Una firma negata che chiarisce la vera natura politica del governo Meloni: appiattimento sulle posizioni di Donald Trump ed Elon Musk e un allontanamento dall’Europa. Per la Ue si tratta di un colpo micidiale, come pesanti sono le sanzioni che Trump ha imposto alla Corte Penale Internazionale, sebbene gli Stati Uniti non ne facciano parte.
L’Italia non ha firmato la dichiarazione in difesa della CPI sotto il duro attacco frontale degli Stati Uniti. Non hanno firmato anche la Cecoslovacchia e l’Ungheria di Orban. Il leader ungherese, inoltre, ha minacciato di uscire dalla giurisdizione della Corte, quindi ritirare l’adesione all’organismo sovranazionale che indaga sui crimini contro l’umanità.
Oltre all’Onu, hanno firmato, invece e con motivazioni ben chiare, 79 Paesi tra i quali Francia, Germania e Gran Bretagna. Una dichiarazione congiunta molto importante contro le sanzioni di Trump “che – si legge nel testo – “comprometterebbero gravemente tutte le situazioni attualmente sotto inchiesta, poiché la Corte potrebbe dover chiudere i suoi uffici sul campo”, oltre ad “aumentare il rischio di impunità per i crimini più gravi e minacciare di erodere lo stato di diritto internazionale”.
Tra i firmatari anche sono i big dell’Unione Europea (Germania, Francia, Spagna) e la Gran Bretagna ma non c’è l’Italia, già critica, in questi giorni, verso la Corte per la fallimentare gestione del caso Almasri, il torturatore libico rilasciato con tanto di volo di Stato dal governo italiano nonostante un mandato di arresto spiccato della stessa Corte.
In realtà né gli Stati Uniti né Israele sono firmatari dello Statuto di Roma, cioè il trattato che nel 1998 istituì la Corte Penale Internazionale, e quindi non ne riconoscono la giurisdizione. Nel caso del mandato d’arresto contro Netanyahu e Gallant, motivo scatenante la decisione di Trump contro la Cpi, questo significa che solo i Paesi firmatari avrebbero l’obbligo di arrestarli, se si trovassero sul loro territorio (quindi non gli Stati Uniti, né tantomeno Israele stesso). E anche tra i paesi firmatari ci sono state posizioni contrastanti su questa possibilità, compresa l’Italia.
Il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani ha detto: “No comment sulla Cpi, ho molte riserve sul comportamento della Corte sulla vicenda Almasri. Forse bisognerebbe aprire un’inchiesta sulla Corte, bisogna avere chiarimenti su come si è comportata”. La presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, ha dichiarato che “la Corte dev’essere libera di lottare contro impunità”.
L’iniziativa della dichiarazione congiunta è stata avviata da un gruppo di 5 Paesi: Slovenia, Lussemburgo, Messico, Sierra Leone e Vanuatu. Tra i Paesi firmatari, che costituiscono circa due terzi dei Paesi che hanno ratificato lo statuto di Roma sulla Cpi, non c’è l’Italia, ma – oltre a Gran Bretagna e Canada – ci sono quasi tutti i membri dell’Ue, ossia Francia, Germania, Belgio, Grecia, Irlanda, Paesi Bassi, Svezia, Bulgaria, Danimarca, Finlandia, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Lussemburgo, Estonia, Spagna, Cipro, Lettonia, Croazia, Austria e Malta.
Trump ha firmato un ordine esecutivo con cui impone sanzioni alla Corte Penale Internazionale per “aver intrapreso azioni illegali e infondate contro l’America e il nostro stretto alleato Israele”. Il testo proibisce l’ingresso negli Stati Uniti ai funzionari, ai dipendenti e agli agenti della CPI, nonché ai loro famigliari più stretti e a chiunque sia ritenuto aver collaborato al lavoro investigativo della Corte. Il decreto prevede anche il congelamento di tutti i loro beni negli Stati Uniti. I nomi delle persone prese di mira non sono stati immediatamente resi pubblici, ma nel precedente mandato Trump aveva colpito Fatou Bensouda, allora procuratore della Corte.
La Casa Bianca punta il dito contro le indagini della CPI sui presunti crimini di guerra commessi dai soldati americani in Afghanistan e dal personale militare israeliano nella Striscia di Gaza. L’Olanda, che ospita la Corte, ha espresso “rammarico” dopo l’annuncio del decreto. “Il lavoro della Corte è essenziale per la lotta contro l’impunità”, ha affermato il ministro degli Esteri olandese Caspar Veldkamp.
A suscitare critiche negli Usa è stata l’emissione di un mandato di arresto contro Netanyahu, ricevuto dal presidente americano martedì, nonché contro l’ex ministro della Difesa, Yoav Gallant. Secondo i giudici della Cpi ci sono “ragionevoli motivi” per sospettarli di crimini di guerra e contro l’umanità per la guerra a Gaza. Netanyahu aveva definito la decisione antisemita, mentre l’ex presidente Biden, aveva parlato di ordini di arresto “oltraggiosi”. Netanyahu ha ringraziato Trump per aver imposto sanzioni contro la Cpi.
Nel frattempo gli Stati Uniti hanno annunciato l’approvazione di una nuova vendita di armi a Israele per un valore di oltre 7,4 miliardi di dollari. Secondo la Defense Security Cooperation Agency (DSCA) degli Stati Uniti, il Dipartimento di Stato ha approvato la vendita di 6,75 miliardi di dollari in bombe, kit di guida e spolette, e 660 milioni di dollari in missili Hellfire.
La Corte condanna le sanzioni ai propri funzionari che danneggiano il lavoro giudiziario indipendente e imparziale. Lo dichiara la Cpi, alla quale arriva il sostegno anche dell’Unione Europea. “La Corte è di fondamentale importanza nel sostenere la giustizia penale internazionale e la lotta contro l’impunità – ha detto un portavoce della Commissione europea – L’Ue sostiene la Corte e i principi stabiliti nello Statuto di Roma”. E aggiunge: “L’Ue monitorerà le implicazioni dell’ordine esecutivo e valuterà possibili ulteriori misure”.
L’ONU: “A GAZA DISTRUZIONE INIMMAGINABILE”
“Case, scuole, ospedali ridotti in macerie. I sopravvissuti mi dicono che dobbiamo essere testimoni. E che dobbiamo fare di più: proteggerli, fornire aiuti salvavita, mantenere il cessate il fuoco, aiutarli a ricostruire”, lo scrive su X (ex Twitter) il capo dell’agenzia di coordinamento degli aiuti umanitari delle Nazioni Unite, Tom Fletcher. Che la Striscia di Gaza sia ormai un gigantesco ammasso di macerie è fuor di dubbio, ma ora è il suo futuro a preoccupare il mondo.
Le mire degli Stati Uniti sulla Striscia sono ormai note. Trump la vorrebbe trasformare in una Riviera dopo aver espulso quasi due milioni di palestinesi. Il piano, osteggiato dalla quasi totalità dei Paesi mondiali, ha incontrato l’adesione “entusiastica” del primo ministro israeliano, Netanyahu, al quale lo stesso Trump avrebbe affidato la missione di consegnargli, alla fine del conflitto, la Striscia completamente desertificata.
Trump conferma di voler ripulire Gaza dai palestinesi. Se alla Knesset, il parlamento isreliano, i rappresentanti della Destra plaudono al piano americano, dal mondo arabo arrivano fortissime critiche: no di Arabia Saudita Cina e Turchia: “Inaccettabile”. Anche Parigi, Berlino, Madrid, Londra e Roma sono perplesse, mentre l’Onu fa sapere che “esiste il diritto all’autodeterminazione e che i trasferimenti forzati sono vietati”.
Che il piano di fare della Palestina un enorme investimento immobiliare sia ormai nella strategia israeliana lo dimostra la decisione con cui il ministro della difesa Katz ha invitato l’esercito a far rispettare il piano stesso nonostante le prime critiche che cominciano a farsi sentire dall’opinione pubblica e anche da settori dell’intelligence. Israel Katz ha, infatti, annunciato di aver incaricato il Capo di Stato Maggiore di rimproverare il Maggiore generale Shlomi Binder, direttore dell’intelligence militare, che ieri ha detto che Israele dovrebbe “prepararsi per il mese del Ramadan”, che inizierà tra circa due settimane, perchè “il piano di Trump” causerà disordini.
Katz ha affermato che gli ufficiali dell’ esercito non potranno mai “parlare contro l’importante piano del presidente degli Stati Uniti riguardante Gaza e contro le direttive dei leader politici israeliani”. Katz ha aggiunto di aver ordinato all’Idf di prepararsi a dare piena attuazione al programma statunitense. Molti osservatori sono dell’avviso che ormai il destino della Striscia dio Gaza sia segnato e, nonostante le proteste dal mondo arabo, il destino di milioni di palestinesi segnato.
LEGGI ANCHE