I servizi segreti potranno entrare a proprio piacimento nelle università, fare il bello e cattivo tempo, chiedere di tutto a tutti e attuare un controllo capillare su professori e studenti. E’ un  pericolo molto reale costituito dall’articolo 31 del Decreto Sicurezza. Oggi una dura contestazione verbale si è registrata a Firenze all’apertura dell’anno accedemico. Ma il clima nelle università italiane, in vista del voto finale al Senato previsto a marzo, si sta infiammando.

 Il Decreto sicurezza “rappresenta forse la più grande minaccia alla libertà di insegnamento in ambiente universitario in tutta la storia repubblicana”. Il tono è pacato, fermo, ma le parole rivolte al governo da Gaia Moretti (nella foto), portavoce degli studenti, sono quelle più dure dell’intera cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico a Firenze.

Secondo l‘articolo 31 i servizi segreti saranno autorizzati a ottenere informazioni personali sui docenti e la comunità studentesca, in particolare sulle posizioni politiche della comunità senza alcuna possibilità per gli Atenei di opporsi o di tutelare la privacy”, aggiunge la rappresentante degli studenti in Senato accademico.

Subito dopo rinforza il colpo: “Controllo dei corpi e delle menti, delle libertà personali. Sono questi gli strumenti con cui il governo sta neutralizzando la generazione del futuro. Una generazione che fugge all’estero non per soldi o per pigrizia, ma per salvarsi”.

Del potenziamento delle attività dei servizi segreti preoccupano, in particolare, i provvedimenti che potranno essere presi all’interno delle università. Secondo quanto previsto, il Dipartimento per le informazioni della sicurezza, l’Agenzia informazioni sicurezza esterna e l’Agenzia informazioni e sicurezza interna potranno stipulare convenzioni con soggetti pubblici, tra cui le università, e con gli enti di ricerca.

L’obbligatorietà delle collaborazioni tra atenei e servizi segreti sta allarmando gli studenti che hanno ribattezzato il decreto “Decreto Ungheria”.. Secondo diverse associazioni, c’è il rischio che gli spazi democratici all’interno delle univerisità vengano ridotti. Mentre l’opposizione contesta le misure all’interno del ddl, la maggioranza spinge per la sua approvazione. Manca solo l’ok da parte di Palazzo Madama, dato che il dl 1660 è passato alla Camera dei deputati a settembre 2024.  Alessandro Bruscella, coordinatore nazionale dell’associazione Unione degli Universitari, è intervenuto per spiegare come avverranno le manifestazioni di protesta.

Secondo quanto stabilito nel testo del ddl, i soggetti legati al mondo pubblico sono tenuti a prestare collaborazione e assistenza al Dis, all’Aise e all’Aisi per la tutela della sicurezza nazionale. Questi tre organismi potranno stipulare convenzioni che prevedano la comunicazione di informazioni anche in deroga a normative di settore in materia di riservatezza. Bruscella ha detto che se l’articolo 31 fosse approvato integralmente gli atenei e gli enti di ricerca pubblici dovranno fornire informazioni sul loro operato ma anche quelle coperte dalle norme per la privacy” prosegue “è una minaccia fortissima alla libertà accademica e alla ricerca“.

Fin dalla prima pubblicazione del testo, il ddl Sicurezza è stato oggetto di grandi contestazioni. Il pacchetto di leggi fortemente voluto dal governo Meloni è considerato da tante associazioni “liberticida“. All’interno del ddl sono infatti previste misure contro le manifestazioni pacifiche e contro l’occupazione abusiva di immobili destinati ad altri, pene severe anche per chi è colpevole di rivolte in carcere e nuove misure per le forze dell’ordine che avranno maggiore libertà di azione. Il coordinatore di Udu spiega che il testo del ddl ha un impianto pericoloso per la democrazia: “Vuole reprimere e limitare la libertà di espressione e manifestazione, mette in dubbio anche la libertà accademica – spiega Bruscella – spesso ci capita di fare presidi fuori dall’Università per portare al centro del dibattito determinati temi e il ddl impedirebbe di farlo“.

Mentre le associazioni universitarie e l’opposizione lanciano l’allarme per la tenuta democratica, la maggioranza di governo invita a non preoccuparsi. Diversi esponenti del centrodestra – come il senatore di Forza Italia Mario Occhiuto, e il deputato di Fratelli d’Italia Alessandro Amorese – hanno spiegato che si tratta solo di allarmismi. L’esponente forzista di recente ha commentato : “Non c’è alcun motivo di preoccupazione per quanto riguarda l’autonomia delle università. È importante chiarire che il governo sta lavorando in piena collaborazione con gli atenei e gli enti di ricerca per affrontare una questione cruciale a livello internazionale: la sicurezza nella ricerca”.

Gli universitari non sono i soli a condannare l’articolo 31: anche i famigliari delle vittime di mafia hanno contesto le misure “scudo” per i servizi segreti che vengono autorizzati non solo a infiltrarsi in organizzazioni criminali e terroristiche, ma addirittura a dirigerle, legittimando gravissimi reati quali associazione sovversiva, terrorismo interno e banda armata. La norma obbliga inoltre enti pubblici, università, aziende statali e concessionarie di servizi pubblici a un ruolo di collaborazione e assistenza verso i Servizi. Se il provvedimento diventasse legge, esse potranno essere chiamate a fornire informazioni in deroga alle normative sulla privacy.
Gli studenti universitari italiani hanno condiviso una roadmap con le mobilitazioni anti-decreto della Rete No Ddl Sicurtezza fino a marzo. “Si va verso quella direzione – spiega Bruscella parlando di possibili future manifestazioni nazionali da parte della Rete No Ddl Sicurezza – quella di dicembre è stata una protesta partecipata, quello che ci immaginiamo è che potrebbe esserci una nuova manifestazione quando il ddl sarà in Senato“. Il testo potrebbe approdare a Palazzo Madama entro marzo e, il giorno della votazione, sono previste le più importanti proteste pacifiche.
  • Contenuto del ddl Sicurezza e polemiche: Il ddl Sicurezza, in particolare l’articolo 31, prevede il coinvolgimento obbligatorio di università ed enti di ricerca con i servizi segreti (Dis, Aise, Aisi), anche in deroga alle norme sulla privacy. Questo ha suscitato preoccupazioni per il potenziale impatto sulla libertà accademica e di ricerca.
  • Proteste e opposizioni: Associazioni studentesche, come l’Unione degli Universitari (Udu), e altre realtà civili si oppongono al decreto, definendolo “liberticida” e una minaccia alla democrazia.
  • Divisioni politiche: Mentre l’opposizione e diverse organizzazioni criticano il decreto come una limitazione dei diritti civili, il governo difende il ddl affermando che le accuse sono infondate. Il provvedimento ha già superato la Camera e si attende l’approvazione al Senato entro marzo.

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