L’Inter non ha fatto l’impresa, ma di sicuro ha meglio figurato nella finale di Champions League a Istanbul. Il City, che una certa superficiale retorica sportiva definisce la squadra più forte del mondo, porta in Inghilterra la sua prima Coppa con un gol di Rodrigo, il migliore in campo.
I nerazzurri hanno sfiorato il pareggio che soltanto la sfortuna (traversa di De Marco e due volte con Lukaku) ha negato. 1-0 per la squadra miliardaria di Guardiola, ma prestazione insufficiente, almeno per chi si aspettava una prestazione trionfale, all’altezza della semifinale contro il Real Madrid. Il che conferma che nel calcio contano soprattutto tecnica, cuore e fantasia, non solo i miliardi per comprare e costruire una squadra di “migliori” (vedasi il Paris Saint Germain).
A testa alta, ma delusa, l’Inter torna a Milano senza aver nulla da farsi perdonare. Una finale, come spesso avviene in partite di così grande importanza, non spettacolare, che conferma una verità storica: nella tattica di gioco, segno di grande intelligenza e della forza della tradizione, le squadre italiane surclassano, pur partendo spesso da sfavorite, tutte le altre.