia, i giornalisti andranno a votare. Dovranno eleggere i propri rappresentanti negli Ordini regionali e in quello nazionale, gli organismi che regolano il mondo delle notizie, che iscrivono negli elenchi, che stabiliscono quale è buon giornalismo e quale è cattivo.

Speriamo che la discussione si accenda e magari divampi, a costo di polemiche anche accese, perché sulla circolazione delle notizie si fonda la democrazia e perché in Italia le cose vanno tutt’altro che bene. Precipita il numero delle notizie, non solo quelle vendute sulla vecchia carta, poiché diminuiscono anche quelle trasmesse, dalla televisione, dalla radio, o dalle tante piattaforme moderne che sfruttano Internet e le tecnologie più o meno intelligenti. Le aziende barcollano e licenziano. Più volte il presidente Sergio Mattarella ha detto che vanno difese e aiutate.

Per di più, aumenta la confusione fra giornalismo e altre forme di comunicazione e di intrattenimento. Tutto si mischia, spesso anche gli iscritti all’Ordine partecipano a sketch, siparietti e trasmissioni nelle quali sono in tanti a “comunicare”. Si dice che è il mondo moderno, che è fatto così e che è utile avere mille modi e strumenti per parlare, ascoltare, imparare, rapportarsi con altre donne e altri uomini. Bene così? Tanto che differenza c’è fra un cronista e un poeta, fra il redattore di un quotidiano e l’autore dei testi di una commedia o di uno show?

Sì c’è, una differenza non tanto piccola e obbligatoria, che nel 1963 venne scritta in una legge: i giornalisti sono tenuti a trasmettere la verità, gli altri no. Ma quante verità e quante fake news, dopo sessanta anni, vengono trasmessi dai nostri mezzi di informazione? La legge del ’63 specificò che non solo della libertà e della pluralità delle notizie era necessario preoccuparsi, ma anche della loro “verità”.

Poiché è passato più di mezzo secolo, le persone che hanno a cuore il problema devono esaminare e accertare se i giornalisti la cercano, la trovano e la pubblicano la verità. Il nostro sistema è migliore rispetto a quello del 1963? In mezzo a tante opinioni, idee, racconti e versioni dei fatti è la “realtà” quella che emerge dai nostri prodotti? E come si spiega che circolano tante bufale?

Allora è proprio questo il momento giusto per parlarne e questo si propone di fare Professione Reporter, che da cinque anni e mezzo studia e segue le vicende del giornalismo e il suo ruolo nella vita democratica che – ha detto la Costituzione del 1948 –  si regge proprio sulla circolazione delle informazioni e sulla libertà da parte degli individui di dare e ricevere le informazioni. Parlarne, per non limitare il voto a una battaglia di schieramenti contrapposti, a liste da compilare, a voti da chiedere e ottenere.

L’Ordine dei giornalisti ha ancora un ruolo? La riforma preparata dell’attuale dirigenza è efficace? Andrebbe fatto di più per inserire nell’Ordine le nuove figure professionali: videomaker, fotoreporter, audiomaker, esperti di social network? Come andrebbero riformati gli esami per renderli più aderenti alle nuove forme di giornalismo? E’ corretto ammettere agli esami un gran numero di candidati d’ufficio, che non hanno fatto praticantato? Il lavoro dei giornalisti professionisti deve essere attività esclusiva? E’ completo il lavoro compiuto con il nuovo Codice deontologico dei giornalisti? Nelle liste elettorali vanno inserite figure giovani e rappresentanti delle nuove categorie? E’ corretto l’equilibrio di rappresentanza attuale fra professionisti e pubblicisti? L’Ordine deve intervenire con maggiore efficacia nella questione dell’invadenza della pubblicità nell’informazione?

Sono in atto molte disparità nelle sanzioni per chi non ha effettuato la formazione prescritta dalla legge: è un problema che riguarda le indicazioni degli Ordini o il funzionamento dei Consigli di disciplina? In generale, i Consigli di disciplina vigilano con efficacia sulla deontologia professionale? Sarebbe giusto dare maggiore pubblicità ai pronunciamenti dei Consigli di disciplina?

Parliamone. Di tutti questi temi e della professione in generale. E non solo noi giornalisti. Poiché solo se lo faremo, se andremo a fondo, la nostra professione avrà un significato. Professione Reporter intervisterà i candidati dei principali Ordini regionali, chiederemo cosa hanno fatto – se hanno già governato- e cosa hanno intenzione di fare per dare un senso all’esistenza dell’Ordine, per rivitalizzare il suo ruolo, in un mondo cambiato vertiginosamente. E siamo pronti a ospitare idee e proposte, critiche e soluzioni su tutti i temi che interessano il giornalismo. Confidiamo che in molti abbiano voglia di discutere su questo lavoro, oggi ancora più importante di ieri.

*professionereporter.eu

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