martedì 11 Febbraio 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

ANNUNCIO CHOC / Trump vuole occupare Gaza e cacciare i palestinesi: “Diventerà la Riviera del Medio Oriente”

Dopo l’incontro con Netanyahu, Donald Trumpo fa un annuncio che sorprende perfino i suoi più stretti collaboratori: “La Striscia di Gara – ha detto – sarà degli Stati Uniti, diventerà la Riviera del Medio Oriente”. Ci penserà lui, Donald Trump, a trasformarla in una specie di Costa Azzurra.

“Gli Stati Uniti ne prenderanno il controllo, ne saremo i padroni e i responsabili“, ha annunciato il presidente deglI Stati Uniti – con un tono che il New York Times definisce “da promotore immobiliare come un tempo”. E i due milioni di palestinesi? Via, sfollati altrove. “Una delle idee più sfacciate che un leader americano abbia avanzato negli ultimi anni”, scrive ancora il Nyt.

Mentre il presidente degli Stati Uniti inquadrava la questione come un imperativo umanitario e un’opportunità di sviluppo economico, trasformando la Striscia devastata dai bombardamenti israeliani in una mecca del turismo, riapriva un vaso di Pandora geopolitico con implicazioni enormi per il Medio Oriente e non solo. E infatti, immediate sono scattate le proteste un po’ ovunque. Il controllo su Gaza è stato uno dei principali punti critici del conflitto arabo-israeliano per decenni e l’idea di trasferire forzosamente i palestinesi richiama un’epoca in cui le grandi potenze occidentali ridisegnavano a piacimento le mappe della regione.

Il New York Times fa notare che la sola idea che gli Stati Uniti prendano il controllo di Gaza rappresenterebbe un’inversione di tendenza incredibile per Trump, che si è candidato per la prima volta nel 2016 giurando di portar via gli USA dalla regione dopo la guerra in Iraq. Ovviamente, come è nel suo stile, Trump non ha citato alcuna autorità legale che gli dia il diritto di prendere il controllo di quel territorio, “né ha affrontato il fatto che la rimozione forzata di una popolazione viola il diritto internazionale e decenni di consenso sulla politica estera americana in entrambi i partiti”, conclude il New York Times.

La proposta del presidente americano Trump per Gaza e’ stata tenuta segreta all’interno di un circolo molto ristretto di persone vicine al capo della Casa Bianca. Lo ha riferito il Wall Street Journal, citando due fonti dell’amministrazione americana secondo i quali l’idea di prendere il controllo della Striscia e sfollare per sempre i palestinesi è nata di recente ed e’ stata gestita tramite assistenti e alleati negli ultimi giorni. I funzionari al di fuori della cerchia ristretta del presidente non ne erano a conoscenza e ha sbalordito persino alcuni dei piu’ accesi sostenitori di Trump nella comunita’ ebraica, ha aggiunto il Wsj, citando uno di loro che ha definito l’idea “folle” e ha messo in dubbio che possa essere messa in pratica.

Il ministro delle Finanze israeliano di estrema destra Bezalel Smotrich ha promesso di fare di tutto per “seppellire definitivamente” l’idea di uno Stato palestinese, all’indomani dell’annuncio da parte di Donald Trump di un piano per l’occupazione americana di Gaza. “Il piano presentato dal presidente Trump è la vera risposta al 7ottobre”, ha affermato Smotrich, riferendosi all’attacco di Hamas contro Israele che ha scatenato la guerra. “Ora lavoreremo per seppellire definitivamente (…) la pericolosa idea di uno Stato palestinese”, ha aggiunto sul suo account Telegram.

Il piano per Gaza proposto da Trump “gettera’ benzina sul fuoco”. Lo ha affermato Hamas, all’indomani della conferenza stampa di Trump e Netanyahu a Washington, durante la quale ha annunciato che gli Usa prenderanno il controllo della Striscia e i palestinesi verranno sfollati per sempre nei Paesi vicini.

L’avvenire di Gaza passa per “un futuro Stato palestinese” e non dal controllo “di un paese terzo”: lo si legge in una nota del Quai d’Orsay, secondo il quale la Francia “ribadisce la sua contrarietà a qualsiasi trasferimento forzato della popolazione palestinese di Gaza, che rappresenterebbe una violazione grave del diritto internazionale, un attacco alle aspirazioni legittime dei palestinesi, ma anche un forte ostacolo alla soluzione a due stati e un fattore di destabilizzazione per i nostri partner vicini che sono l’Egitto e la Giordania, oltre che l’insieme della regione”.

Il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, ha definito inaccettabile la proposta del presidente americano Donald Trump riguardo a una presa del controllo da parte degli Usa di Gaza con l’idea che i palestinesi dovrebbero lasciare la Striscia. “La questione della deportazione è una situazione che né noi né la regione possono accettare. Perfino pensarci è una perdita di tempo, è sbagliato addirittura aprire una discussione” su questo argomento, ha affermato Fidan, durante un’intervista con l’agenzia turca Anadolu.

CRONACA E COMMENTI DA NEW YORK di David Mazzucchi

(The Voice of New York) — C’è sconcerto nel mondo. Anche Netanyahu lo ha ascoltato incredulo. Donald Trump vuole occupare la  Gaza con le forze Usa se necessarie, cacciare due milioni di palestinesi che non potranno più farvi ritorno e trasformare la Striscia  “nella riviera del medio Oriente”. Nel suo primo incontro col leader israeliano durante una conferenza stampa alla fine del loro intenso incontro ha lanciato questa proposta che secondo lui con la collaborazione di Giordania Egitto e anche Arabia Saudita potrebbe portare alla pace in tutto il Medio Oriente. La condizione naturalmente una volta risolta la questione degli ostaggi è lo sterminio di Hamas e la deportazione di quasi 2 milioni di cittadini palestinesi che stanno rientrando nelle loro città della Striscia di Gaza dopo la tregua, che continua a reggere. Trump ha descritto l’attuale situazione a Gaza per chi ci sta ritornando come un buco infernale mentre la ricostruzione sotto gli americani darebbe lavoro a decine di migliaia di persone.

Il presidente degli Stati Uniti non parlava di questa idea come di un progetto politico ma di un piano di edilizia abitativa, come farebbe un semplice costruttore americano, non uno statista alla guida della più grande potenza del mondo, che si appresta a governare distruggendo la struttura amministrativa e federale degli Stati Uniti, minacciando l’invasione della Groenlandia e l’occupazione anche del canale di Panama. Immediata e secca la reazione negativa di Mosca al consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Davanti alle domande dei giornalisti che gli chiedevano che fine faranno i 2 milioni di palestinesi che si vedrebbero occupare il loro territorio sovrano dalle forze Usa ha risposto” ho studiato questo problema per molti mesi da ogni punto di vista e da ogni angolo e se gli Stati Uniti  possono portare pace e stabilità in Medio oriente lo farò”. Anche il premier israeliano lo ha ascoltato incredulo, forse più cosciente delle difficoltà di conquistare militarmente il territorio – perché l’idea di Trump sembra la ricetta per una nuova guerra.

Ma Netanyahu che vuole perseguire la distruzione militare di Hamas è stato costretto a dire “il presidente Trump è un leader forte e vuole portare la questione ad un livello più alto… Il suo piano cambierà la storia”. Alla fine hanno concordato che pure l’Arabia Saudita si adeguerà e che Riad non avrebbe più fra le sue richieste la nascita di uno Stato palestinese.

Ma con una lettera al segretario di Stato Marco Rubio, i rappresentanti della stessa Arabia Saudita, degli Emirati, Qatar, Egitto e Giordania si sono opposti frontalmente all’idea, sostenendo che devono essere i palestinesi a guidare  la ricostruzione di Gaza e qualsiasi altra soluzione che preveda la loro deoprtazione in altri territori equivarrebbe a destabilizzare l’intera regione. Quasi a fare da calmiere in questa proposta esplosiva, Netanyahu ha confermato che nel fine settimana una delegazione israeliana si recherà a Doha per la ripresa dei colloqui indiretti con Hamas, per una eventuale prosecuzione della tregua, ma ha concluso dicendo che la pace e la fine della guerra si avranno solo se gli israeliani vinceranno e riusciranno ad ottenere la distruzione delle capacità militari di Hamas, per evitare che una strage come quella del 7 ottobre si debba più ripetere.

“Stiamo parlando di trasferire un milione-settecentomila persone, forse un milione-ottocentomila”, ha detto Trump dallo Studio Ovale. “Penso che saranno reinsediati in aree dove potranno vivere una bella vita e non preoccuparsi di morire ogni giorno”… E ancora: “Gli Stati Uniti prenderanno il controllo della Striscia di Gaza per lungo tempo e saranno responsabili dello smantellamento di tutte le pericolose bombe inesplose e di altre armi presenti sul posto, livelleranno il sito, si sbarazzeranno degli edifici distrutti spianando tutto”… “Saremo proprietari, creeremo uno sviluppo economico che fornirà un numero illimitato di posti di lavoro e di alloggi per la popolazione della zona”.

Ma Trump non ha detto dove collocherà quasi due milioni di palestinesi che stanno tornando tra le macerie, non se ne vogliono andare e non intendono vivere nuovamente da occupati nella sua ‘riviera americana’.

Molti ricordano che mesi fa proprio Jared Kushner, il marito di Ivanka Trump e genero del presidente, aveva classificato la Striscia di Gaza come una bellissima  proprietà costiera conquistata con la forza.

L’ANALISI DI ALBERTO NEGRI sul Manifesto del 6/02/2025

Banditi a Gaza. Banditi i palestinesi, che devono essere deportati, banditi, in un altro senso, coloro che lo propongono. Con Trump gli Stati uniti gettano la maschera e il neocolonialismo del presidente americano si innesta direttamente sul colonialismo sionista. Ora anche Trump vuole un pezzo di Medio Oriente con Gaza che nei suoi progetti deve diventare una sorta di Riviera per ricchi – con la deportazione dei palestinesi – ma che avrebbe già il suo bottino immediato da offrire, il gas offshore dei palestinesi che verrebbero ovviamente depredati anche di questa risorsa, come del resto sta già facendo Israele. Prima degli yacht a Gaza arriverebbero comunque le trivelle americane.
In realtà i piani dell’immobiliarista Trump e della sua banda di famigliari e amici, in apparenza deliranti e comunque di medio-lungo periodo, preludono forse nel breve a mosse più concrete, ovvero il riconoscimento Usa dell’annessione della Cisgiordania da parte di Israele e la cancellazione di ogni possibilità di uno Stato palestinese, il vero obiettivo politico di Tel Aviv ma anche di questa amministrazione americana. Trattare Gaza alla stregua di un investimento immobiliare significa che si può fare con tutta la Palestina in violazione di ogni regola del diritto internazionale. Una logica predatoria che Trump vorrebbe applicare alla Groenlandia, al Canada, a Panama.
Già nelle prossime ore si capirà anche se avrà un seguito la fase due del cessate il fuoco. Se Trump ha chiesto a Netanyahu di non aprire una nuova fase bellica, la realtà sul terreno ci dice ben altro e il premier israeliano, così come la destra radicale che lo sostiene, non ha per niente rinunciato all’obiettivo di sradicare Hamas e la sua organizzazione.
Mentre in una qualche stanza di Washington e della società immobiliare Phoenix del genero di Trump Jared Kushner – del quale sono soci anche i sauditi – si costruiscono i plastici della nuova Costa Azzurra mediorientale, la guerra può riesplodere: tutto lavoro per le ruspe. Gli esseri umani e la loro storia secolare sono destinati a sparire.

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